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I messaggi che lanciamo ai nostri ragazzi

L’allarme che lancia l’Ausl di Bologna è davvero preoccupante: “Non solo sono aumentati i disturbi emotivi nei giovanissimi – dice al Carlino la neuropsichiatra infantile Simona Chiodo –, ma sono cambiate anche le modalità: adesso vediamo malesseri più esplosivi, più violenti, che necessitano di una risposta immediata”. I dati parlano chiaro: solo a Bologna i giovani pazienti colpiti da disturbi emotivi gravi come ansia, depressione, rabbia incontenibile, ritiro sociale sono 3.941. Poi ci sono gli altri disturbi, compresi quelli alimentari, che fanno salire vertiginosamente il totale a oltre 10mila ragazzini in cura. Il caso limite di una bambina che, sempre a Bologna, ha smesso di uscire di casa a 10 anni a causa dell’ansia è emblematico e terribile. Ora cambiamo città e vicenda. L’ormai noto caso delle Farfalle della ginnastica ritmica non smette di riservarci sgradite sorprese. Come sta emergendo dall’inchiesta della Procura di Monza, le allenatrici rimproveravano le ginnaste con frasi tipo questa: “Ma cosa fai, bevi? L’acqua fa ingrassare”. Le ragazze venivano costrette ogni mattina a pesarsi in fila nude, solo con gli slip, “perché il reggiseno pesava due etti”. Secondo i magistrati, venivano attuate “pressioni che provocavano in alcune ginnaste l’insorgere di disturbi alimentari e psicologici”. Proprio chi doveva educare alla sana competizione sportiva, insomma, lanciava i messaggi più deleteri. Chi doveva aiutare le ragazze a crescere, non solo dal punto di vista agonistico, le spingeva verso il baratro. I nostri giovani fanno sempre più fatica ad affrontare le difficoltà, grandi o piccole, che ogni giorno si trovano davanti. Ce lo dicono gli esperti dell’Ausl. Ma basta guardarli, i ragazzi, per capirlo. I social poi sono pieni di ’trappole’ e i più fragili possono finire nel mirino dei cyberbulli. L’aggressività fra i giovanissimi è in aumento. Insomma, un quadro sconfortante. Almeno gli insegnanti, quindi, dovrebbero aiutare i ragazzi, non colpirli. Per questo è doppiamente grave quanto successo a Monza. È la cosa ancora più grave è che non sarà certo l’unico caso. Però tanti altri, purtroppo, restano nel silenzio.

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