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Reddito di cittadinanza: perché le modifiche rischiano di rovinare le famiglie

In una intervista rilasciata al Corriere della Sera il sottosegretario al Lavoro della Lega, Claudio Durigon, ha spiegato quali potrebbero essere le nuove modifiche sul Reddito di cittadinanza.

Al momento non è prevista una sospensione immediata del RdC ma nemmeno un sussidio illimitato. Potrà essere rinnovato ma per periodi sempre più brevi e scalando l’importo mensile. Inoltre verrà tolto a chi rifiuterà anche una sola offerta di lavoro (al momento  sono due).

In sostanza la nuova riforma prevede che dopo 18 mesi il percettore che ancora non ha trovato lavoro verrà sospeso dal sussidio e “accompagnato” in un percorso di formazione della durata di sei mesi.

Durante il percorso di formazione verrà comunque sostenuto economicamente grazie al Fondo sociale europeo.

Se al termine della formazione non riuscirà ancora a trovare lavoro verrà sospeso per sei mesi al termine dei quali potrà richiedere nuovamente il Reddito di cittadinanza che lo coprirà per 12 mesi ma con una decurtazione del 25%.

Domanda: come potrà sopravvivere durante questi sei mesi di sospensione? Chissà. Andiamo avanti.

Passati questi 12 mesi subirà una nuova sospensione di sei mesi al termine dei quali potrà richiedere, per l’ultima volta, il Reddito di cittadinanza che lo sosterrà per altri sei mesi con una nuova decurtazione del 25%.

Alcune considerazioni sul Reddito di cittadinanza

Money.it ci fa sapere che le famiglie che nel periodo che va da gennaio ad agosto 2022 hanno percepito almeno una mensilità di reddito di cittadinanza sono 1.627.268, per un totale di 3.553.955 persone coinvolte e un importo medio di circa 550 euro per famiglia.

Proviamo a considerare una famiglia di 4 persone (due adulti e due minori) che arriva a percepire un reddito di 900 euro al mese e che arrotondiamo a 1.100 considerando una quota dell’assegno unico.

Poniamo che paghi 400 euro al mese di affitto e aggiungiamo almeno 150 euro tra luce e gas. Poi ci sono le tasse come la TARI e con ogni probabilità l’assicurazione di un mezzo di trasporto.

A queste cifre dovremmo aggiungere gli immancabili imprevisti come il gusto di un  elettrodomestico e servizi essenziali immediati. Quindi il carburante o i mezzi pubblici per spostarsi.

Diciamo che in un mese la spesa media fissa è di circa 750 euro (in realtà credo sia qualcosa di più). Dunque la disponibilità di spesa è 350 euro in un mese. Quando parlo di spesa intendo comprare del cibo per 4 persone, non shopping.

Chiaramente nessun ristorante/pizzeria; il barbiere o il parrucchiere forse una volta ogni due mesi; niente uscite o feste e figurarsi qualche viaggio. Sono persone completamente escluse dalla vita sociale. Secondo voi questa famiglia vive o sopravvive? La risposta è ovvia: sopravvive.

“Il lavoro che non vogliono fare”

Quale padre di famiglia preferirebbe sopravvivere piuttosto che trovare un lavoro che possa dare serenità alla famiglia e un futuro diverso ai propri figli? Io credo nessuno. E allora qual è il problema? Il problema è trovare un lavoro non sottopagato.

Un mantra che gira spesso in TV è che i percettori del RdC non vogliono lavorare. Fatto salvo qualche sporadico caso di nullafacenza, è evidente che tra un sussidio da 1.100 euro al mese e un lavoro da 1.300 netti chiunque accetterebbe il secondo. Duecento euro possono fare la differenza? Assolutamente sì e sono certo che anche uno stipendio minimo da 1.200 farebbe gola a tanti percettori del Reddito.

Dunque il vero problema non è il divano ma trovare un lavoro. Eppure in TV vediamo tanti imprenditori che si lamentano. “Cerco personale ma non lo trovo” dicono. Alcuni fanno anche proposte interessanti come partire da uno stipendio base da 1.200 per arrivare a 1.600 euro netti al mese.

Ora la domanda è: perché questi imprenditori non vanno direttamente in un centro per l’impiego ma preferiscono andare in TV? Per pubblicizzare la propria azienda, ovvio.

