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Perché la Cina autorizza le mosse finanziarie di Ant

Le autorità regolatorie in Cina hanno dato l’ok ad Ant Group a procedere con il piano per l’aumento di capitale. Pechino si è ammorbidita nei confronti delle big tech?

Le difficoltà economiche hanno indotto la Cina ad allentare la morsa sulle società tecnologiche?

Ant Group, la società di servizi finanziari cinese fondata da Jack Ma e legata alla compagnia tecnologica Alibaba, ha ottenuto dalle autorità della Cina l’autorizzazione a portare avanti il piano per l’aumento di capitale a 18,5 miliardi di yuan (circa 2,7 miliardi di dollari).

Grazie all’ok della China Banking and Insurance Regulatory Commission, l’agenzia governativa che vigila sul mercato bancario e assicurativo cinese, Ant potrà procedere con la raccolta di 10,5 miliardi di yuan (1,5 miliardi di dollari) dai mercati.

IL PIANO DI ANT

La società contribuirà al piano di aumento di capitale con 5,25 miliardi di yuan, e una volta conclusa l’operazione controllerà la metà delle sue azioni. Una divisione di proprietà della città cinese di Hangzhou, importante polo nazionale dell’e-commerce, otterrà invece il 10 per cento, diventando la seconda maggiore azionista di Ant.

Tra gli altri investitori figurano Sunny Optical Technology Group, che realizza lenti ottiche, e Jiangsu Yuyue Medical Equipment & Supply, che produce dispositivi medici.

Quello attuale è in realtà una versione ridotta di un piano precedente che mirava a un aumento di capitale per 30 miliardi di yuan, e non 18,5.

I PROBLEMI CON LE AUTORITÀ

Come spiega Bloomberg, l’accordo con le autorità permette ad Ant di superare “un ostacolo fondamentale”. La società, infatti, ha particolare bisogno di mostrarsi rispettosa del quadro regolatorio dopo la stretta delle autorità sulle sue operazioni, che portò alla cancellazione dell’offerta pubblica iniziale (IPO) nel 2020. Negli ultimi anni le agenzie di regolazione cinesi hanno voluto porre molti freni alla finanza digitale con l’obiettivo di ridurre il rischio economico e affermare il controllo statale sul settore.

Ant è ancora in attesa di ricevere una licenza di holding finanziaria che la regolerà in maniera simile a una banca.

COSA FARÀ JACK MA CON ANT?

Dalla sospensione dell’IPO di Ant, il suo fondatore Jack Ma ha mantenuto un basso profilo. Lo scorso luglio Alibaba, gruppo da lui creato e focalizzato sull’e-commerce, ha fatto sapere che Ma “intende ridurre e successivamente limitare nel tempo la sua partecipazione economica diretta e indiretta in Ant Group” a una percentuale che non superi l’8,8 per cento.

LA CINA È PIÙ MORBIDA CON L’INDUSTRIA TECNOLOGICA?

La luce verde data dalla commissione al piano di Ant – prosegue l’agenzia – è significativa anche perché segnala un ammorbidimento della posizione di Pechino nei confronti dell’industria tecnologica, un importante motore di crescita per la seconda economia più grande al mondo, che negli anni passati era stato però imbrigliato dal governo. Il cambio di approccio è probabilmente legato al momento di difficoltà che sta passando l’economia cinese.

Come ulteriore prova, forse, di questo ammorbidimento verso il settore tech, la settimana scorsa le autorità cinesi hanno concesso a Tencent Holdings, compagnia tecnologica focalizzata sull’intrattenimento, una licenza per dei nuovi videogiochi stranieri di grande successo: Tencent aveva collaborato con la giapponese Nintendo allo sviluppo del popolare Pokémon UNITE.

COME VANNO LE AZIONI DELLE BIG TECH CINESI

Alla notizia dell’accordo tra Ant e le autorità di regolazione, le azioni di Alibaba sono cresciute fino al 7,7 per cento. Sono aumentate anche le azioni di altre società tecnologiche cinesi, come Tencent (+4 per cento circa) e Baidu (+6 per cento).

L’Hang Seng TECH Index, l’indice che raccoglie le trenta maggiori compagnie tecnologiche quotate a Hong Kong, è salito del 3,3 per cento.

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