«ho-cestinato-le-mail-di-brad-pitt,-pensavo-fosse-uno-scherzo-e-invece…».-la-buffa-storia-del-coro-di-bolzano

«Ho cestinato le mail di Brad Pitt, pensavo fosse uno scherzo. E invece…». La buffa storia del coro di Bolzano

Nessuno mette Brad Pitt in un angolo. O quasi, perché evidentemente c’è chi riesce a resistergli o addirittura a dirgli di no. Anche se, come in questo caso, del tutto inavvertitamente.

Ma andiamo per ordine: il divo era proprietario, fino allo scorso anno, della società di produzione Plan B Entertainment, che ha realizzato il film pluripremiato The last black man in San Francisco con Danny Glover, da dicembre su Netflix. In occasione della realizzazione della colonna sonora della pellicola spunta fuori un video che attira l’attenzione del team di Pitt. E, si sa, quando Hollywood punta a qualcosa di solito la ottiene. In questo caso però ha dovuto faticare e non poco perché la performance in questione apparteneva a Choriosum, coro amatoriale a cappella di Bolzano. Lo staff ha ricevuto due email, prontamente cestinate, finché a un certo punto qualcosa è cambiato, con una svolta inaspettata e degna della migliore sceneggiatura. 

Basta cercare questo gruppo musicale su Instagram (ha 221 follower) per rendersi conto che no, una richiesta simile non l’hanno mai ricevuta e mai avrebbero potuto immaginarla. Certo, fanno le prove una volta a settimana, si esibiscono in concerti, cantano ai matrimoni e a maggio tornano in tour in Alto Adige ma mister Pitt è tutta un’altra storia. E la racconta a Vanity Fair il direttore Hannes Knollseisen, 43enne agrario dell’Unione agricoltori diplomato al conservatorio, che si occupa del coro da 17 anni (è subentrato alla guida dei 40 elementi appena un anno dopo la sua fondazione). E, quando la ripercorre al telefono sembra ancora molto divertito e un po’ incredulo.

Choriosum, il coro amatoriale di Bolzano diretto da Hannes Knollseisen

feichter markus info@feichter.it

Come l’ha contattata lo staff di Brad Pitt? 
«La prima volta è arrivata una richiesta dal form di contatto del nostro sito, ma siamo una piccola associazione senza fini di lucro e una cosa del genere ci è sembrata sospetta, una specie di scherzo o spam e l’abbiamo cestinata».

Cosa diceva il messaggio?
«Erano due righe in cui un certo Terry D’Ambrosio chiedeva di poter utilizzare la registrazione della nostra versione di Blue, il brano di Joni Mitchell, per un suo film che chiamava “indipendente” ma per noi quella parola non aveva molto senso. Dopo pensavamo si riferisse al crowfunding o qualcosa di simile ma sul momento non abbiamo risposto».

Danny Glover alla premiere del film The last black man in San Francisco (Netflix)

Dominik Bindl/Getty Images

Ci ha riprovato?
«Certo, il messaggio successivo era più lungo e dettagliato e parlava di una certa urgenza. Da settimane aspettavano il nostro feedback per inserire l’esecuzione nel film The last black man in San Francisco, che stava ultimando. Ha scritto di essere il supervisore musicale e di avere davvero bisogno del brano. Abbiamo lasciato correre, ma ha mandato una mail dicendo che il progetto sarebbe andato al Sundance Film Festival e che aveva una fretta enorme».

Come vi siete convinti?
«Visto l’insistenza e il fatto che comunque noi non avevamo niente da perdere abbiamo accettato e gli abbiamo inviato la registrazione. Ci siamo accordati, ma non chiedetemi la cifra perché su questo non mi sento di commentare, ma poi è finita lì».

Non eravate curiosi di capire che fine avesse fatto il brano?
«Sì, infatti ci hanno mandato le quattro sequenze del film in cui l’avevano inserito ma si trattava di meno di due minuti e il film, che in America era uscito nell’estate del 2019, da noi non era mai arrivato al cinema e abbiamo messo da parte la storia».

Quando ha capito che il film era prodotto da Brad Pitt?
«Cercando su Wikipedia le informazioni del film, dopo l’uscita americana. È lì che abbiamo visto il nome di Brad Pitt: eravamo increduli e contenti. In quel momento abbiamo capito che il progetto era importante e che noi ne avremmo fatto parte».

Brad Pitt, attualmente al cinema con Babylon

Supplied by LMK / ipa-agency.net

E poi?
«Dal 2019 a oggi non ci abbiamo più pensato, poi è arrivata una “sorpresa di Natale”: uno dei nostri membri a dicembre si è accorto che il film si trovava su Netflix e ce lo ha fatto sapere».

Reazioni?
«Siamo contenti di aver dato il nostro piccolo contributo. Noi facciamo musica per passione, senza un secondo fine, e quella canzone è finita quasi per sbaglio nell’unico CD nella storia del coro, nel 2015. Chi poteva immaginare che avrebbe fatto tanta strada?».

Cos’ha di speciale il vostro arrangiamento?
«Ha dieci voci, rispetto alle quattro solite, perché è un adattamento per un coro jazz. Il fatto che sia stato apprezzato è un riconoscimento non solo per il nostro coro ma per il mondo dei cori. Non usiamo strumenti e mettiamo in scena un suono speciale, quindi vederlo in un film è un modo per valorizzare il lavoro fatto. Soprattutto in questo progetto, dove la musica gioca davvero un ruolo importante».

Cos’ha imparato da questa storia?
«A non aspettare la terza mail prima di rispondere a una proposta».

Avrebbe fatto qualcosa di diverso se avesse saputo che dietro quella mail c’era Brad Pitt?
«Assolutamente sì, non ho dubbi».

Dopo questa fama improvvisa sogna altre collaborazioni illustri?
«No, perché il coro è formato da membri che hanno un altro lavoro e una famiglia, quindi a nessuno sembra realistico immaginare qualcosa del genere, anche se ci piace questa commistione con il mondo del cinema e già in passato abbiamo dedicato un tour a Giorgio Moroder, un compositore della nostra zona che ha vinto tre Premi Oscar. Però una cosa vorrei dirla: Brad, vieni a sentirci dal vivo. Qui da noi sei il benvenuto!».

Altre storie di Vanity Fair che vi possono interessare:

I film più attesi del 2023

I 10 film italiani in arrivo nel 2023

Barbie, la prima foto del film con Margot Robbie

Related Posts

Lascia un commento