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Sciopero dei benzinai a fine gennaio. “Contro di noi un'ondata di fango”

Per le tre sigle coinvolte “gli annunci del governo non contengono nulla che abbia effetto sui prezzi”. La protesta prevede, oltre che una campagna di controinformazione, un presidio sotto Montecitorio

Con una nota diffusa nella prima mattinata di oggi, le sigle Faib-Confesercenti, Fegica, Figisc-Confcommercio, che rappresentano circa 16 mila dei 22 mila gestori dei benzinai italiani, hanno indetto uno sciopero per le giornate del 25 e del 26 gennaio prossimi (più precisamente, dalle 19 del 24 alle ore 7 del 27). Nel comunicato si legge che “le associazioni dei gestori, unitariamente, hanno assunto la decisione di proclamare lo stato di agitazione della categoria” per “porre fine a questa ‘ondata di fango’”.

Il riferimento è alle misure adottate dal governo nei giorni scorsi durante l’ultimo Cdm. Per il presidente della Fegica, Roberto Di Vincenzo, “gli annunci non contengono nulla che abbia effetto sui prezzi e le accise rimangono tra le più alte del mondo”. Ma non solo. Le sigle recriminano all’esecutivo anche “una campagna mediatica vergognosa” con cui si “scarica la responsabilità sui gestori che diventano i destinatari di insulti e improperi degli automobilisti esasperati”. E qui il riferimento diventano le parole di Meloni, la quale con un comunicato di palazzo Chigi ha mosso nei giorni passati una generica accusa di speculazione, salvo poi fare marcia indietro con un video su Facebook di ieri dove ha definito la gran parte dei benzinai “onesta e responsabile”. Ma la posizione delle categorie rimane molto dura: si parla di “azioni politiche irresponsabili e di inusitata gravità”, nella comunicazione alla Commissione di Garanzia dell’Attuazione della legge sullo sciopero.

“E’ un imbroglio mediatico al quale le organizzazioni intendono dare risposte con la mobilitazione dei gestori”, continuano nella nota i rappresentanti di categoria, che per questo motivo hanno annunciato in parallelo “una campagna di controinformazione sugli impianti”. La protesta prevede inoltre negli stessi giorni un presidio sotto Montecitorio.

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