Jafar Panahi ha iniziato lo sciopero della fame e della sete. In una lettera pubblicata su Instagram dai suoi familiari, il regista iraniano incarcerato a Teheran da luglio scorso ha comunicato la sua drastica e drammatica decisione. “Ho utilizzato tutti i mezzi legali per ottenere il rispetto dei miei diritti. Oggi, come molte persone intrappolate in Iran, non ho altra scelta che protestare contro questi comportamenti disumani con ciò che ho di più caro, che è la mia vita”, ha scritto il 62enne autore del pluripremiato Il cerchio. “Sono in sciopero della fame dalla mattina del primo febbraio 2023 e mi rifiuto di mangiare e bere fino al momento del mio rilascio. Continuerò anche se sarà il mio corpo senza vita a uscire dalla prigione. Con l’amore per l’Iran e la gente del mio Paese”, ha concluso.
Lo scorso 20 luglio Panahi, assieme ad altri colleghi del cinema iraniano, si era recato nel carcere di Evin, a Teheran, nell’ufficio del procuratore distrettuale per protestare contro la detenzione dei registi Mohammad Rassulof e Mostafa Al-Ahmad. Una volta lì, Panahi è stato arrestato a sorpresa. Su di lui pendeva una condanna del 2011 a sei anni di carcere per aver prodotto propaganda antigovernativa. La sentenza non era mai stata eseguita, ma come sottolinea Panahi nella sua lettera la legge del 2010 in base alla quale è stato arrestato nel 2022 prevedeva l’inapplicabilità dopo dieci anni di non esecuzione. “Questo arresto, quindi, – ha scritto – era più simile a un rapimento che all’esecuzione di una sentenza giudiziaria”. Panahi ha elencato tutti i tentativi falliti di ottenere giustizia, quindi la decisione finale del rifiuto di acqua e cibo.
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