La politica è anche questione di tempistiche. Sulla cannabis e sulla legalizzazione delle droghe leggere, a cui la nuova segretaria Pd Elly Schlein s’è definita favorevole, assistiamo a un curioso cortocircuito. Ora tutti silenziosi, come se Schlein non ne avesse mai parlato: e se il silenzio equivale all’assenso, dobbiamo pensare che i Dem non siano più gli stessi che l’estate scorsa criticavano aspramente e pubblicamente il leader delle Sardine Mattia Santori per le sue posizioni ultrafavorevoli sul tema, con annesso elogio della coltivazione domestica. Beh, giusto: ora (questione di tempistiche) è la cordata Santori-Schlein a guidare il partito, ergo certi imbarazzi si possono celare. E, anche in questa partita, il Pd si dimostra sempre più movimento e sempre meno partito.
E’ inutile ma divertente rammentare a molti consiglieri e parlamentari di centrosinistra le posizioni sulle droghe leggere tenute per anni (gli stupefacenti sono tutti pesanti, la legalizzazione non eliminerà la criminalità organizzata): quello che emerge, con sempre maggiore forza, è che le battaglie di parte della base, anzi del movimento dem, iniziano solo ora a somigliare a quelle della segreteria, che infatti è lontana dalla maggioranza dei dirigenti e dei circoli, come ha dimostrato il voto bonacciniano al congresso.
Stupisce che dopo aver sentito tanto parlare di lavoro e di vere esigenze del paese, si cominci da un tema che, onestamente, non appare la priorità delle nostre agende. E anche l’uscita sui patrioti da cancellare nelle lapidi cittadine del sindaco di Bologna Matteo Lepore (perché è preferibile la parola partigiano, toh, proprio mentre Fratelli d’Italia spinge sull’altro concetto e per anni nessuno aveva mai pensato che patrioti potesse essere un termine incongruo) è davvero un autogol. Pure questa, non appare una priorità.
Sono tutti assist a Giorgia Meloni e alla sua squadra. La politica è questione di tempistiche, certo. E anche di priorità.