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Fedez, che imbarazzo: il paladino del ddl Zan deride una scomparsa – Matteo Milanesi

Difende il Ddl Zan e poi spara a zero sulla tragica scomparsa di Emanuela Orlandi. Il nuovo cortocircuito mediatico non poteva che avere come protagonista il rapper Fedez, che in una puntata del suo podcast, Muschio Selvaggio, con ospite il giornalista Gianluigi Nuzzi, si è lasciato andare a battute e risatine sulla vicenda della ragazza scomparsa nel nulla nel 1983.

Comportamento che ha portato tutto lo sconcerto di un giornalista d’inchiesta come Nuzzi, che al termine della chiacchierata ha espresso il notevole imbarazzo di quei momenti: “La risata di Fedez era inopportuna. Infatti, io ero in imbarazzo come risulta palese dalle mie espressioni e dalle frasi che ho detto”. E prosegue: “A me non piace il black humor, poi ognuno ha i suoi gusti e faccio fatica a capirlo. Ma per un’ora e dieci abbiamo parlato di Emanuela Orlandi ad un pubblico di giovanissimi che non erano neanche nati quando Emanuela è scomparsa. Fedez sappiamo com’è come persona”. Insomma, una stangata che non lascia spazio a giustificazioni e che ha portato a commentare anche il fratello della ragazza, definendo l’atteggiamento del rapper come “un momento di immaturità”.

Eppure, il signor Fedez ha 33 anni, due figli ed una moglie con cui, per lungo tempo, ha condiviso la battaglia per l’approvazione del ddl Zan, poi naufragato con la bocciatura del Senato. Esatto, la stessa legge che avrebbe voluto mettere il bavaglio contro la libertà di espressione, codificando una norma che lasciava totale discrezionalità al giudice, liberissimo di poter decidere se una formula espressiva potesse costituire o meno reato.

Il fulcro della questione fu proprio l’articolo 4 del disegno di legge: “Ai fini della presente legge, sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni, nonché le condotte legittime; conducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti”. Un articolo del tutto generico e divagante, che non seleziona in modo capillare la fattispecie delittuosa, con il rischio di presentare anche violazioni ai principi cardine dell’ordinamento, come quello di legalità, secondo cui non possono essere puniti quei fatti che non sono espressamente previsti dalla legge come reato.

Al di là di tecnicismi giuridici, però, la contraddittorietà di Fedez è evidente sotto tutti i punti di vista: che differenza c’è tra l’humour contro Emanuela Orlandi e quello contro gli omosessuali? Non riteniamo assolutamente che il rapper avesse voluto dolosamente arrecare un danno alla memoria della ragazza scomparsa da quarant’anni; ma nessuno ci tolga dalla testa che si tratta dell’ennesimo comportamento spaccone, sopra la righe, penoso del cantante. Uno scivolone che, in altri contesti e con il ddl Zan in vigore, avrebbe rischiato di portare a gravi responsabilità penali. Eppure, fino ad ora, si tratta di uno scivolone che non ha ancora meritato neanche una scusa pubblica. Strano, soprattutto da chi pochi mesi fa innalzava il bavaglio contro la libertà di parola.

Matteo Milanesi, 25 gennaio 2023

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