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È veganuary anche per gli amanti del vino – InformaCibo

I vini da versare nel calice in occasione dell’evento globale che incoraggia le persone a provare uno stile di vita vegano per tutto il mese di gennaio

di Simone Pazzano

Ultima Modifica: 11/01/2023

Gennaio, tempo di veganuary per molti. Nato nel 2014 per mano di un’organizzazione no-profit inglese, il Veganuary è un movimento globale che incoraggia le persone a provare uno stile di vita vegano per tutto il mese di gennaio, come suggerisce il nome: vegan + january. L’obiettivo è quello di sensibilizzare le persone sui benefici di un’alimentazione priva di derivati animali, oltre che di ridurre la sofferenza di quest’ultimi.

Che si sia vegani o meno, questo è quindi il mese migliore per informarsi e prendere parte a questo evento globale che negli anni è cresciuto sempre di più. E che non esclude gli amanti del vino.


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Cos’è Veganuary, la sfida globale che propone di mangiare vegano a gennaio


La produzione vitivinicola italiana propone un’offerta sempre maggiore di vini vegani. Sia per motivi di sostenibilità ambientale che per scelta etica. E se si parla di vini vegani c’è infatti chi da tempo sta lavorando in questa direzione. Come Stefano Girelli – titolare delle aziende biologiche Santa Tresa e Azienda Agricola Cortese, nell’area di Vittoria (Ragusa) –  che ritiene che il mondo del vino debba sposare questo tipo di filosofia tutto l’anno. Una scelta etica doverosa, a suo dire, in un processo di produzione attento alla sostenibilità e alla tutela dell’ambiente, come ci ha raccontato in un’intervista in cui spiega molto bene cosa sono i vini vegani e perché sceglierli.

Marina e Stefano Girelli
Marina e Stefano Girelli

Santa Tresa e Azienda Agricola Cortese producono vini vegan sostituendo chiarificanti e coadiuvanti di derivazione animale come albumina, caseina e colla di pesce con proteine vegetali (come piselli o patate).

Eliminare l’utilizzo di prodotti di derivazione animale nelle diverse fasi di lavorazione del vino è fondamentale se si vuole condurre un’azienda in modo etico e attento all’ambiente. Una scelta di questo tipo ha immediate ripercussioni positive: tutela gli animali ma permette anche, ad esempio, di ridurre le emissioni di CO2. 

Stefano Girelli

La scelta di produrre vini vegani si aggiunge ad altre pratiche sostenibili e attente all’ambiente che hanno consentito alle due realtà guidate da Stefano Girelli di poter godere di una serie di certificazioni. L’azienda Santa Tresa vanta anche la certificazione Equalitas che affronta la sostenibilità secondo i tre pilastri sociale, ambientale ed economico. In sintesi certifica le aziende vitivinicole che rispettano i seguenti parametri: buone pratiche agricole, buone pratiche di cantina e imbottigliamento, buone pratiche economiche aziendali, buone pratiche economiche verso i dipendenti, buone pratiche economiche verso i fornitori, buone pratiche sociali verso i lavoratori, la formazione e le relazioni virtuose con il territorio. 

Vini Vegan, due rossi da provare

Per chi volesse quindi seguire il Veganuary 2023 e poi, magari, adottare questa filosofia anche il resto dell’anno, Santa Tresa e Azienda Agricola Cortese propongono due versioni di Nero d’Avola che oltre a essere vegan sono anche biologici e senza solfiti aggiunti. 

Insieme, il Nero d’Avola vegan di Santa Tresa

Insieme Nero d'Avola vegan Santa Tresa

Insieme di Santa Tresa è un Nero d’Avola Bio e Vegan prodotto senza l’aggiunta di solfiti, pratica enologica ancestrale, ma allo stesso tempo moderna con la ricerca di un vino totalmente naturale. Il nome Insieme deriva da una collaborazione nata nel 2010 con una cantina Sud Africana che già produceva vini senza solfiti aggiunti. Il desiderio di Stefano Girelli – titolare di Santa Tresa –  di rispettare a pieno la natura attuando il minor intervento possibile lo ha spinto ad imparare questo nuovo modo di fare vino e quindi spingersi oltre il concetto di “Bio”.

Le uve vengono raccolte a mano quando hanno raggiunto la perfetta maturazione e portate in cantina in piccoli contenitori per preservare al meglio la loro integrità. Durante tutta la fase della vinificazione sino all’imbottigliamento non vengono aggiunti solfiti. L’uva viene diraspata e sottoposta ad una pigiatura soffice. La fermentazione alcolica avviene ad una temperatura tra i 22-26 C° e durante tutto il processo fermentativo si effettuano rimontaggi e délestages frequenti. Una volta ultimata la fermentazione il vino viene mantenuto a contatto con le bucce per ulteriori 3-4 giorni, così da avere un contatto totale con le bucce di circa 15 giorni. Ultimata la fermentazione malolattica il vino è lasciato affinare sulle fecce fini in vasche d’acciaio per circa 2-3 mesi, fino all’imbottigliamento. Quest’ultima fase necessita di grande attenzione affinché il contatto con l’ossigeno sia ridotto al minimo ed il vino sia preservato al meglio.

