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Il prete tornato dall'inferno: “Lì cantano Rihanna”. E i Maneskin no? – Max Del Papa

C’è un prete, certo Jerald Johnson, che sembra uno di quei rapper di Chicago ma invece è un sacerdote del Michigan, il quale è morto e poi tornato dall’oltretomba. Successe, sostiene, nel 2016 a seguito di un infarto. Ci ha pensato a lungo, ha metabolizzato l’andata e ritorno e ha deciso di raccontare la sua escursione su TikTok, una app cinese e già su questo ci sarebbe da alzare gli occhi al cielo.

Padre Jerald si vede che tutto sto pio non era, invece di provare estatiche sensazioni di anima che lascia il corpo, purificata slanciata verso il cielo, gli è toccato visitar l’inferno: ce lo racconta via social, ha già fatto tipo un mezzo milione di visualizzazioni e i commenti son da Malebolge. Non sembra tuttora molto lucido. La sua visione della dannazione eterna è molto plastica, perfino kitsch, pare uscita da un videoclip. Uno s’aspetta chi sa quali tormenti dell’anima, oscurità spirituali e allegorie dell’espiazione senza tempo, e invece ci ritroviamo nei pressi di un Dante (che, non dimentichiamolo, ha fondato la destra sociale in Italia nel Dugento) in salsa pornometal: uomini a 4 zampe, che pigliano fogo, gli occhi sporgenti e, quel che è peggio, le catenazze al collo. Va bene che in America kolossizzano tutto, però converrete che trattasi di visione all’apparenza piuttosto ingenua, praticamente pop: poi, per carità, ciascuno la patisce a modo suo, magari è tutto vero (ciò, speremo de no), chi siamo noi per dire la nostra? Comunque si fatica un po’ a condividerla. Ma passi.

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Dove però davvero si annaspa a seguire don Johnson, è sul lato chiamiamolo artistico: c’è, sostiene il padre, una colonna sonora, come nei film di Dario Argento, e fin qui nulla da obiettare anzi non c’è inferno senza musiche diaboliche. Lunga è la strada che va dal Tritono al Death Metal passando per il Trillo del Diavolo, Tartini, Paganini “violinista del diavolo” e chi più ne ha più ne suoni. Solo che uno, appunto, s’immagina la faccenda popolata dai pazzi della musica satanica per definizione, che so, Ozzy che trangugia pipistrelli (anche se ormai, secondo le direttive dell’Unione Europea e del signor Schwab, è considerato un comportamento virtuoso), i Led Zeppelin coi loro castelli oscuri, i nastri fatti scorrere al contrario, empie preghiere dense di invocazioni subliminali, i tributi pagati a Kenneth Anger ed Alaistar Crowley, la Sympathy for the devil dei Rolling Stones, la Invocation to my demon brother composta da Mick Jagger, le suggestioni maledette dell’aspirante rockstar Charles Manson, i pazzi nordici del death satanico, tutto uno svolazzar di simboli, di formule, di cabale, di visioni, di teste di capra, di zoccoli di capra, hai voglia tu quanta roba puoi scovare nell’universo mercantile del rock. Macché. Nelle visioni di padre Jerald, all’inferno si ascolta “Umbrella” di Ryhanna e “Don’t worry, be happy” di Bobby McFerrin. Fosse stato italiano cosa ci trovava, demon Cutugno che cantava “la crema da barba alla menta”, il Gelato al cioccolato di Pupo e Pum pum chi è dei Ricchi & Poveri?

Ora. L’ombrello della creola Rihanna, passi, almeno come metafora. Per quanto, se così è, non c’è bisogno di scendere fin laggiù, l’inferno già ce lo assaporiamo qui, come nella vignetta di Altan. Ma il povero Bobby cosa c’entra? Che colpa ne ha? Ma come, un invito ad essere felici, a non angosciarsi sarebbe la canzone dell’Ade più tetro, lugubre e senza uscita? Anche a voler immaginare un intento sarcastico, i demoni che ti perseguitano cantandoti non preoccuparti, stai sereno, pare un po’ tirata per i capelli, a meno di non chiamarsi Enrico Letta.

Per approfondire

Noi, comunque, se l’inferno è questo, possiamo tirare un sospiro di sollievo: come pena totale, abissale, da non augurare al peggior piddino ci saremmo figurati più un Sanremo con tanto di Amadeus, pletora di prefiche arcobalenate e, dulcis in fundo, i Maneskin che berciano “am beeeghin” conciati come ciucci in autoreggenti mentre tutt’intorno si contorcono in un sabba insostenibile Lucianina, Michela Murgia, Monica Cirinnà, Elly Schlein, Vladimir Luxuria, Valeria Fedeli, Teresa Bellanova e il resto del Politburo. Cioè Profondo Rosso, Suspiria e Inferno tutto insieme. In collegamento dalla succursale di Bruxelles, Ursula, Margarethe e Christine in un numero alla Sorelle Bandiera. Per me si va nel Festival dolente, per me si va nell’etterno dolore, per me si va nella perduta gente, che sta nella Riviera di Ponente; fecemi la piddina potestate, la somma scemenza e l’ primo amore. Lasciate ogni speranza o voi ch’entrate.

Coconduce cocoChiara Ferragni, che ha già cocodichiarato: “Di queste cose metafisiche esoteriche non ne so molto, ma cercherò di informarmi, comunque votate Pd e non dimenticarvi di mettermi il like su Instagram”.

Max Del Papa, 24 gennaio 2023

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