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Ponte di Savarna: la nuova data di fine lavori è il 31 maggio. Ma Ancisi nutre ancora dubbi e parla di “scheletri nell'armadio” del Comune di Ravenna – RavennaNotizie.it

Il Ponte di Grattacoppa o di Savarna dovrebbe essere terminato entro il 31 maggio prossimo. È questa la nuova data di consegna concordata fra Comune e ditta che esegue i lavori, già comunicata nei giorni scorsi agli abitanti di Savarna, Grattacoppa, Torri e Conventello nel corso di un’assemblea e ribadita nel Consiglio comunale di oggi pomeriggio durante il question time proposto da Alvaro Ancisi, cui ha risposto l’Assessora Federica Del Conte.

Il Comune non ha intenzione comunque di agire nei confronti della ditta RCB per la risoluzione del contratto di appalto come richiesto dal consigliere Ancisi. Sul tappeto c’è la possibilità di una diffida come primo passo e forma di pressione sull’azienda, che Del Conte si dice disposta a valutare insieme alla struttura tecnica. Mentre per quanto riguarda le penali che verranno addebitate alla ditta, si vedrà a fine lavori a quanto ammonteranno. 

Scriveva Ancisi nel question time: “Il 30 novembre scorso, il sindaco e l’assessora ai lavori pubblici Del Conte incontrarono i cittadini di Savarna, Conventello, Grattacoppa e Torri di Mezzano per aggiornarli sui lavori del ponte di Savarna sul Lamone, cosiddetto ponte Grattacoppa. Soddisfatta dell’incontro, Emily Tassinari, rappresentante dei cittadini, dichiarò: “Secondo quanto ci è stato detto, il prossimo 23 marzo avremo il ponte in funzione. Il 17 gennaio, dopo uno dei numerosi colloqui tra il comitato cittadino di Savarna, Grattacoppa e Conventello e l’assessora Del Conte, che aveva detto: “La riapertura del ponte di Savarna rimane in programma per il 23 marzo”, il presidente del Comitato, Enrico Benzoni, dichiarò: “Per noi il tempo limite è entro il 23 marzo. Non possiamo e vogliamo pensare a date diverse.” Venerdì 3 marzo, risultando il cantiere chiuso da una settimana, lo stato del ponte, da noi fotografato con molti scatti, ha dimostrato però il contrario.”

“C’era qualche solitario mezzo di lavoro, con nessuno a bordo e senza alcun carico. Ma, soprattutto, visto il grave ritardo e lo sparpagliamento dei lavori ancora da compiersi, la loro fine entro il 23 marzo prossimo, fissata a se stessa dall’impresa costruttrice, è sembrata una chimera. L’Amministrazione comunale, che aveva invece stabilito nel 26 dicembre 2022 il termine definitivo concesso all’impresa per la conclusione dell’opera e fatto scattare dal giorno dopo le penali per la sua violazione, confidava pur sempre, come visto sopra, che almeno quest’ultima data fosse risolutiva. Quasi tre mesi di inspiegabile tolleranza rispetto ad una decisione drastica, ora si dimostrano invece – come Lista per Ravenna aveva supposto da subito, precisa Ancisi  – illusori e deleteri. La ricostruzione del ponte, affidata alla RCB di Bologna il 12 febbraio 2020, per essere fatta entro un anno, corre il rischio, ad oltre tre anni di distanza, di trascinarsi all’infinito nelle diatribe tra Amministrazione comunale ed RCB sulle cause e sulle responsabilità dei molti rimandi a catena, almeno sette. In ogni caso, il video ripreso un paio di settimane fa nello stato attuale, partendo dal collegamento di Torri, attraversando il ponte e scendendone dalla parte opposta verso Grattacoppa, dimostra inequivocabilmente come i lavori siano molto lontani dal poter consegnare al Comune un’opera fatta a regola d’arte. Un cittadino di Savarna esperto di edilizia, osservando il video, come pure egli stesso lo stato dei lavori, ne ha dedotto che, a suo parere, ci vorrebbe almeno un anno.”

