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Terremoto, la risposta deve essere la prevenzione

La natura imponderabile dei terremoti ci obbliga a ragionare sulla natura prevedibile degli interventi dell’uomo. Solo la manutenzione, la protezione, l’ammodernamento degli immobili (pubblici e non solo), l’aggiornamento delle regole e gli stimoli fiscali dell’amministrazione ai cittadini (con bonus, il Sismabonus appunto, e non solo) possono costituire uno scudo difensivo contro una natura terribile e ineluttabile che non possiamo controllare. Emilia-Romagna e Marche hanno da sempre pagato un pesante tributo su questo fronte: il terremoto del 2012 di Finale Emilia ha ucciso soprattutto i lavoratori, ha fatto crollare i capannoni,

ha messo in evidenza le lacune a livello di gestione dell’emergenza; quello dei monti Sibillini del 2016, con 300 vittime, ha evidenziato proprio le fragilità di un sistema abitativo e infrastrutturale da svecchiare e rinforzare.

La costa adriatica trema da mesi ormai (dalle scosse al largo di Fano ora siamo a Cesenatico) e lo sciame rivela paure e timori in un’area di grande vocazione turistica che però, proprio per questa indole d’accoglienza, è sempre stata pronta alle trasformazioni, anche in senso di sicurezza. È solo l’inizio di un lungo lavoro che riguarda tutte le nostre comunità. Pensiamo per un attimo a Giacomo Leopardi, padre nobile delle nostre zone, e alla sua ginestra. La ginestra dice proprio di come si cerca l’infinito in un paesaggio reso deserto dalla lava, dalla devastazione. La ginestra è riscatto alla misera condizione umana: l’unione e la collaborazione di tutti gli uomini contro la comune nemica. Ma la ginestra ci fa capire che oltre a un sistema di protezione ’globale’ ne serve anche uno individuale. I terremoti risvegliano le nostre paure più profonde, ma possono essere lo stimolo a migliorare le nostre città, le nostre comunità. Non si è mai pronti a certe sfide,

ma si può essere preparati. 

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