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Pnrr, banda larga, cloud, Tim e Open Fiber. Butti torna all'attacco

Cosa è emerso dal seguito dell’audizione presso la commissione Trasporti della Camera del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alessio Butti, sulle linee programmatiche in materia di innovazione tecnologica e transizione digitale

Su tlc e banda larga per il governo Meloni è necessario recuperare i ritardi in connettività e individuare le responsabilità.

È quanto ha puntualizzato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione Tecnologica, Alessio Butti, nella prosecuzione dell’audizione alla Commissione Trasporti della Camera, sulle linee programmatiche in materia di innovazione tecnologica e transizione digitale.

Come già denunciato nella prima parte dell’audizione avvenuta nei giorni scorsi, il sottosegretario con delega all’Innovazione tecnologica rimarca che sono stati riscontrati “dei ritardi, ad esempio, nell’ambito del progetto di connettività avviato dal precedente Governo”. “Le penali previste nel Pnrr per il Piano Italia 1 Giga non sono un meccanismo punitivo” ha aggiunto Butti.

Dopodiché sul digitale, Butti ha ribadito l’impegno dell’esecutivo a garantire la sovranità digitale del Paese sebbene rimangono aperte le criticità sulla minaccia rappresentata dal Cloud Act americano. “L’unico strumento di difesa è quello di non trovarsi nella condizione di applicabilità del Cloud Act” ha puntualizzato Butti in riferimento al Polo strategico Nazionale, l’infrastruttura per il Cloud della Pa.

Inoltre il sottosegretario Butti ha anche sollevato dubbi in Commissione circa l’accordo Open Fiber-Tim per la creazione di una rete pubblica. In particolare, l’esponente del governo Meloni sottolinea riguardo l’acquisto di FiberCop “l’uso poco chiaro delle strutture di palificazione tra le due aziende”.

Tutti i dettagli.

GARANTIRE SOVRANITÀ DIGITALE DELL’ITALIA

“L’impegno del Governo è quello di garantire la Sovranità Digitale del nostro Paese, in accordo con le normative europee, tutelando cittadini e imprese” ha affermato il sottosegretario all’Innovazione Alessio Butti.

Si tratta – ha ricordato Butti rispondendo alle domande dei deputati – della “prerogativa di non esporre una nazione ai rischi che il digitale, con le sue straordinarie opportunità, può comunque determinare. Le politiche di settore in tutti i Paesi europei sono improntate a questo principio”.

RIGUARDO LA SICUREZZA DEL CLOUD NAZIONALE

Il riferimento del sottosegretario Butti è all’infrastruttura del Polo Strategico Nazionale per il cloud nazionale che sarà realizzata dal consorzio Tim, Leonardo, Cdp Equity e Sogei, con i fondi del Pnrr. A regime, il 75% dei dati delle amministrazioni italiane dovrebbero migrare nel cloud entro il 2026.

Butti ha sollevato però timori per le implicazioni del Cloud Act statunitense in relazione ai dati ospitati nei quattro data center del Psn. Quest’ultimo può consentire alla giustizia o ai servizi di intelligence americani di accedere in alcuni casi ai dati ospitati al di fuori degli Stati Uniti. I mega-big del cloud (Google, Amazon e Microsoft) non sono infatti tagliati fuori dal Polo Strategico nazionale.

BUTTI: “NON APPLICARE IL CLOUD ACT”

 “L’unico strumento di difesa è quello di non trovarsi nella condizione di applicabilità del Cloud Act” ha sottolineato il sottosegretario.

“Il Cloud Act esiste e non possiamo impedirne l’esercizio a monte”, ha spiegato Butti.   “La Francia e in parte anche altri paesi a partire dalla Germania – ha aggiunto il sottosegretario all’Innovazione Tecnologica – hanno usato misure di contrasto all’applicabilità del Cloud Act. In particolare Parigi, ha imposto “il controllo francese a tutte le società a cui sono affidati servizi di pubblica utilità o di interesse pubblico che prevedano il trattamento di dati strategici della nazione” ha ricordato Butti.

A differenza dei predecessori, sottolinea il sottosegretario: “il precedente Governo ha pubblicato il bando sul Polo Strategico Nazionale senza prendere in carico il problema, nonostante diverse affermazioni pubbliche sul fatto che sarebbe stato seguito un cosiddetto modello francese”. “Occorrerà valutare i margini di manovra per assicurare una tutela piena dei dati dei cittadini”, ha concluso Butti.

