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Qatargate, ecco come la commercialista Bellini dava alle mazzette una “parvenza di legalità”: “Ha commesso illeciti fino al 26 dicembre” – Il Fatto Quotidiano

È grazie a lei, su input degli uomini di contatto tra Doha e la ‘squadra’ dislocata a Bruxelles, che il sistema è passato da trasferimenti di contanti a un più sofisticato flusso di denaro che coinvolgeva diverse società, sia in Italia che in Inghilterra. E proprio alla fondazione della compagnia italiana, la Equality Consultancy srl, ha contribuito, secondo i magistrati, la commercialista lombarda

Il flusso di denaro proveniente dal Qatar era sempre più importante, i contanti si accumulavano e c’era quindi bisogno di un modo diverso, più discreto, all’apparenza “legale” di gestire le presunte mazzette recapitate da Doha ai membri dell’organizzazione che influenzava in suo favore l’attività del Parlamento europeo. È in questo contesto che la figura di Monica Rossana Bellini, commercialista della famiglia Panzeri, assume un ruolo centrale. Anzi fondamentale affinché il sistema possa continuare a lavorare e autoalimentarsi. La ricostruzione delle attività svolte dalla professionista 55enne, arrestata oggi dalla Guardia di Finanza di Milano in esecuzione di un mandato di arresto europeo emesso dalla Procura federale belga, sono tutte contenute nelle dichiarazioni rilasciate dall’ex assistente di Antonio Panzeri, Francesco Giorgi, ai magistrati belgi. Ma secondo i magistrati, gli illeciti di Bellini iniziano già nel 2018, un anno prima rispetto a quanto riferito da Giorgi. E soprattutto continuano fino al 26 dicembre 2022: 17 giorni dopo i primi arresti compiuti dalla polizia belga.

Quando, martedì, uomini delle Fiamme Gialle in borghese sono entrati nello studio milanese della commercialista per arrestarla, la donna probabilmente già si aspettava una loro visita. Perché nelle ultime ore proprio il suo cliente, l’ex eurodeputato di Articolo 1, aveva deciso di pentirsi, di raccontare tutto il sistema criminale in seno al Parlamento europeo e fare i nomi delle persone coinvolte in cambio di un solo anno di carcere da scontare nelle prigioni belghe. Bellini, infatti, sa bene che dal 2019, stando almeno alle dichiarazioni rilasciate da Giorgi, il suo ruolo nel sistema di riciclaggio di denaro era diventato apicale. Tanto che adesso, per i reati che le vengono contestati, rischia una pena fino a 10 anni di carcere.

Per gli investigatori belgi, era lei l’artefice della rete di riciclaggio messa in piedi dall’organizzazione, “ha giocato un ruolo importante nel far arrivare i soldi dal Qatar creando, insieme a Silvia Panzeri, la figlia di Pier Antonio, una struttura di società che avrebbe dovuto dare al flusso di denaro una parvenza di legalità“. Giorgi spiega infatti che, “all’inizio del 2019, Panzeri ha pensato che invece di prendere denaro contante sarebbe stato preferibile creare una struttura giuridica all’interno della quale avremmo potuto partecipare, principalmente lui perché io avevo il mio lavoro, e gestire così il flusso di denaro in modo legale”.

È così che prende vita, proprio grazie all’opera di Bellini, la Equality Consultancy srl, società formalmente creata per “sviluppare” rapporti tra ong, imprese e “controparti nei Paesi terzi”. “In Italia – continua Giorgi – è stata creata una società di consulenza, la Equality, che ha fornito servizi per una società con sede in Inghilterra“. Giorgi spiega che fu il Qatar a sollevare il problema per bocca dei loro uomini di contatto tra Doha e la ‘squadra’ di Bruxelles: Bettahar Boudjellal, detto L’Algerino, e un uomo chiamato Il palestinese, di base in Turchia. Non bastava, però, creare una compagnia in Italia, era necessaria un’ulteriore triangolazione che andasse al di là della Manica e coinvolgesse un soggetto misterioso, di nome turco, e la sua società: un tale che Giorgi chiama Hakan. “Fu il palestinese a suggerire di rivolgersi ad Hakan e alla sua società in Inghilterra, di cui non ricordo il nome – continua l’assistente parlamentare – Trattandosi di una società inglese, dovevano essere preparati i documenti in inglese. Il mio coinvolgimento è stato quello di mettere in contatto Panzeri, la sua commercialista Monica Bellini e sua figlia Silvia Panzeri (nessuno di loro parlava inglese) con Hakan. E Silvia ha preparato le carte come avvocato. Ho anche contribuito alla creazione di Equality sulla base delle mie conoscenze linguistiche. Per giustificare l’utilizzo di una società italiana da parte di una società inglese, i servizi devono essere forniti in lingua inglese”. Quindi “ho chiesto a conoscenti della mia famiglia che parlano inglese di fornire servizi concreti, senza sapere cosa stava succedendo”. A tutto il resto, hanno pensato Monica Rossana Bellini e Silvia Panzeri.

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