Recentemente ho scritto di un imprenditore di Novara intervistato a Mattino Cinque che diceva di non riuscire a trovare personale. Una volta pubblicato l’articolo ho provato a mettere il link in un gruppo Facebook di Novara. Ebbene decine di persone hanno commentato chiedendo informazioni per poter lavorare. Dunque non serviva nemmeno rivolgersi a un’agenzia o andare in TV, bastava scrivere un post sui social e sapete perché? Perché di percettori che cercano lavoro ce ne sono eccome.

I luoghi comuni sui meridionali

Sarebbe anche il caso di smetterla con questi luoghi comuni secondo cui sarebbero soprattutto quelli del sud a non voler lavorare. Un imprenditore veneto ha detto di non riuscire a trovare dipendenti nella sua zona e che la maggior parte dei dipendenti arrivano dal sud.

“Tanta gente parla male del sud, dove invece c’è gente che ha voglia di lavorare” ha dichiarato. Quindi un imprenditore del nord non riesce a trovare personale nella sua zona ed è costretto a cercarli al sud. E, pensate un po’, li trova. Strano vero?

Il bello è quando intervistano un meridionale e gli propongono un lavoro al nord. “Che fai, accetti o vuoi continuare a prendere il RdC?” Lo scopo è quello di far passare il “terrone” per una persona che non ha voglia di lavorare (alimentare odio sembra essere diventata la prerogativa di un certo giornalismo).

Se ci sono disoccupati al nord, perché li cercate al sud?

Prima di rispondere è chiaro che una persona dovrebbe fare alcune valutazioni. La prima è capire quanto paga l’imprenditore e che tipo di contratto offre. Se con la mia famiglia percepisco un Reddito di 1.100 euro al sud e tu mi proponi un contratto da 1.300 euro al nord, evidentemente non hai contezza della differenza sul costo della vita. Per non parlare di chi deve affrontare anche un trasloco.

Poi ci sono gli affetti ma lasciamo perdere, ci mancherebbe. Impariamo però a non dare sempre tutto per scontato perché non si tratta di scelte facili. Penso ad esempio ai parenti stretti o molto più banalmente ai compagni di scuola dei bambini e all’affetto dei nonni. Prima di giudicare proviamo a metterci nei panni delle persone.

Tra l’altro la Lombardia e il Piemonte si piazzano rispettivamente al quinto e al settimo posto tra le Regioni con il maggior numero di percettori del RdC. Se ci sono disoccupati al nord, perché li cercate al sud?

È evidente che un certo giornalismo vuole semplicemente denigrare i meridionali facendoli passare per sfaticati. Per non farci mancare nulla c’è il classico paragone con l’immigrato che spesso fa lavori sottopagati, che non ha nessuno da mantenere e paga 50 euro al mese per dormire in una stanza. Davvero imbarazzante.

Intendiamoci, che il RdC vada rivisto non vi è alcun dubbio, non solo per le truffe e la poca efficienza dei navigator ma proprio per come è stato strutturato. Ma toglierlo sarebbe comunque una sciocchezza, rischiamo di mandare sotto i ponti diverse famiglie e non solo, potrebbero verificarsi anche piccole sommosse popolari.

Cosa dovrebbe fare il governo sul Reddito di Cittadinanza

Ciò che dovrebbe fare il governo è mantenere il sussidio fino a quando non si riesce a proporre un valido sistema alternativo. Sbagliato togliere la sospensione e decurtare l’importo iniziale. Giusto iniziare a ragionare su una possibile formazione remunerata e a un serio gruppo di lavoro che possa mettere in relazione aziende e disoccupati. Aiutare i giovani ad apprendere senza costi e a potersi inserirsi nel mondo del lavoro è importantissimo.

La fascia più a rischio è certamente quella tra 50/60 anni. Qualsiasi azienda preferisce avere dipendenti più giovani non soltanto per capacità ma soprattutto per questioni fiscali. Anche in questo caso la formazione è fondamentale, spesso gli over 50 sono persone che hanno molta più esperienza e competenza di tanti giovani, se formati e aggiornati possono davvero dare molto.

Insomma il RdC non va abolito ma semplicemente rivisto. Non dimentichiamoci che tutti gli stati Ue hanno introdotto misure di sostegno alle famiglie indigenti. Ovviamente l’augurio è che tutti possano trovare un impiego e che questo sussidio resti soltanto per le famiglie con problemi particolari come la disabilità.

Anche perché c’è un aspetto da non sottovalutare, ovvero il controllo sulla popolazione. Ciò che puoi fare con la carta del RdC non ti rende una persona libera. Ogni spesa viene controllata e fornisce dei dati. Ecco perché si punta a un reddito universale e all’abolizione del contante, per accedere a quanti più dati possibili.

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