Nel bicchiere Insieme si presenta con un piacevole colore rosso rubino intenso. Il bouquet è fresco con frutti a bacca rossa, mentre al palato questo vino risulta rotondo e morbido, dalla piacevole beva.

Nostru Nero d’Avola di Azienda Agricola Cortese

Nostru_Nero dAvola_vegan Azienda Cortese

Il Nero d’Avola Sicilia Doc “Nostru” senza solfiti aggiunti di Azienda Agricola Cortese è un vino rosso dal bouquet fresco con tipiche note di frutta a bacca rossa. In bocca freschezza e rotondità contribuiscono a dare piacevolezza alla beva. La sua consistenza distintiva esprime a pieno le caratteristiche del vitigno. È un vino che parla la lingua del territorio in cui nasce, quello di Vittoria, nella Sicilia sud orientale.

La fermentazione avviene nel modo consueto con dei rimontaggi nelle prime fasi del processo. Dopo la fermentazione, il vino viene tenuto a contatto con le bucce per 3-4 giorni, con ulteriori dellestages per mantenere il cappello bagnato. Il vino viene travasato e quindi fatto riposare evitando qualsiasi contatto con l’ossigeno. L’anidride solforosa viene naturalmente prodotta dal vino durante la fermentazione, senza ulteriori aggiunte. Questo è possibile perché durante il processo di vinificazione tutte le operazioni vengono condotte meticolosamente così da non necessitare l’aggiunta di solfiti.

Vini vegani per amanti delle bollicine

Anche chi predilige le bollicine può concedersi degustazioni vegan molto interessanti, come dimostrano due dei territori principi della produzione italiana: le colline del Prosecco e la Franciacorta. Ecco due etichette da scoprire per un veganuary all’insegna della frizzantezza.

Il Brut Vegan di Quadra Franciacorta

Franciacorta Quadra vegan

Brut Vegan è la sintesi della filosofia di Quadra Franciacorta l’azienda di Cologne (BS) diretta da Mario Falcetti. Questo Franciacorta vegano si rivolge a un consumatore attento, evoluto e sensibile che non rinuncia alla ricerca di qualità e innovazione. Ottenuto da uve Chardonnay, Pinot bianco e Pinot nero coltivate e raccolte nelle vigne della tenuta, viene affinato per oltre 60 mesi in bottiglia a contatto con i lieviti.

Si tratta di un vino perfetto come aperitivo, ma adatto anche ad accompagnare i piatti delicati della tradizione vegana. Una bollicina da servire a 8°C.

Amets, il Prosecco vegan di Marzio Bruseghin

Amets Prosecco Brut vegan

In lingua Basca “Amets” significa sogno ed è questo il nome che l’ex campione di ciclismo Marzio Bruseghin ha scelto per i suoi vini biologici e vegani. Il Prosecco Doc Treviso Brut Vegan di Marzio Bruseghin colpisce per l’estrema finezza ed eleganza, profumi fruttati che ricordano la pesca Bianca, note agrumate a cui si affiancano sensazioni di timo, salvia, con una nota finale gessosa. Un vino fresco con un’interessante componente sapida.

Amets nasce nelle Prealpi Trevigiane, in un anfiteatro verde dal forte impatto scenografico a 430 m. s.l.m. Qui il campione di ciclismo ha realizzato il sogno che aveva da bambino: fare l’agricoltore. Da provare anche la versione Extra Dry e l’Amets prodotto “sui lieviti”. 

Un sorso vegan d’oltralpe

Quando si parla di vino di qualità, l’Italia vanta tesori per tutti i palati, ma è sempre un peccato darsi dei confini e allora perché non fare anche un viaggio in Francia? Abbiamo parlato di rossi e di bollicine, ora per il vino bianco affidiamoci a una produzione dei nostri “cugini” d’Oltralpe. Un modo gustoso e utile per valutare le diverse espressioni che può avere un vino vegano a seconda del territorio di produzione.

Sauvignon Blanc vegan di Château Timberlay

Sauvignon vegan bordeaux

Arriva da Bordeaux, dal cuore di una delle aree viticole più prestigiose al mondo, il Sauvignon Blanc vegan firmato Château Timberlay. L’origine di Château Timberlay risale al XIV secolo, durante la Guerra dei Cent’anni, quando l’Aquitania era sotto la dominazione inglese: molto apprezzati dalla critica, oggi i suoi vini ricevono numerosi riconoscimenti internazionali. Questo Sauvignon Blanc dal colore giallo dorato, al naso si rivela complesso e molto varietale. Il bouquet è elegante, fine e espressivo e rivela una miscela di fiori bianchi, pesca e limone. Al palato è ben equilibrato, esprime rotondità e vivacità su note di frutta esotica e agrumi. Il finale è lungo e piacevole.

Con i suoi sentori e la sua piacevole freschezza questo vino si sposa perfettamente con tutti i piatti a base di verdure, dai primi alle insalatone, passando per creme, vellutate e zuppe. Ideale con risotti vegan, da provare anche con la pasta al pesto genovese e i ravioli di zucca.

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L’Autore

Curioso prima di tutto, poi giornalista. E questa curiosità della vita non poteva che portarmi ad amare i viaggi e il cibo in ogni forma. Fotocamera e taccuino alla mano, amo imbattermi in storie nuove da raccontare.

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