Sergio Abrignani e Roberto Burioni si proteggono in aereo e in treno, mentre Matteo Bassetti gira a viso scoperto anche nei luoghi affollati. Alberto Zangrillo ha dichiarato di non portarla più da almeno sei mesi. Negli Stati Uniti, invece, per la maggioranza dei medici resta “una insostituibile compagna”. La mascherina continua a dividere, anche adesso che la pandemia sembra davvero al tramonto. Il suo utilizzo, inevitabilmente, è crollato.
Nei centri commerciali, alle Poste, dentro i palazzetti dello sport e allo stadio, le mascherine sono rarissime come i gol di Lukaku o le presenze di Pogba. Tutta un’altra storia rispetto a due anni fa quando, nel pieno della pandemia, venivano utilizzate nel mondo 3 milioni di nuove mascherine ogni minuto, 130 miliardi al mese.
In Italia, fino a maggio 2022, si erano consumati oltre 46 miliardi di pezzi. Su un punto, però, c’è quasi unanimità di pensiero: le mascherine sono state decisive nel mitigare gli effetti del coronavirus. Come piccoli giubbotti antiproiettile, hanno attutito gli attacchi invisibili del Covid in attesa dei vaccini. Ora che la loro missione è quasi conclusa, non guasterebbe un grazie nella speranza di non doverle mai più indossare.