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Puoi leggere la Divina Commedia passeggiando tra le strade della città

Monumenti, scorci incantevoli e palazzi storici: Firenze è una delle città italiane più belle e una tappa immancabile per gli amanti dell’arte. Il fascino del capoluogo toscano sta proprio nella possibilità di alzare lo sguardo e imbattersi ogni volta in qualche capolavoro o opera che lascia senza fiato. Quando si parla di Firenze, però, non si può fare a meno di pensare a Dante e al suo lavoro più importante: la Divina Commedia. L’opera letteraria che il poeta ha ambientato e in un certo modo dedicato alla sua amata città, non poteva rimanere chiusa tra le pagine di un libro, ma è riuscita ad arrivare fino alle facciate dei palazzi. Sugli edifici fiorentini ci sono lapidi in cui vengono citati alcuni versi significativi che hanno reso celebre Dante in tutto il mondo.

La Divina Commedia tra le vie di Firenze

Il legame tra Firenze e Dante, esiliato e lontano dalla sua amata città fino alla morte, è sempre stato vivo ed è rimasto intatto nel corso dei secoli. È stato un sentimento profondo, tanto che agli inizi del XX secolo, per la precisione nel 1900, il comune decise di omaggiare il poeta realizzando delle targhe con le terzine presenti nella Divina Commedia che richiamano alcuni luoghi della città.

Il compito di scegliere le frasi più significative non venne affidato al caso, al contrario il comune pensò di istituire una vera e propria commissione di esperti in materia dantesca. Tutti accettarono immediatamente e si misero all’opera nell’individuare i versi più significativi con riferimenti topografici, scegliendo i luoghi più adatti su cui posizionare le lapidi. Furono necessari solo sette anni per concludere il progetto e dal 1907 la lapidi di marmo hanno arricchito le facciate di alcuni palazzi della città.

Le iscrizioni si trovano tutte nel centro storico di Firenze tra Ponte Vecchio, Via del Corso, Via Dante Alighieri, Piazza della Signoria e strade limitrofe. Sono quasi tutte all’aperto tranne 3 che invece sono situate all’interno del cortile di Michelozzo a Palazzo Vecchio. Quest’ultime si riferiscono alla famiglia degli Uberti, appartenenti alla fazione dei ghibellini, allontanati dal capoluogo toscano nel 1266.

Le terzine tornano a “risplendere” con il restauro

Di sicuro il compito della commissione incaricata di scegliere i versi non è stato semplice, ma è riuscita ad estrapolare in totale 34 terzine presenti nei tre canti: nove sono state tratte dall’Inferno, cinque appartengono al Purgatorio e venti al Paradiso.

Se la bellezza della Divina Commedia è rimasta intatta nel corso dei secoli, le lapidi esposte alle intemperie e al tempo, con il trascorrere degli anni hanno perso l’antico smalto. Proprio per questo il comune recentemente ha deciso di restaurarle per far sì che il marmo torni a splendere sulle facciate e rendere ancora più preziosi i palazzi della città che ha dato i natali a Dante Alighieri. Quello che stupisce e lascia senza fiato di Firenze è la sua bellezza unica e immutata nel tempo, pronta a sorprendere turisti e residenti. Nonostante sia una meta visitata almeno una volta nella vita dalla maggior parte delle persone, quando si arriva c’è sempre qualcosa da scoprire e da cui farsi stupire.

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