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MotoGP. Loris Capirossi: “Ho fatto tanti errori, potevo vincere sei titoli” – MotoGP – Moto.it

Ha compiuto cinquant’anni il 4 aprile, auguri in ritardo a Loris Capirossi, uno dei piloti più forti e più tosti dei Novanta e Duemila. Un coraggioso, quello che ha battezzato il “giro a vita persa” nelle qualifiche, un combattente che oggi si occupa di gare e di sicurezza.

Ma intanto, quale ricordo lo rende più fiero a distanza di tempo: il primo titolo 125 del ’90 a 17 anni e 165 giorni, record imbattuto? La vittoria in 500 (la sua seconda), Mugello 2000 con l’epica battaglia con Biaggi e Rossi? La prima storica vittoria della Ducati in MotoGP a Barcellona 2003, su Rossi e Gibernau? Altro?

“Tantissimi bei ricordi, ho avuto fortunatamente una carriera molto lunga. Ma senza dubbio il ricordo più bello è il primo mondiale, è un segno indelebile, che mi ricorda tantissime cose belle compreso il mio amico Fausto. Ma anche Mugello 2000, Barcellona 2003, anche Assen ‘99 col mitico duello con Valentino. Ma al primo posto c’è il primo titolo e la gara australiana”

E c’è qualche gara che faresti diversamente? Con Harada nel ‘93 (4 punti per il nipponico che vinse l’ultima gara a Jarama e tu quinto…), ancora con Harada in Argentina 1998 (e quella volta tu Loris campione molto discusso…) Altro?

Tantissime gare farei diversamente, nel ‘93 a Suzuka ero in testa e l’ho buttata via all’ultimo giro, e poi certo Jarama nel ‘93, ma anche nel ‘94 ero in testa al mondiale con tanti punti e mi sono fatto male per un errore… Sono tantissimi gli errori che ho fatto in carriera, ma tutti mi hanno fatto diventare grande, li accetto anche se è vero che invece che tre potevo vincere sei titoli…

E naturalmente ancora adesso si continua discutere su Argentina ‘98. Faresti qualcosa di diverso?

Ma penso di no, effettivamente sono passati quasi trent’anni e mi fa sorridere che ogni volta che se ne parla viene fuori che tu questo e tu quello… Ma la cosa bella è che io e Tetsuya siamo molto amici, la settimana scorsa ero a cena da loro; ma le gare sono le gare, non mi sono mai tirato indietro, ero quello del Capigiro. Io ho un figlio di sedici anni, Tetsuya ha due femmine di 17 e 15 anni e sono amicissimi, due bellissime ragazze tra l’altro, e Miyuki è sempre uguale, gli Harada sono due miti.

Oggi Loris Capirossi è membro della direzione gara della MotoGP. Con l’introduzione del Panel FIM la direzione gara può concentrarsi sulla gestione della corsa, senza più dover guardare e riguardare gli episodi dubbi da mettere sotto indagine. Ma non è che si sia risolto granché: talvolta il Panel degli steward interviene subito, altre volte no, soprattutto manca un criterio certo e unico di giudizio. Si deve cambiare qualcosa o qualcuno?

Nico, io penso onestamente che la decisione della FIM di separare (da quest’anno anche fisicamente: gli steward sono in una sala separata dalla direzione gara) è stata quella giusta. Ma è una materia molto difficile. Si può sempre migliorare e stanno discutendo per fare qualche cambiamento, ma non è facile e le discussioni, lo sappiamo bene, ci saranno sempre.

Molti pensano che Spencer sia suonato. Anche se tu non potrai dirmi nulla…

Stanno pensando di cambiare o incrementare qualcosa. Non posso dirti altro, secondo me qualche cambiamento ci sarà, ma non sono cose che mi riguardano e mi devono riguardare.

Il format attuale? Visto dopo due gare ha pregi e difetti. La sprint race è interessante, anche se i pericoli sono aumentati, ma fin dal venerdì c’è grande stress di piloti e tecnici per entrare nei dieci, le qualifiche per alcuni hanno perso importanza (Pernat suggerisce Superpole), la gara della domenica per altri sarà meno vista. Tu che dici?

Personalmente sono sempre stato favorevole a questo format, la gara spint è una figata, quella della domenica è una gara più difficile e diversa. Chiaro che il venerdì adesso è più importante e stressante per i piloti, però penso che ogni grande cambiamento genera grandi discussioni ma tra qualche gara diventerà tutto più normale. Da pilota avrei voluto fare tante gare in più.

La sicurezza. Ha fatto passi da gigante, ok, ma cosa si può fare ancora? Le velocità in curva della MotoGP riducono gli spazi di fuga, Pol Espargaro è finito forte contro la barriera (di gomme) in Portogallo senza airfence… qualcuno suggerisce che sia tempo di ridurre cilindrate e prestazioni della MotoGP. Tu che pensi?

Già con l’arrivo delle benzine sintetiche, da noi tra due anni, cambieranno le potenze. Sono d’accordo, le MotoGP vanno veramente fortissimo, le piste sono sicure, l’incidente di Pol è stato molto strano nella dinamica, ma effettivamente è arrivato contro le barriere. L’aerodinamica le fa andare ancora più forte: si sta pensando a tante cose, ma i cambiamenti di regolamento non possono essere repentini e ci vuole l’unanimità. Ma si sta lavorando.

Ho letto che Bezzecchi un po’ ti assomiglierebbe, e che l’errore di Bagnaia lo giudichi veniale, ma come giudichi invece Marc Marquez? E’ sempre stato al limite, spesso è andato pure oltre, ma adesso preoccupa molti. Che dici?

Io umanamente dico che mi dispiace per quello che è successo: lui ha fatto sicuramente un errore grave, però secondo me lui forse vuole fare più di quello che gli consente la sua moto e forse prende rischi che non dovrebbe prendere. Questo non lo giustifica, è chiaro, ma io penso che sia una persona col cervello, altrimenti non vinceva otto mondiali e anche lui si renderà perfettamente conto.

Voi non siete particolarmente allarmati, come direzione gara?

No, no, è chiaro che lui è sotto controllo, è chiaro, però non siamo assolutamente preoccupati. Sul ricorso? Io resto fuori e non me ne importa assolutamente niente.

Per chiudere, vorrei tornare su Australia ‘90. Oggi quella gara viene evocata da molti come quella in cui gli italiani si coalizzarono per farti vincere il titolo. Tu correvi, io commentavo live e dopo la gara Beltramo ti prese in braccio per Grand Prix e ti succhiavi il dito… Fausto Gresini ok, riuscì a rallentare Spaan, e senza scorrettezze, ma Gramigni sbagliò la partenza, Casanova e Romboni finirono in volata tra te e Spaan, classificati entrambi dentro i 34 centesimi da te in un rettilineo lunghissimo, in discesa, con le scie, che neanche Mandrake potrebbe regolare a piacere una volata così. Lo diciamo una volta per tutte che non fu la nazionale italiana contro l’Olanda di Spaan?

In quell’occasione chi realmente mi diede una mano vera fu Fausto, ne sono sempre stato convinto. Gli altri italiani si sono trovati in mezzo alla battaglia e non mi hanno ostacolato, questo senza dubbio, ma se potevano vincere vincevano… E Casanova di sicuro non ha chiuso il gas sul traguardo…

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