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Aree interne senza servizi, sos spopolamento

Dai Sibillini alla Vallesina, nell’entroterra marchigiano ci sono 48 Comuni (dei 215 della regione) senza uno sportello bancario. Il dato è del centro studi della Cna Marche ed è lo specchio di un progressivo depauperamento dei servizi che incidono sulla qualità della vita nelle aree interne della regione. Ovvio, ci sono logiche aziendali sulle quali è difficile sindacare, specie in campo privato. Diverso è il caso del pubblico. Parliamo di sportelli bancari, ma potremmo dire altrettanto per ospedali chiusi o fortemente ridimensionati, servizi sanitari ridotti, uffici postali e così via. “Non deve sorprendere se in questi territori si assiste a un costante calo demografico a causa della fuga di tanti giovani verso le grandi città, le località costiere, altre regioni o addirittura l’estero”, dice Paolo Silenzi, il presidente regionale della Cna.

Il discorso è ancora più complesso in quei territori – l’entroterra maceratese, fermano e ascolano – che hanno subìto un ulteriore spopolamento come conseguenza del terremoto del 2016. Qui la ricostruzione materiale deve andare di pari passo con quella sociale, ovvero col ritorno o il rilancio di presidi indispensabili alla vita della popolazione. Senza dimenticare il lavoro, perché se i giovani non trovano opportunità, se ne vanno. E lo abbiamo già sperimentato.

Servizi, infrastrutture, lavoro e qualità della vita: altrimenti lo spopolamento delle nostre aree interne sarà un processo irreversibile.

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