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Com'è finita la battaglia sulle nuove caldaie in Germania caldeggiate dai Verdi

Il governo tedesco ha raggiunto un accordo sulla sostituzione delle caldaie a gas con le pompe di calore a energie rinnovabili: ecco cosa prevede il compromesso. L’articolo di Pierluigi Mennitti da Berlino

Alla fine è arrivato il compromesso nel governo tedesco sul controverso tema della sostituzione delle caldaie a gas e petrolio con quelle a pompe di calore. Divenuta la nuova battaglia centrale dei Verdi, con l’obiettivo di ottenere che il 65% dei nuovi impianti di riscaldamento installati dopo il 2024 venga alimentato da energie rinnovabili, la traduzione in una corrispondente proposta di legge aveva incontrato l’opposizione degli alleati di governo liberali e socialdemocratici.

L’ENNESIMO COMPROMESSO TRA I LITIGI

Con il nuovo accordo, l’obiettivo del 65% resta, ma oltre al sistema a pompe di calore (che era l’unico preso in considerazione dai Verdi) saranno ammesse anche altre alternative rinnovabili, come l’idrogeno verde e il gas naturale blu. Inoltre sono contemplate eccezioni per le famiglie e le abitazioni private. Sarà comunque un’avventura costosa, non solo per imprese e famiglie, ma anche per lo Stato, che promette di finanziarne i costi con sostegni diretti per i percettori di bassi redditi e con incentivi fiscali per chi è più ricco. Ma le modalità concrete di questi aiuti non sono state annunciate e restano nel vago.

Il compromesso partorito dal vertice fra Olaf Scholz e i suoi due vice cancellieri (Christian Lindner dell’Fdp e Robert Habeck dei Verdi) contempla anche così tante eccezioni, da rendere questa legge già impopolare anche poco comprensibile.

SPARISCE L’OBBLIGO DI SOSTITUIRE LE CALDAIE

Per sintetizzare al massimo, a differenza di quanto inizialmente proposto da Habeck, è sparito l’obbligo di sostituzione degli impianti di riscaldamento a gas e a petrolio esistenti. Finché funzionano, anche grazie a riparazioni, non ci sarà alcuna costrizione a passare alle pompe di calore. Il discorso cambia quando la caldaia si rompe. Ma anche in quel caso la marcia verso la sostituzione sarà lenta, perché sono previsti dei periodi di transizione nei quali sarà ancora possibile istallare temporaneamente nuove caldaie a combustibile fossile, ad esempio per superare il periodo invernale ed evitare di restare con la casa al freddo.

È stato il ministro liberale (delle Finanze) Christian Lindner a insistere su un principio che ha ribaltato l’impostazione data da Habeck: incentivi piuttosto che obblighi.

NON SOLO POMPE DI CALORE, PERMESSE ANCHE ALTRE ALTERNATIVE

Molti operatori ritenevano irrealistica la decisione, contenuta nella proposta di legge originale dei Verdi, di imporre esclusivamente l’alternativa delle pompe di calore, anche per la mancanza ormai cronica di installatori e per l’incertezza negli approvvigionamenti. Due fattori che già oggi rendono lenta l’istallazione di questi sistemi di riscaldamento. Quest’ultimo aspetto viene ora reso meno drammatico dalla possibilità di adottare anche altri sistemi cosiddetti “verdi”, come il gas naturale blu e l’idrogeno verde.

ECCEZIONI PER GLI OVER 80

Inoltre, se il proprietario di casa ha più di 80 anni, potrà non fare nulla. Il cambio di sistema di riscaldamento avverrà a vendita della casa (o al momento del passaggio di eredità).

Insomma, ancora una volta – come accaduto spesso negli ultimi tempi – da un vertice governativo i Verdi escono di fatto ridimensionati. Gli obiettivi annunciati restano fissati sulla carta, ma i tempi e i modi per arrivarci vengono spalmati su un percorso di maggiore realismo.

LA LUNGA STRADA VERSO RISCALDAMENTI A NEUTRALITÀ CLIMATICA

La Germania si è impegnata per legge a diventare neutrale dal punto di vista climatico entro il 2045. Per raggiungere questo obiettivo, al più tardi entro il 2045, il settore del riscaldamento degli edifici dovrebbe essere completamente privo di combustibili fossili, che rappresentano ancora oltre l’80% dei 41 milioni di abitazioni in Germania. Secondo il ministero dell’Economia, le pompe di calore rappresentano meno del 3% del totale, per questo si sottolinea che il passaggio deve iniziare adesso. Poiché gli impianti di riscaldamento funzionano in media per 20-30 anni, ogni nuovo impianto di riscaldamento installato oggi funzionerà potenzialmente fino al 2045. Pertanto, il passaggio deve avvenire rapidamente, altrimenti la Germania non sarà in grado di raggiungere i suoi obiettivi climatici.

OPPOSIZIONI SUGLI SCUDI

Critiche le opposizioni. La Cdu vede ancora molte questioni aperte dopo il compromesso. Il portavoce per la protezione del clima e la politica energetica del gruppo parlamentare al Bundestag, Andreas Jung, ha denunciato mancanza di trasparenza in molte delle decisioni comunicate, in particolare sui finanziamenti promessi, che restano “completamente nebulosi”. Il segretario generale della Csu Martin Huber ha accusato la coalizione di usare un “piede di porco” contro i cittadini nella politica per il clima, aggiungendo che “i piani del governo sono socialmente ingiusti e rappresentano un onere ingiustificabile, soprattutto per i proprietari di case più anziani”.

Posizione non dissimile sull’altro versante politico.  Di un “programma di impoverimento” ha parlato Sören Pellmann, deputato della Linke (Sinistra): “Nella Germania orientale migliaia di impianti di riscaldamento dovranno essere sostituiti, dal momento che molti sono stati installati negli anni Novanta”, ha detto, “e molti cittadini sono disperati in vista degli orrendi costi di ristrutturazione che si dovranno sostenere”.

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