Due anni e più di pandemia e il blocco (obbligato) di buona parte dell’attività ospedaliera hanno lasciato in eredità alla sanità italiana (e marchigiana) un nodo da sciogliere prima che diventi cronico: quello delle liste d’attesa, tra prestazioni ai limiti dell’impossibile e tempi che sfiorano il biblico. Premessa: il problema è comune, seppur con ricadute diverse di regione in regione. A fare la differenza, semmai, è lo stato di salute dei servizi sanitari regionali e le ricette messe in campo. Nelle Marche il capitolo dei tempi d’attesa da abbattere è tra le priorità individuate dalla Regione nel Piano socio-sanitario 2023-2025. La strategia dell’assessore regionale alla sanità, Filippo Saltamartini, agisce su due fronti e ne riferiamo nell’edizione di oggi: il primo step sarà il superamento del centro unico di prenotazione regionale, che rischia di diventare il classico collo di bottiglia di fronte a una mole di richieste in crescita. Ecco dunque cinque Cup, uno per ciascuna Ast provinciale, chiamati a raccogliere le prenotazioni dai territori di riferimento, dove dovrebbe anche maturare la risposta in termini di servizi.
La seconda novità è quella delle cosiddette “Liste di garanzia”, una sorta di sala d’attesa preferenziale, ma virtuale, con tempi massimi (e non valicabili) di risposta. Funzionerà? Diciamo che è un tentativo per risolvere il problema, ma deve essere accompagnato da provvedimenti di più ampio respiro e di carattere nazionale, altrimenti rischia di restare una risposta isolata. In primis, come la Regione ha chiesto al governo, è necessario e urgente lo sblocco delle assunzioni per il personale della sanità. Tradotto: un allentamento dei vincoli di spesa per il personale, che negli ultimi anni hanno avuto l’effetto (deleterio) di stoppare le assunzioni e nel contempo di far lievitare la spesa per l’acquisto di beni e servizi, ovvero per cooperative e medici gettonisti, per i quali invece il tetto non c’è. Risultato: meno pubblico e più privato, clamorosa disparità di stipendi tra medici privati e pubblici (tutta a vantaggio dei primi) e una desertificazione dei reparti ospedalieri. Ecco, possiamo vagliare qualsiasi strategia per ridurre i tempi d’attesa, ma se mancano i fondamentali…