La FIALS di Bergamo chiede lumi agli inquirenti sulle cause che hanno portato al decesso di una Paziente a causa di un incendio in ospedale a Bergamo.
Il segretario provinciale della FIALS di Bergamo, Alfredo De Marchi, interviene in merito al processo che consegue alla morte di una Paziente in ospedale. La donna è deceduta a seguito di un tremendo incendio, le cui cause ancora non sono state spiegate chiaramente dagli organi inquirenti e dalle direzioni.
Ecco la missiva di Alfredo De Marchi:
- Alla Direzione Generale della Tutela delle Condizioni di lavoro – Divisione III
Ministero del lavoro e delle Politiche Sociali - Alla Direzione interregionale del Lavoro
- Alla Direzione Territoriale del Lavoro di BERGAMO
Oggetto: Esposto urgente in merito alla triste vicenda di una paziente di 19 anni, avvenuta nell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, morta carbonizzata a seguito di un incendio sviluppatosi nella stanza di psichiatria, in circostanze tutte da indagare.
A seguito del tragico ed inspiegabile evento, la Procura della Repubblica competente per territorio ha doverosamente formalizzato l’apertura di un fascicolo d’inchiesta ipotizzando la ricorrenza di omicidio colposo contro ignoti.
Da un comunicato stampa diramato dall’amministrazione del nosocomio in questione, apprendiamo che è stata costituita una commissione Tecnico-Organizzativa interna, presieduta dalla A.T.S di Bergamo, formata da dipendenti della medesima e da dipendenti della A.S.S.T, sede del tragico evento, per analizzare quanto accaduto dal punto di vista Organizzativo e Procedurale.
Nel merito di ciò – senza che ciò sia in alcun modo una espressione di giudizio, e tanto meno che invada le legittime competenze sul vaglio dei fatti a carico dalla magistratura – il ruolo implicitamente riconoscibile ad una formazione sindacale rende legittimo il potere con molta cautela osservare – ferma restando la sicura buona fede dei componenti designati per nelle suddette commissioni – che il fatto stesso di essere dipendenti del controllore (ATS) e del controllato (ASST), non rende tale organo assolutamente ed astrattamente privo di potenziali condizionamenti e di adeguata autonomia, quanto meno da un punto di vista anche solo emotivo.
Per queste ragioni, ma e soprattutto per scongiurare un disordinato e sospettoso clima di “caccia alle streghe”, riteniamo sia stato opportuno affidare l’incarico a tecnici esterni di comprovata esperienza (come senz’altro hanno anche i membri attuali di tale commissione), ma che non abbiano opportunamente alcun legame con le amministrazioni oggetto dell’inchiesta.
Ovviamente confidiamo sul fatto che la magistratura inquirente possa fare piena luce sulla pietosa vicenda oggetto di indagine, nel pieno rispetto della verità e del diritto di difesa di chi sarà chiamato a chiarire il necessario.
Per queste ragioni, il sottoscritto Alfredo De Marchi, in qualità di Segretario generale pro tempore della Federazione Italiana Autonomie Locali e Sanità della Provincia di Bergamo, nonché membro del consiglio Regionale e Nazionale della medesima organizzazione, senza alcuna pretesa di sostituirsi agli organismi istituzionali in indirizzo, intende infine esporre alcune riflessioni sotto forma di domanda e proposta.
1) Una struttura Ospedaliera (peraltro di recente costruzione) espleta un’attività altamente complessa, tale da richiedere competenze specifiche per la loro progettazione e gestione. Pertanto, in quanto deputata alla tutela della salute pubblica, il ruolo che la sicurezza ricopre al suo interno (e nello specifico la sicurezza in caso d’incendio) è di enorme rilevanza. Sconcerta quindi rilevare – salvo l’esito degli accertamenti in corso – che sembrerebbe siano state violate regole elementari della sicurezza sul posto di lavoro.
Risulta infatti di una banalità sconcertante la motivazione, da qualcuno avanzata, che il reparto di psichiatria sia sprovvisto di un sistema antincendio automatico per il rischio di suicidi per impiccagione che avrebbero potuto verificarsi utilizzando teoricamente uno degli ugelli sprinkler sul soffitto. Utile ricordare che esistono vari sistemi antincendio: mi permetto di suggerirne alcuni: A parete, a pavimento, incassati sul soffitto, ed altri ancora…
2) L’immediata e repentina propagazione dell’incendio lascerebbe supporre che il materasso, le lenzuola ed i cuscini non erano prodotti con materiale ignifugo.
3) Come riportato dal quotidiano “Il Foglio”, sembrerebbe che la paziente avrebbe tentato il suicidio solo mezz’ora prima del rogo. E per questo sembrerebbe essere stata contenuta sul letto. Se ciò fosse confermato dalle indagini in corso, sarebbe davvero clamoroso appurare che dopo un tentato suicidio qualche paziente sia stato immobilizzato e lasciato solo in una stanza. Sicuramente invece, l’ufficio infermieristico (D.P.S.S) avrebbe dovuto con immediatezza attivare il protocollo operativo per la prevenzione e gestione degli atti suicidari e predisporre una vigilanza intensa e accurata – ovvero personalizzata 24 ore su 24.
4) Utile verificare – dai tabulati delle presenze e dagli ordini di servizio della mattina del 13 Agosto – il numero e la composizione del personale in servizio – distinto per categoria e profilo professionale. Così come anche il numero dei pazienti ricoverati. Sarebbe anche utile visionare la documentazione attestante il possesso dei requisiti che contenga la programmazione e la verifica della formazione necessaria e specifica del personale; il sistema di inserimento e l’addestramento del nuovo personale; le turnazioni del personale e le ore maturate nel periodo 1 giugno – 15 agosto 2019.
5) Infine, appare necessario, e prima che fatalmente possa verificarsi qualche disfunzione, evidenziare come anche drammatiche sono le condizioni lavorative del personale che opera presso la casa circondariale di Bergamo, denunciate dal personale con nota del 5/06/2019. Gli stessi riferiscono che a causa della mancanza di personale sono impossibilitati ad espletare attività sanitarie di vitale importanza agli oltre 550 ospiti del penitenziario. Basti solo pensare che il personale Part- Time ha maturato oltre 1000 ore di straordinario che non riesce a smaltire.
L’intento di questa lettera aperta – lungi dall’essere un atto di accusa contro chicchessia – è solamente quello di svolgere il ruolo che qualsiasi libero sindacato dei lavoratori dovrebbe avere la possibilità di effettuare. Collaborare cioè con la parte datoriale affinché l’organizzazione dei lavoratori sia ottimale e non li esponga a rischi e pericoli nell’espletamento della loro mansioni; individuare, nella prassi operativa, procedure o fattori che espongano anche i destinatari del servizio reso a pericoli ovvero al patire comunque inefficienze (anche estreme, come nel caso de quo) e ritardi.
Confidiamo quindi che questo nostro intervento abbia, da parte dei destinatari, la considerazione pari alla buona fede di chi lo sta eseguendo. Quanto accaduto, oltre ad avere causato una morte ingiusta e dolorosissima, è una ferita aperta alla organizzazione del Servizio Sanitario (nella sua accezione di “valore” della collettività) ed alle sue finalità; genera poi grave offesa alla dedizione ed alla professionalità di tutti gli operatori del settore, ivi intendendo tutti i livelli che lo compongono.
Il nostro auspicio, è che dalla drammatica vicenda possano trarsi tutte le considerazioni utili a rendere impossibile che ciò possa riaccadere.
Il segretario Provinciale
della FIALS di Bergamo
Alfredo De Marchi
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