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Ricostruzione post sisma 2016: Castelli terremota l'ex commissario Legnini

Le stoccate del neo commissario alla ricostruzione, Guido Castelli (nominato dal governo Meloni), al predecessore Giovanni Legnini: ricostruzione post sisma 2016 ferma al 12% del totale. E non solo. Tutti i dettagli

La ricostruzione post sisma del 2016 è ferma al 12% del previsto. A dirlo è il nuovo commissario alla ricostruzione, il senatore Guido Castelli (FdI), scelto dal governo Meloni per sostituire l’ex vicepresidente del Csm Giovanni Legnini, la cui nomina era scaduta alla fine del 2022. Legnini prosegue invece il suo incarico, deciso sempre dal governo Meloni, di commissario per l’alluvione di Ischia.

CASTELLI: “LA MIA NOMINA NON È SPOIL SYSTEM”

In molti hanno gridato a un uso spregiudicato dello spoil system da parte del Governo Meloni. Accusa rispedita al mittente dallo stesso Castelli. “Non ne me curo. So solo che il 24 agosto 2016 alle 3.36 ad Aguata del Tronto c’ero io a firmare i certificati di morte, a cercare di soccorrere la gente – ha detto il senatore Castelli a La Verità -. Come sindaco di Ascoli ero andato a sostenere quella popolazione che si può dire sta alla periferia della mia città. Come sindaco ho seguito tutto l’iter della ricostruzione, da assessore regionale con delega specifica facevo già parte della cabina di coordinamento. Quando Legni mi ha passato il volante sapevo perfettamente come guidare e so anche quale strada prendere: essere lo speaker delle esigenze dei terremotati presso il Governo.

RICOSTRUZIONE AL 12% DEL TOTALE

Il senatore Guido Castelli è stato sindaco di Ascoli Piceno, uno dei capoluoghi coinvolti nel terremoto e la ricostruzione, dal 2009 al 2019. Prendere le redini della ricostruzione post sisma del 2016, che il 24 agosto distrusse borghi tra Lazio, Abruzzo, Umbria, Marche e causò la morte di 299 persone, non è semplice. “La situazione è oggettivamente critica possiamo dire che slamo al 12% della ricostruzione complessiva”. Nonostante ciò Castelli giudica buono il lavoro svolto da Legnini, soprattutto sotto il profilo normativo. “Legnini ha fatto un buon lavoro ma soprattutto sul piano giuridico – ha detto Castelli -. Il testo unico è un deciso passo avanti per chiarire le procedure anche se restano delle norme da aggiustare. Ma ora bisogna pensare ai fatti. Siamo di fatto all’anno zero. Nel settore delle strutture pubbliche siamo molto indietro e anche nel residenziale si sono fatte scelte del non coerenti”.

LE RILEVAZIONI DELLA CORTE DEI CONTI: MANCANZA DI UN’ORGANIZZAZIONE PREPOSTA ALLA GESTIONE DELLA RICOSTRUZIONE

Anche la Corte dei Conti all’inizio del 2022 ha rilevato che vi fossero dei ritardi nel processo di ricostruzione dopo il sisma. “Fra le cause del ritardo nell’attuazione degli interventi previsti in seguito al sisma del 24 agosto 2016, che ha colpito l’Italia centrale, vi è anche la mancanza di un’organizzazione preposta alla gestione della ricostruzione, a fronte di strutture già operative per la gestione delle emergenze (Protezione civile) – avevano scritto i magistrati contabili nella loro analisi. Nel documento “Interventi per la ricostruzione nei territori interessati dal sisma del 24 agosto 2016” la Corte dei Conti ha analizzato la complessa struttura commissariale, le procedure utilizzate per la ricostruzione degli edifici privati e degli immobili pubblici. La magistratura contabile rileva che sono stati messi a disposizione del Commissario governativo fondi “pari, al 30 giugno 2021, a circa 4,388 miliardi di euro”. I fondi, pur cospicui e provenienti dalla fiscalità generale, non sono stati spesi per intero.

CASTELLI: “LEGNINI HA DISBOSCATO LA GIUNGLA NORMATIVA, ORA BISOGNA LAVORARE”

La responsabilità dei ritardi, secondo Castelli, è da attribuire a chi ha dato il via alla macchina organizzativa.  “Hanno sbagliato all’inizio – ha detto Castelli nell’intervista al quotidiano fondato e diretto da Maurizio Belpietro – . Quando Renzi nominò Vasco Errani aveva in testa il modello di ricostruzione dell’Emilia, errore che fu reiterato con Paola De Micheli. Ricostruire in Appennino non è come lavorare in pianura Padana, avere a che fare con borghi medievali di meno di mille anime non è come lavorare in città, ricucire il tessuto economico fatto di stalle, di campi di artigianato, di turismo non è come rimetter in piedi zone industriali”. La stoccata al suo predecessore è tra le righe. “A tutto questo va aggiunta la produzione contraddittoria, elefantiaca, farraginosa di nome che hanno ingessato tutto. Legnini ha disboscato la giungla normativa, ora bisogna lavorare. E ricostruire dov’era e com’era è poco più che uno slogan”.

I RITARDI DOVUTI AL BONUS 110%

La responsabilità dei ritardi è da attribuire anche alle storture del bonus 110%. “C’è stato un brusco stop dovuto al 110% – ha detto Castelli -. Le imprese se ne sono andate dal cratere, così i tecnici. Il 110% ha fatto una concorrenza insostenibile alla ricostruzione”. Una situazione analoga potrebbe verificarsi se dovesse passare la normativa UE sulle case green. È ovvio che gli interventi ex novo che facciamo sono tutti orientati alla massima efficienza energetica ma non vorrei che ci fosse un fenomeno bis del 110, cioè che le ditte scappano dal cratere per fare lavori più lucrosi”.

LA ROAD MAP DEL NEOCOMMISSARIO CASTELLI: PRIMA CASA, SCUOLE E OSPEDALI E TESSUTO ECONOMICO

Il neo commissario traccia poi la sua lista delle priorità. Una road map che parte dalla prima casa. “La priorità per me è la prima casa: devo ridare la casa a chi abitava nel cratere e far tornare chi se n’è andato – dice Castelli -. Non si può continuare a spendere soldi per le soluzioni abitative d’emergenza, per i contributi abitativi”. E dopo le prime case arrivano “gli edifici pubblici perché si deve sentire la presenza delle istituzioni” con priorità per scuole e ospedali, e poi “vanno ricostruite le comunità offrendo lavoro, portando imprese, costruendo possibilità di sviluppo”

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