Dobbiamo metterci in testa una cosa, che gli esperti del settore ormai hanno capito da tempo. L’energia, quella che un tempo ci costava relativamente poco grazie alle importazioni massicce dalla Russia (“Il nostro Texas”, secondo la definizione di Paolo Scaroni) non torneremo più a pagarla come un tempo. Alcuni dicono ci costerà il doppio, forse il triplo, con effetti non solo sull’inflazione ma anche sulla competitività delle nostre aziende nel mercato. Altri sperano che le nuove tecnologie e le rinnovabili possano darci una mano. Di certo, come spiegato dal consigliere di Arera Stefano Saglia alla Ripartenza 2023, se le colpe sono da imputare principalmente a Putin, va anche detto che l’incremento dei costi è anche diretta conseguenza delle scelte dell’Unione Europea.

La Ripartenza 23: “Pensare l’energia” – Seconda parte

Guarda l’intervento di Stefano Saglia alla Ripartenza 2023

Spieghiamo. Nel bel mezzo della crisi pandemica e di quella geopolitica, infatti, l’Unione Europea aveva di fronte due strade: la prima, abbandonare almeno momentaneamente il suo green deal e rinviare la corsa verso la decarbonizzazione; la seconda, tirare dritto come un treno, mettendo in conto gli effetti diretti sulla popolazione e i mercati europei. La scelta, lo sappiamo, è ricaduta sulla seconda via. “Il Consiglio europeo non ha messo in dubbio la transizione energetica – ha detto Saglia, facendo una semplice cronaca e senza dare giudizi – Abbiamo deciso che la de-carbonizzazione la dovremo comunque fare e ridurre entro breve tempo il consumo di gas e di carbone”. Questo avrà degli effetti: “Stiamo scegliendo delle politiche energetiche che non sono le più le più convenienti, ma quelle che ci consegnano un ambiente più pulito e sicurezza di approvvigionamenti”. Insomma: “L’Ue ha scelto che l’economicità dell’energia non ci interessa”. Tradotto: pagheremo di più gas, elettricità e tutto il resto. Costringendo famiglie e imprese a tirare la cinghia.

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