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“Uccide ex a sprangate”, “Come stordire una persona con una mazza”, “Pena omicidio volontario”. Sono alcune delle centinaia di ricerche, fatte da inizio giugno 2022 fino poco prima del delitto e trovate nella cronologia web di Giovanni Padovani, arrestato a Bologna per l’omicidio della ex fidanzata Alessandra Matteuzzi, commesso il 23 agosto sotto casa della donna. Le ricerche fatte dall’indagato sono elencate nella consulenza tecnica informatica depositata da Angelo Musella, nominato dalla Procura di Bologna nell’ambito del fascicolo per omicidio aggravato. Padovani attese l’ex sotto casa effettivamente la percosse a morte con un martello e con una panchina.

Nelle note sul cellulare il 20 agosto Giovanni Padovani scriveva: “Nastro isolante, martello, corda (meglio manette), fai chat inventata tra te e lei dove ti dice di venire a casa sua e portare manette”. Il 23 avrebbe ucciso l’ex fidanzata. Padovani è in carcere per omicidio volontario dal giorno dell’arresto, subito dopo il delitto. Intanto si è appreso che prima di Natale, in carcere, Giovanni Padovani, ha salvato un altro detenuto da un tentativo di suicidio. 

Era entrato nelle telecamere di casa dell’ex per spiarla – “Sono le telecamere di casa sua e ha il suo cellulare in mano. Ero riuscito a entrare nelle telecamere”, scriveva inoltre Giovanni Padovani il 23 aprile 2022, in chat con la madre, dopo averle inviato uno screenshot che ritraeva la ex fidanzata Alessandra Matteuzzi, mentre guardava il proprio telefono. A quanto pare Padovani era riuscito a trovare un sistema per controllare dal proprio dispositivo le immagini di videosorveglianza della casa di Alessandra. La chat è agli atti dell’inchiesta della Procura bolognese, che ha fatto analizzare i dispositivi informatici da un consulente tecnico, Angelo Musella.

  Le ricerche sul web –  Nelle oltre 300 pagine di elaborato sono segnalate tutte le ricerche web digitate da Padovani, molte delle quali di interesse investigativo: “stalking e violenza sulle donne quanti anni di reclusione”, “pagare delle persone per picchiare”, “che condanna c’è per rapimento”, “dove colpire una persona in testa per farla svenire”, “posto migliore per nascondersi con una persona morta”, “dove è più difficile rintracciare un cadavere”, “con un colpo alla testa forte con una spranga riesce poi a urlare”, “accoltellamento pena” e altre sul genere. Padovani cercava anche informazioni sul carcere: “Si può usare il cellulare in carcere”, “quante volte si può andare a trovare un detenuto” e “stati dove non valgono le leggi italiane”. E due giorni prima del delitto: “per andare in Albania serve il passaporto” o “stati dove non conta la pena di morte”.

I legali della famiglia: dall’ex un piano meticoloso – “Abbiamo avuto modo di analizzare, anche se per sommi capi, la corposa consulenza informatica depositata dal dottor Musella: se da un lato non ci stupisce affatto la meticolosità con cui Padovani ha studiato, architettato e pianificato, valutando, pure, diverse opzioni per uccidere Alessandra Matteuzzi (l’indagato ha, addirittura, cercato quanto costasse assoldare un sicario…), dall’altro, umanamente, restiamo attoniti nel leggere, a più riprese, come un essere umano pianifichi la morte di un suo simile”, dicono gli avvocati Chiara Rinaldi e Antonio Petroncini, difensori dei familiari di Alessandra. “Padovani – sottolineano i legali – ha iniziato ad ‘accarezzare’ l’idea di uccidere Alessandra sin dai primi giorni dello scorso mese di giugno e dopo aver ‘scelto’ la modalità omicidiaria ha, semplicemente, atteso l’occasione giusta e lo ha fatto”.

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