“Adesso il Comune deve dunque riprendere in mano la situazione, avviando con urgenza, come richiedono e regolano il Codice degli appalti (art. 108) e le norme contrattuali del capitolato speciale d’appalto (art. 21), la procedura di risoluzione del contratto di appalto con RCB per mancato rispetto dei termini, che si attiva, quando il ritardo imputabile all’appaltatore supera i 30 giorni, a discrezione della Stazione appaltante e senza obbligo di ulteriore motivazione. – propone Ancisi – Occorre mettere in mora l’impresa assegnandole un termine per compiere i lavori, trascorso inutilmente il quale, la Giunta de Pascale dovrà deliberare immediatamente la risoluzione del contratto. L’impresa dovrà allora rimuovere il cantiere e sgomberare le aree di lavoro entro l’ulteriore termine fissatole dalla Giunta, che, in caso contrario, procederà d’ufficio addebitandole i costi. Le addebiterà anche i danni subiti, comprese le maggiori spese per il completamento dei lavori, che affiderà sollecitamente ad altra impresa, potendo trattenere qualunque somma maturata a suo credito, come pure rivalersi sulla garanzia fideiussoria, per i lavori che saranno eseguiti. Il fatto che Comune ed RCB abbiano ancora in atto un Collegio Consultivo Tecnico per la soluzione delle loro controversie, lascia intatta la competenza decisionale del Comune sulla risoluzione del contratto. Fermo restando il diritto di RCB di agire per l’eventuale risarcimento dei danni subiti dall’Amministrazione dimostrandone le colpe, questa procedura incombe nei suoi confronti come una spada di Damocle, potendo comportare l’annotazione a suo carico, nel casellario informatico dell’ANAC (Autorità Nazionale AntiCorruzione), di una risoluzione contrattuale per grave inadempimento, possibile causa di esclusione da altre gare di appalto della pubblica amministrazione.”

Su questo tema Ancisi interrogava la Giunta de Pascale perché “se avesse attivato la procedura risolutoria del contratto con RCB fin dal 27 dicembre 2022, il ponte di Grattacoppa non sarebbe oggi in un tunnel senza uscita.” Quindi il Comune “Non perda altro tempo, se vuole almeno che il ponte sia finito tra la primavera e l’estate. In caso contrario, vorrebbe dire – parliamoci chiaro – che ha degli scheletri nell’armadio del ponte, di cui RCB ha la chiave. Sarebbe però intollerabile”.

Nella sua risposta Federica Del Conte in sostanza ha detto che la ditta RCB ha presentato un nuovo cronoprogramma dei lavori con consegna del ponte fissata al 31 maggio. Ha chiarito che per il Comune di Ravenna la risoluzione del contratto sarebbe la soluzione meno indicata perché allungherebbe ancora di più i tempi di completamento dell’opera. Ha affermato che al 26 dicembre – data in cui i lavori dovevano essere terminati secondo l’indicazione del Comune di Ravenna – lo stato di avanzamento dei lavori era pari al 70% e anche all’epoca la risoluzione del contratto non era sostanzialmente una strada praticabile.

Del Conte ha ricordato che la ditta ha ricevuto dal Comune ben 23 ordini di servizio per la realizzazione dell’opera, sottolineando che si tratta di un numero molto consistente di interventi e di sollecitazioni da parte del Comune, come a dire che loro ce l’avrebbero messa tutta.

Non molto soddisfatto della risposta il consigliere Ancisi, secondo il quale il Comune di Ravenna usa il “guanto di velluto” con RCB mentre invece servirebbe “il guanto di ferro”, perché la ditta sta facendo il bello e il cattivo tempo. Questo evidentemente perché secondo Ancisi il comune ha “scheletri nell’armadio” cioè ha commesso errori in fase di progettazione che di fatto avrebbero messo RCB in una posizione di forza e questo spiegherebbe anche la ragione dei 23 ordini di servizio e dell’aspro contenzioso aperto da tempo fra Comune ed RCB. Infine Ancisi ha dichiarato di nutrire dubbi sulla fine lavori al 31 maggio e ribadito che il Comune dovrebbe almeno mandare una diffida ammonitrice alla ditta.

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