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Stefano Bonaccini al Porto di Ravenna: voglio un PD popolare, che vada nelle fabbriche e non ci metta 6 mesi per eleggere il segretario. Bocciati i 100 giorni della Meloni – RavennaNotizie.it

Nel suo tour un po’ istituzionale e un po’ elettorale – da candidato alla segreteria PD – Stefano Bonaccini ha avuto ben tre appuntamenti oggi 1° febbraio nel Ravennate. In veste di Presidente della Regione ha partecipato al Congresso regionale della Cgil in corso a Cervia. Poi a metà pomeriggio ha incontrato la comunità portuale al Bar Terminal di TCR al Porto di Ravenna e in serata è a Piangipane a una cena elettorale, questi due appuntamenti chiaramente affrontati come candidato più accreditato a prendere la guida del PD nel prossimo congresso.

Stefano Bonaccini

Stefano Bonaccini

Abbiamo incrociato Stefano Bonaccini al Porto di Ravenna, dove parlando alla comunità portuale si è soffermato sul grande ruolo nazionale di Ravenna. Ha ricordato la vicenda della Ocean Viking e dell’accoglienza dei migranti, ha parlato del rigassificatore ma anche delle fonti di energia rinnovabili, fra cui l’importante progetto Agnes per il Parco eolico. Naturalmente ha parlato del Porto di Ravenna, infrastruttura essenziale allo sviluppo economico della regione e del paese. Stefano Bonaccini non si è sottratto a qualche domanda sul PD e sul Governo Meloni giunto al traguardo dei 100 giorni.

Sul Governo Meloni Bonaccini ha detto: “Secondo me non stanno facendo granché di quello che avevamo promesso. Anzi fanno poche cose e qualcuna fatta male, perché quella della benzina è clamorosa. Ha promesso che se andava al governo sterilizzava le accise e la benzina sarebbe costata meno qui che in tutto il resto d’Europa, poi succede che ha tolto persino i benefici fiscali che lo scorso anno aveva introdotto il governo Draghi e la benzina è schizzata fino ad avere il costo più alto in Europa: più che rispondere a me, Meloni dovrebbe rispondere a milioni di automobilisti che non credevano di doversi trovare in questa situazione. Oppure vediamo ciò che sta accadendo coi migranti. Giorgia Meloni è andata in Europa, giustamente, a chiedere solidarietà ma dalla Svezia all’Ungheria gli hanno risposto prima gli svedesi e prima gli ungheresi. Si sono sentiti dire per anni prima gli italiani e porti chiusi… Al governo si sono resi conto che mentre gli sbarchi sono decuplicati sull’anno scorso, se governi non basta la propaganda che fai quando sei all’opposizione. La stessa cosa sul lavoro. Secondo me è proprio sbagliato l’approccio: hanno fatto quello che avevamo promesso in questo caso, quindi sono stati coerenti e hanno applicato la tassa piatta, con benefici fiscali fino a 85 mila euro di reddito per i lavoratori autonomi. Solo che se la coperta è corta, se copri quelli che stanno bene e sono già al caldo, quelli che sono al freddo finiscono al gelo. Secondo me bisognava tagliare il costo del lavoro, che è troppo alto per le imprese che assumono e fanno investimenti. E va tagliato il costo del lavoro anche per aumentare le buste paga di alcuni tipi di lavori, che con l’inflazione del 12% sono molto penalizzati. Io vengo adesso dal congresso alla CGIL. Ho sentito i sindacati lanciare il grido d’allarme sui tagli in sanità: attenti eh, stanno tagliando sulla sanità pubblica, quest’anno dopo anni e anni torneremo con la spesa sotto al 7% per la sanità in rapporto al PIL, uno dei peggiori in Europa. Quindi secondo me non stanno facendo granché. Però voglio usare misura nelle critiche, perché noi siamo stati al governo per quasi 10 anni e se sbagli il tono qualcuno ti può dire, prima c’eravate voi, perché non le avete fatte voi queste cose.”

Sul “suo” PD il Presidente della Regione, candidato alla segreteria, ha affermato: “Per me serve un Partito democratico che stia più vicino alla gente, dove le persone lavorano e studiano. Io sono stato l’altro giorno a Mirafiori. Ho scoperto che erano 10 anni che a Mirafiori non ci andava nessuno del Partito Democratico nazionale. Allora, non è che andando a Mirafiori uno risolve i problemi e, soprattutto, non basta andarci ogni 10 anni. Ma se quelli che lavorano non vedono vicino a loro coloro che dovrebbero tutelarli, è chiaro che poi alla fine scelgono gli altri. Io sono abituato a stare molto in mezzo alle persone, questo non vuol dire essere capaci, ma se non conosci le persone e i luoghi è difficile provare a fare bene. Io voglio un Partito democratico molto più popolare. Con una classe dirigente che non abbia paura – come abbiamo fatto prima – di andare nei bar a parlare con chi c’è. Non necessariamente per dare le risposte che si vogliono sentir dire tutti, perché non si può dare ragione a tutti. Ma se le persone ti trovano quando ti cercano poi se lo ricordano. Troppe volte, secondo me, ci hanno cercato e non hanno trovato nessuno.”

Stefano Bonaccini ha poi aggiunto che vede nel PD oggi “tanta voglia di reagire” e si è detto convinto che “saranno in tanti a partecipare all’elezione del segretario”, e comunque pochi o tanti, ha aggiunto “siamo gli unici a chiamare la gente a partecipare”. Infine una stoccata: “Se sarò segretario non ci sarà più un partito in cui ci vogliono sei mesi per eleggere un segretario.”

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