Daniele Capezzone, sulle pagine della Verità, questa mattina ha fatto un “toc toc” a tutti i fenomeni che ci sono in Italia. Ieri sono morti 90 migranti a largo della Tunisia, ma da loro non è arrivata una parola. Avete per caso sentito qualche di dichiarazione di Schlein, Mimmo Lucano, CGL o dell’ANPI?

Capezzone fa notare come nel caso di Cutro, “il grosso del sistema mediatico si è servito di quei corpi per attaccare l’esecutivo”, mentre “i morti al largo della Tunisia vengono derubricati a mera statistica” forse perché in Tunisia “non c’è un premier nemico da colpire”.

Dove sono finiti tutti quelli che hanno buttato i pupazzetti per i morti in mare per Cutro? Dove sono finite le dichiarazioni contro il governo italiano e la Guardia Costiera perché non aveva salvato nella Sar Libica un barcone con 18 persone? Purtroppo è il doppio standard della stampa italiana che in questo caso non ha voluto e non ha potuto lavorare su questa dramma del mare.

Sempre sul tema migranti, il Messaggero riporta un’analisi molto interessante della Fondazione Hume che mette in relazione gli sbarchi con i morti. Ebbene, il periodo in cui c’è stato il maggiore numero di morti per sbarchi, è quello del governo Renzi. Insomma, non c’è da stupirsi: quelli sono stati gli anni dell’accoglienza indiscriminata in cui vi è stato il picco degli sbarchi.

La cosa meno ovvia che invece si evince da questo report è che il numero dei morti non è proporzionale al numero degli sbarchi, ma quasi esponenziale! Se uno parlasse da economista descriverebbe le due curve (quella degli sbarchi e quella dei morti in mare) come due curve non parallele. Più sbarchi più morti, quindi non solo in termini proporzionali, ma in termini progressivi: un po’ come le aliquote dell’Irpef.

Nicola Porro, 26 marzo 2023

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