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Cosa farà il governo per favorire i farmaci generici?

Costano meno ma preferiamo acquistare quelli di marca. I generici, considerati dagli italiani farmaci di serie B, rappresentano solo il 30% delle vendite. Ora però potrebbero aiutarci con la carenza dei medicinali, siamo pronti? Fatti, numeri, commenti e propositi del nuovo ministro della Salute

Pur di non rinunciare ai farmaci di marca siamo disposti a spendere un miliardo in più e a farne scorte aggravando la carenza dei medicinali. Una soluzione a questo problema, dovuto alla chiusura dei rubinetti da parte della Cina che non può più permettersi di fornire i principi attivi all’Europa, però c’è e sono i bistrattati generici o equivalenti.

C’è anche una legge che prevede per il medico l’obbligo di indicare sempre sulla prescrizione il principio attivo e non solo il nome del farmaco, ma spesso non avviene.

Come affrontare allora la resistenza opposta dagli italiani? Il governo dice di avere un piano.

PERCHÉ FIDARSI DEI GENERICI

Il sentimento di diffidenza degli italiani nei confronti dei generici è dovuto principalmente alla loro scarsa popolarità, a una questione “culturale”, come l’ha definita il sottosegretario alla Salute, nonché farmacista, Marcello Gemmato.

Tuttavia, i generici – ovvero medicinali aventi la stessa composizione qualitativa e quantitativa in termini di sostanze attive e una bioequivalenza con il medicinale di riferimento dimostrata – forse sono considerati di serie B perché poco noti e più economici, come se questo fosse sinonimo di minore qualità.

PERCHÉ I GENERICI COSTANO MENO

L’immissione in commercio di un nuovo medicinale richiede tempi di ricerca molto lunghi, generalmente 7-10 anni, ma in alcuni casi possono essere anche di più. Inoltre, spiega l’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, comportano un ingente investimento che è completamente a carico dell’industria farmaceutica, che per prima ha scoperto la molecola e ne brevetta il principio attivo.

Solo una volta scaduto il brevetto possono essere messi in commercio anche i generici, che vengono venduti a prezzi inferiori perché, se dimostrata la bioequivalenza con quelli di marca, i costi di produzione per le aziende produttrici diminuiscono poiché non hanno l’obbligo di effettuare gli studi pre-clinici e clinici.

I RINCARI DEI COSTI DI PRODUZIONE

Tuttavia, secondo l’Osservatorio Nomisma, nel 2022 i costi totali di produzione dei medicinali generici in Italia sono cresciuti rispetto al 2021 del 21%, per una cifra pari a circa 937 milioni di euro.

In particolare, il costo di principi attivi ed eccipienti è in crescita del 26,5%, quello dei trasporti del 100% (il prezzo di noleggio di un container ha subito un incremento del 131% tra il I semestre 2020 e il I semestre 2022), quello dell’energia del 300%. Ah, senza dimenticare che nel triennio 2019-2021 le aziende hanno dovuto assorbire importanti pressioni di prezzo lungo la catena di approvvigionamento.

QUANTI GENERICI ACQUISTANO GLI ITALIANI

In Italia il prezzo al pubblico, stabilito per legge, dei medicinali equivalenti è di almeno il 20% in meno, afferma l’Istituto Mario Negri. Ma questo non sembra comunque attirare gli italiani.

Nel 2021, si legge nell’ultimo report di Egualia, l’organo di rappresentanza dell’industria dei generici, “i cittadini hanno continuato a versare di tasca propria 1.051 milioni di euro di differenziale di prezzo per ritirare il marchio off patent – più costoso – invece che il generico-equivalente – a minor costo – interamente rimborsato dal Ssn”.

L’incidenza media nazionale nell’uso degli equivalenti è infatti del 30,5%, con una disomogeneità che varia dal 38,2% del Nord al 22,5% del Sud passando per il 27,2% del Centro, stando all’ultimo report di Egualia, l’organo di rappresentanza dell’industria dei generici.

La media europea, invece, stando al Sole24Ore, supera il 50%.

COME INTENDE AGIRE IL GOVERNO

Il ministro della Salute Orazio Schillaci, che ha voluto rassicurare sull’allarme dovuto alla carenza dei medicinali, ha detto non solo che parte del problema è dovuto proprio al “limitato ricorso” ai generici ma anche che è sua “intenzione avviare ogni iniziativa finalizzata a promuovere la prescrizione del principio attivo in modo da consentire la diversificazione della domanda dei farmaci”.

Inoltre, “è mia ferma intenzione – ha affermato il ministro – avviare, come ulteriore rimedio alla carenza dei medicinali, il ricorso a farmaci galenici”, che “preparati da un laboratorio di una farmacia rispondono alle esigenze terapeutiche del paziente, garantendo la qualità del prodotto”.

Sarà, infine, fondamentale il lavoro in tandem di medici e farmacisti per promuovere queste valide alternative.

Un piano che però secondo Silvio Garattini, presidente dell’Istituto Mario Negri e considerato il più autorevole dei farmacologi italiani, non va d’accordo con la riforma dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), che considera “un pasticcio per quello che propone e per ciò che ignora”.

I FARMACI INTROVABILI PER I MALANNI DI STAGIONE

Ma la mancanza di farmaci lamentata soprattutto per quelli usati per curare influenza e Covid-19 (antinfiammatori, analgesici e antibiotici), secondo Schillaci non sarebbe una difficoltà “direttamente riconducibile alla carenza di medicinali, data l’alta disponibilità di medicinali equivalenti sul mercato”.

Il ministro ha infatti dichiarato che i farmaci non sostituibili con i generici “sono di fatto meno di 30”.

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