Il Ponte sullo Stretto, da giorni, tiene ormai banco nelle principali testate giornalistiche, nelle segreterie dei partiti, nelle case degli italiani. Un collegamento necessario, secondo il centro-destra, per potenziare l’economia del Mezzogiorno. L’ex ministro del governo Monti, Francesco Profumo, ora presidente della Fondazione Compagnia di San Paolo e dell’Acri, dice la sua nell’ intervista al quotidiano ‘La Sicilia’, ponendo l’accento sulla questione finanziamenti. “Al centro di tutto c’è la velocità e l’incertezza dei cambiamenti in atto. Significa che le persone dovranno tornare più volte a scuola, disimparando le precedenti competenze e imparando a imparare le novità. E cambierà anche il modello di sviluppo in Europa”.
Le riserve di Profumo sui finanziamenti per il Ponte
Cambiare modello di sviluppo in Europa, significa affidarsi al PNRR, il Piano nazionale di ripresa e resilienza istituito dall’UE, come ultima occasione concessa al Sud per risollevarsi, anche se con delle riserve. Secondo l’ex ministro infatti, l’Italia avrebbe presentato migliaia di progetti frastagliati e senza criterio alcuno, causando una perdita dei fondi ingente: “abbiamo speso circa il 50% e sulle riforme siamo indietro, devono essere approvate entro la fine di quest’anno”. Niente fondi quindi per il Ponte sullo Stretto, per la cui realizzazione lo Stato dovrebbe fare leva sui beni pubblici comuni. Infine, un ultimo richiamo alle difficoltà connesse alla costruzione del ponte: “la penisola è lunga, mancano le grandi infrastrutture per trasferire il gas, l’idrogeno e l’energia “green” dal Sud al Nord. Costruire questa rete richiede anni. Il Paese deve fare una riflessione complessiva”.
Le forze di centro-destra: “riesumiamo il progetto che Monti avevo seppellito”
Ad un Profumo che invoca cautela sul progetto del Ponte sullo Stretto, corrisponde l’azione contraria dell’intero governo: Forza Italia sostiene il progetto da 30 anni, la Lega di Salvini ne ha parlato di frequente nell’ultima tornata elettorale e la Meloni, vista l’ufficialità della cosa, non si sarebbe di certo tirata indietro. Il primo schema del progetto c’è e la voglia di realizzarlo pure, sembrerebbe. E i tempi designati non sembrerebbero biblici, anzi. Secondo fonti interne, ci sarebbero ottime possibilità di riattivare il vecchio progetto a cui Monti avrebbe tagliato le gambe nel lontano 2012.
Il punto di vista dell’Ingegnere Enzo Siviero: “sì, facciamolo”
L’ingegnere, architetto e docente Enzo Siviero, rettore dell’università e-Campus e uno dei massimi esperti internazionali di ponti, è possibile arrivare alla posa della prima pietra in breve, brevissimo tempo, appena sei mesi: “Ci vogliono appena sei mesi per passare dal progetto esecutivo a quello definitivo e, nel frattempo, si possono già avviare i primi cantieri”. Il rettore infatti, assicura che ci sono le condizioni giuste per poter procedere: “Salvini e tutto il governo hanno compiuto un passo avanti enorme, ci sono gli spazi normativi e temporali per farlo, non ci sono ostacoli insormontabili”. L’iter da seguire è di facile attuazione, basterebbe tralasciare la maretta interna che fa storcere il naso ad alcuni ministri e procedere in modo pragmatico: “il primo passo sarà ricostituire la vecchia società con gli organi statutari e con un comitato scientifico per il quale, spero, verranno scelte personalità altamente qualificate”.
Un team di esperti quindi, in grado di riprendere in mano la situazione e portarla sul piano esecutivo con fermezza. Siviero poi, spiega anche come evitare la penale che pende sulla “testa” dello Stato: “Webuild è pronta a rinunciare alla penale di 900 milioni se le sarà riaffidata l’esecuzione dell’opera, e con il venire meno del contenzioso questo riattiverà tutti i contratti e rapporti e cadranno le perplessità sul fatto di non bandire una nuova gara È una situazione che giuridicamente si può risolvere, ed economicamente rappresenta un risparmio”. Bandire una nuova gara inoltre, significherebbe perdere almeno altri tre anni invano, un inconveniente che si può tranquillamente evitare visto l’eccezionalità del progetto.
Il Ponte sullo Stretto è già pronto: “c’è davvero poco da aggiornare”
L’ingegnere infatti, parla di modifiche marginali a quello già esistente, il che apporterebbe un enorme vantaggio in termini di tempo e spese: “Il
progettista è lo stesso che ha progettato il Ponte sui Dardanelli, il ponte strallato attualmente più lungo al mondo; la Parsons transportation ci ha messo il sigillo come autorità indipendente, il progetto è stato validato dal comitato scientifico allora presieduto dall’ex rettore del Politecnico di Milano. Gli aggiornamenti si riferiscono ai nuovi e migliori materiali oggi a disposizione rispetto ad allora, alle nuove tecnologie costruttive. Ma per quanto riguarda la struttura del Ponte c’è davvero poco da aggiornare”.
Saviero infine conclude: “serve un restyling paesaggistico e culturale per viadotti, strade e quant’altro”, ma sì, l’opera si può fare. Basta passare al progetto definitivo e, nel frattempo, si potranno aprire i cantieri. Il Ponte sullo Stretto è già pronto quindi, almeno sulla carta. Ora bisognerà vederlo sospeso sul mare.