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Il padreterno è liberale?

Il Padreterno è Liberale

“Il padreterno è liberale” di Nicola Porro letto da Tullio Fazzolari

Nelle prime intenzioni “Il padreterno è liberale” di Nicola Porro (Piemme, 201 pagine, 18,90 euro) doveva essere un libro-intervista con Antonio Martino. Non è andata così. Ma anche dopo la morte di Martino restavano tante cose da dire sul liberalismo di cui l’economista e uomo politico è stato uno degli interpreti più convinti e più discreti. Nell’Italia di oggi dove il dibattito politico sembra più una gara a chi strilla più forte o a chi spara l’insulto più velenoso, c’era il rischio che le idee di un moderato per niente incline ad alzare la voce andassero perse. Le recupera invece Nicola Porro che può esserne considerato un depositario grazie a una frequentazione quasi trentennale con Antonio Martino iniziata come collaborazione professionale e diventata poi un’amicizia sotto il segno di una passione politica condivisa: il liberalismo.

Senza dubbio “Il padreterno è liberale” è un tributo all’uomo politico. Ma è anche uno “zibaldone”, come lo definisce lo stesso Porro, che raccoglie le idee liberali. O forse sarebbe meglio dire le idee dei liberali. Che non sono mai stati molti in nessuna parte del mondo e tanto meno in Italia eppure, dietro un’ideologia solo apparentemente unica, non la pensano quasi mai allo stesso modo. Le sfumature sono infinite: dal conservatorismo moderato fino al radicalismo più determinato. Con una buona dose di superficialità c’è chi si definisce “liberal” perché si ritiene progressista e chi più modestamente si sente liberale soltanto perché ha già dato le chiavi di casa ai figli.

Il liberalismo vero è tutt’altra cosa e in Italia, in particolare, non ha mai avuto successo. Sembra difficile da credere visto il ruolo che hanno avuto nella nostra storia politica e nella nostra cultura tante personalità. Erano autenticamente liberali Benedetto Croce e Luigi Einaudi. E tale era considerato Giovanni Giolitti. E in temi più recenti si potrebbero citare un grande storico come Rosario Romeo o politici come Gaetano Martino, padre di Antonio, che da ministro degli Esteri ha siglato il Trattato di Roma. Eppure, nonostante tutto, essere liberali in Italia è sempre stato sinonimo di scelta elitaria. E come tale ineluttabilmente minoritaria e quasi un’anomalia culturale paragonabile al ruolo del grillo parlante. Di anomalo c’è che l’idea liberale poco o niente si concilia con i meccanismi che da sempre dominano la gestione della res publica (statalismo, consociativismo, spesa pubblica ecc.).

“Il padreterno è liberale” ripercorre tutte le difficoltà incontrate dal liberalismo fino ai nostri giorni e all’attuale classe politica sulla quale Antonio Martino esprime un giudizio pesantemente negativo. Qualche mito e alcuni luoghi comuni vengono smontati. Aneddoti e retroscena accrescono l’interesse. Alla fine, comunque, resta un dato positivo: malgrado tutto, anche se non ha grande seguito e non domina la politica, il liberalismo ha il dono dell’immortalità. Glielo ha dato direttamente il padreterno consentendo a ciascuno di noi di scegliere con libero arbitrio.

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