PER BUTTI NUOVE PROGETTUALITÀ SU 5G COPERTE DAI FONDI PNRR

Passando al tema del 5G, il sottosegretario ha comunicato che “Sono in corso analisi relative allo sviluppo di servizi innovativi 5G nelle amministrazioni pubbliche”. Il sottosegretario ha elencato quindi le aree dove potrebbe esserci collaborazione tra Pa e operatori privati: turismo, manifattura e industria, energia, sanità e benessere, agricoltura, sicurezza. “I costi relativi a tali progettualità potrebbero essere coperti da parte dei fondi stanziati nell’ambito del Pnrr rimasti a disposizione dopo le procedure di gara concluse nel mese di giugno 2022”, ha sostenuto Butti.

AVVIA DI NUOVA MAPPATURA DELLE RETI FISSE

Dopodiché, nel corso dell’audizione il sottosegretario ha annunciato “l’avvio di una nuova mappatura delle reti fisse” con l’obiettivo di “avere un quadro aggiornato dei dati”. “Per quanto concerne l’attività di mappatura delle reti, – ha spiegato Butti – Infratel ha già richiesto agli operatori la verifica degli impegni di copertura assunti per il 2022, e sono attualmente in corso. Poi bisognerà capire che cosa si intenda in alcuni documenti per civico non collegabile, che di per se è cosa parecchio astratta, e stiamo specificando meglio che si intenda per collaudo”.

RIGUARDO I RITARDI SUL PIANO BANDA ULTRA LARGA

Dunque, il sottosegretario ha evidenziato il tema dei ritardi nell’ambito del progetto di connettività avviato dal precedente Governo.

“Ribadisco che abbiamo riscontrato dei ritardi nell’ambito del progetto di connettività avviato dal precedente Governo – ha sostenuto Butti –. Per accelerare l’attuazione di tale progetto non basta però fare appello al sistema sanzionatorio previsto in sede contrattuale. Non può accadere, ad esempio, che il ritardo di un progetto assegnato ad una società privata ricada sulle spalle del committente pubblico: i ritardi vanno recuperati e le responsabilità di coloro che le hanno determinate vanno individuate e sanzionate. Occorre quindi cambiare mentalità. Le scadenze vanno rispettate perché le resistenze strenue al cambiamento digitale sono a volte pesanti”.

“Paradossalmente – ha aggiunto Butti – tali resistenze si affievoliscono quando ci si trova davanti a date da rispettare, pena sanzioni e responsabilità che comportano valutazioni e conseguenze. Non basta quindi fare ricorso alla ‘moral suasion’, ma servono criteri più stingenti per onorare le scadenze”.

Inoltre, il sottosegretario ha specificato che le penali previste per ogni civico non collegato stabilite entro le milestone previste dal Pnrr, “possono essere recuperate entro le due successive milestone e servono a tutelare la buona riuscita del progetto”, che è monitorato da Infratel Italia e dal Dipartimento per la Trasformazione digitale.

BUTTI SCAGIONA LA CARENZA DI MANODOPERA DALLA CAUSA DEI RITARDI

Pur sottolineando l’attuale carenza di manodopera Butti ha affermato come questa non sia causa dei ritardi del piano Bul. “In base ai dati forniti dalla federazione Ania la carenza di manodopera complessiva per lo sviluppo della banda ultrarga in Italia è quantificabile in alcune migliaia di unità di personale su un totalle necessario di circa 20mila – ha detto il sottosegretario all’Innovazione –. Ipotizziamo che la carenza di manodopera per i soli piani Bul sia di circa il 10% delle risorse disponibili. Quello della manodopera carente è un problema reale ed annoso denunciato dalle aziende da almeno due se non tre anni. Eviterei di ricondurre i ritardi nella realizzazione del Piano Bul a questa ragione. La carenza era ben nota anche al momento dei bandi”.

DUBBI SULLA CONVENIENZA DELL’ACCORDO OPEN FIBER E TIM

Infine, Butti ha colto l’occasione dell’audizione per criticare alcuni aspetti dell’accordo Open Fiber-Tim per l’acquisto da FiberCop, per un controvalore complessivo superiore ai 200 milioni di euro, del diritto di uso per infrastrutture aeree e collegamenti d’accesso alla casa del cliente.

Sull’accordo tra Open Fiber e Tim, “ci sono elementi a sufficienza per porsi qualche domanda sulla convenienza di tale accordo” ha puntualizzato il sottosegretario all’Innovazione tecnologica.

“Perché Open Fiber sia obbligato ad acquistarne 10mila chilometri da Tim, quando Tim è obbligata a venderne anche solo 1 metro, peraltro ad un prezzo regolato?” si domanda Butti. Attendiamo delle risposte”, sostiene il sottosegretario. “Il fatto di garantirne l’acquisto di 10mila chilometri non prevede alcuna scontistica, conclude Butti “ma mette al sicuro il bilancio di Tim-Fibercop, con una partita che può valere dai 50 agli 80 milioni”.

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