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Tutti contro Bagnaia, il paradosso della MotoGp: una griglia di campioni e il rischio di sembrare un campionato mono-marca – Il Fatto Quotidiano

Talento ovunque, Ducati davanti. Guardando la griglia di partenza della MotoGp 2023 non si trova nemmeno un pilota di medio livello. Tutti forti, alcuni fortissimi: sotto le tute e i caschi si nascondono la bellezza di 24 titoli mondiali, con 13 piloti su 22 che almeno una volta in carriera sono stati chiamati “campione del mondo”. È il fascino della MotoGp, il tratto distintivo che ancora marca la distanza con la Formula 1: tutti partono per vincere, tutti ne hanno le capacità. Con un pericolo all’orizzonte, che invece è tremendamente simile a quello che distrugge la competizione in F1: se molti piloti partono alla pari, la moto che guidano fa sempre di più la differenza. Una in particolare, la Rossa di Borgo Panigale: Ducati ha dominato i test pre-stagione e conta su una batteria di quattro team. Otto piloti che potenzialmente potrebbero militarizzare le prime dieci posizioni della griglia di partenza. Ecco il paradosso della MotoGp attuale: una competizione tra campioni che rischia di trasformarsi in una specie di campionato mono-marca. Dalla prima gara in Portogallo all’ultimo gran premio a Valencia, la stagione 2023 che è pronta a cominciare dirà verso quale piatto pende l’ago della bilancia.

Le prime risposte arriveranno appunto domenica 26 marzo da Portimao, dove però i test hanno già detto che Francesco Bagnaia è il pilota da battere. Il campione del mondo appena una decina di giorni fa con la nuova Desmosedici ha firmato il record della pista, demolendo quello precedente. Da Fabio Quartararo a Joan Mir e Marc Marquez, chi ha vinto il mondiale negli ultimi anni indica all’unanimità Bagnaia come il pilota da battere. Perché guida la moto più forte, perché è quello che la guida meglio. “Ci saranno tanti avversari”, replica il piemontese. Sulla carta ha ragione: c’è innanzitutto l’Aprilia che prosegue la sua crescita con Espargaro e Vinales. C’è appunto Quartararo che auspica in una Yamaha più competitiva già in qualifica. C’è la Honda che schiera due assi come Marquez e Mir ma deve ritrovare un progetto tecnico vincente dopo essere stata l’unica casa a non aver vinto nemmeno una gara nel 2022. Anche la Ktm può contare da questa stagione sull’imprevedibilità di Jack Miller.

I veri avversari però Bagnaia potrebbe ritrovarseli dentro casa: il primo è il collega con cui condividerà il box, Enea Bastianini. Ma anche Jorge Martin cerca la stagione della consacrazione con la Pramac, dopo aver “perso” il posto come secondo pilota Ducati proprio a favore di Bastianini. In questo momento la Desmosedici ha il pacchetto migliore e può monopolizzare i primi posti perché dietro a questi tre nomi ci sono il veterano Zarco, Bezzecchi e Marini del team VR46, ma pure Alex Marquez e Di Giannantonio della scuderia di Gresini. Insomma, l’Italia dei motori esulta perché sfoggia le due moto migliori, Ducati e Aprilia, ma anche una schiera di piloti in grado di lottare per podi e vittorie. La MotoGp in generale un po’ meno, perché un monopolio Ducati rischia di diventare noioso e di creare situazioni imbarazzanti, come sul finire della scorsa stagione quando un patto di non belligeranza evitò rischi per Bagnaia che si stava giocando il mondiale (vinto in ogni caso con merito).

A rimescolare le carte ci sarà certo l’incognita della sprint race, che aggiungerà soprattutto imprevedibilità al programma del weekend. Al sabato mattina ci sarà la qualifica con Q1 e Q2, sempre da 15 minuti: la griglia sarà valida per entrambe le gare. Il pomeriggio, dopo le qualifiche di Moto3 e Moto2, ecco la minigara che però garantisce punti veri: 12 al primo, 9 al secondo, 7 al terzo e poi a scalare fino al nono. La sprint race durerà la metà di una gara normale: nel caso del circuito di Portimao, si corrono 12 giri.

Ma a garantire lo spettacolo dovranno essere ancora una volta i piloti. Perché il valore complessivo della griglia che si presenta al via della stagione lo si capisce veramente guardando alle presunte seconde linee. In Yamaha, ad esempio, oltre a Quartararo c’è Franco Morbidelli che solo due stagioni fa era vice campione del mondo. Discorso simile vale per Alex Rins, che sembrava in procinto di esplodere e ora è costretto a ripartire dalla Honda Lcr in compagnia di Nakagami. Nel team clienti dell’Aprilia fa paura Miguel Oliveira, mentre l’unico rookie al via è Augusto Fernandez, fresco campione del mondo Moto2 nel 2022 e al primo anno in sella alla neo-nata GasGas, scuderia satellite della Ktm. Insomma, i piloti ci sono e – matti come sono – punteranno tutti almeno al podio, sia nella sprint che nel gran premio. La MotoGp però – specie dopo l’addio di Suzuki – ha l’obbligo di cercare nuovi costruttori per ripopolare la pista di moto diverse. E in questo caso la “noiosa” Formula 1 è da prendere a modello: con tanto marketing e un regolamento nuovo è riuscita a tornare uno show mondiale, attirando l’attenzione di marchi storici che fino a poco tempo fa la snobbavano. La sprint race da sola non basta.

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