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Tutto su Goi Energy, il fondo cipriota che ha acquistato la Isab di Priolo da Lukoil

Lukoil ha venduto la Isab di Priolo, una delle raffinerie più grandi d’Italia e d’Europa, al fondo cipriota Goi Energy. Tutti i dettagli sull’accordo, sull’acquirente e sulla posizione del governo

La ISAB di Priolo ha un nuovo proprietario, ma non è il fondo americano Crossbridge.

La compagnia petrolifera russa LuKoil ha annunciato lunedì di aver venduto la raffineria ISAB di Priolo Gargallo, in Sicilia, alla società di private equity cipriota G.O.I. Energy, legata al fondo ARGUS New Energy Fund.

PERCHÉ LA ISAB È IMPORTANTE

La notizia è importante per la Regione siciliana, per l’Italia e per l’Europa intera.

La ISAB conta infatti un migliaio di dipendenti e sostiene circa duemila posti di lavoro indiretti nell’area di Siracusa. È una delle raffinerie più grandi d’Italia e d’Europa: è in grado di processare 350.000 barili di greggio al giorno, pari a un quinto della capacità di raffinazione italiana, e soddisfa il 20 per cento della domanda elettrica siciliana. Il combustibile che produce – principalmente gasolio e olio combustibile – viene commercializzato nell’area del Mediterraneo.

IL PROBLEMA DELLA ISAB, IN BREVE

Essendo di proprietà di un’azienda russa, LuKoil, la ISAB non riusciva a ottenere dalle banche il credito necessario ad acquistare barili di provenienza non-russa: benché LuKoil non sia stata sanzionata, le istituzioni finanziarie preferiscono comunque non impegnarsi con soggetti russi per non mettere a rischio i loro affari.

Arrivata a dipendere da Mosca per oltre il 90 per cento della materia prima, ISAB rischiava la chiusura. Il quadro per la società si è fatto più complicato con l’entrata in vigore, il 5 dicembre scorso, del divieto europeo all’acquisto di greggio russo trasportato via mare. Per sbloccare la situazione senza compromettere la produzione e l’occupazione, le opzioni erano due: nazionalizzare la ISAB oppure venderla a un soggetto privato non-russo, in modo da permetterle di tornare a ricevere prestiti dalle istituzioni finanziarie.

L’ACCORDO LUKOIL-G.O.I. ENERGY

Nel comunicato di LuKoil non viene specificato il valore dell’operazione con la cipriota G.O.I. Energy. Considerate però le trattative precedenti con gli altri soggetti interessati ad acquisire lo stabilimento – il fondo d’investimento statunitense Crossbridge Energy Partners, innanzitutto -, il prezzo dovrebbe aggirarsi sugli 1,5 miliardi di euro.

La cessione a G.O.I. Energy dovrebbe concludersi entro la fine di marzo: è necessaria l’approvazione del governo italiano, che considera la ISAB un’azienda strategica.

COSA HA DETTO IL MINISTERO DELLE IMPRESE

Il ministero delle Imprese e del made in Italy ha fatto sapere che l’operazione “dovrà seguire le usuali procedure inerenti alle normative antitrust e golden power e quindi rispondere appieno ai requisiti in termini di produzione, occupazione e rispetto ambientale […]. Nello specifico, saranno importanti anche gli impegni richiesti sul piano della riconversione green del sito produttivo e del suo rilancio industriale”.

Repubblica scrive, citando “fonti attendibili”, che il piano industriale di LUKoil per la decarbonizzazione dei processi della raffineria prevedeva investimenti per 6 miliardi.

La vendita a G.O.I Energy cancella dunque, o quantomeno accantona, il piano del governo di Giorgia Meloni per mettere la ISAB in amministrazione fiduciaria e temporanea (una sorta di nazionalizzazione di fatto) sotto la guida di un “commissario ministeriale”.

G.O.I. Energy è una divisione del fondo di private equity ARGUS New Energy Group, che ha sede a Cipro ma è sostenuto principalmente da investitori israeliani.

L’amministratore delegato di G.O.I. è Michael Bobrov, che è anche CEO della società israeliana di carburanti Green Oil, la quale possiede a sua volta una grossa quota di BAZAN Group, la compagnia che gestisce la più grande raffineria di petrolio di Israele, situata nella baia di Haifa.

IL RUOLO DI TRAFIGURA

In passato Bobrov si è occupato di gestire le operazioni in Israele di Trafigura, una delle più grandi società di commercio di materie prime al mondo.

Pur senza ottenere una quota di ISAB, Trafigura è comunque coinvolta nel processo di riorganizzazione della società dopo il passaggio da LuKoil a G.O.I. Energy. Il fondo ha infatti formato una partnership con il gruppo singaporiano, che fornirà capitali e greggio alla raffineria e si occuperà della commercializzazione dei prodotti raffinati attraverso accordi di offtake.

Trafigura già possiede una quota del 3 per cento della società di raffinazione Saras, presieduta da Massimo Moratti e proprietaria della grande raffineria di Sarroch.

PERCHÉ CROSSBRIDGE È STATA RESPINTA?

L’anno scorso sembrava che il fondo statunitense Crossbridge fosse vicino ad acquistare la ISAB da LuKoil. Le trattative – sostenute da Vitol, una delle principali rivali di Trafigura – non ebbero però successo: il Financial Times scrive a questo proposito che il governo e i sindacati temevano che Crossbridge avrebbe avviato una procedura di licenziamento collettivo.

Un funzionario italiano ha detto al quotidiano che l’acquirente è stato selezionato sulla base dell’offerta economica: Crossbridge avrebbe offerto 1 miliardo di dollari, mentre G.O.I. Energy all’incirca 1,5 miliardi.

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