Otto anni mancano a Stefano Cuccagna per andare in pensione e godersi il meritato riposo dopo una vita di sacrifici. Ma otto son lunghi e ancora una volta bisogna reinventarsi – a quasi sessant’anni – per stare a galla e far quadrare i conti. Soprattutto quando sei separato e con dei figli. Ci vorrebbe un lavoretto part time per integrare l’occupazione principale da agente di commercio. Un’idea che gli suggerisce il figlio Luca, studente all’università di Pisa, che per concorrere alle spese da fuori sede fa il rider qualche sera a settimana.
Nel 2020 Stefano accetta il consiglio e comincia a fare il rider in bicicletta. È in forma, e non ha problemi a farsi anche 60 chilometri al giorno con la bici per consegnare pasti caldi in giro per Roma, dove vive. «All’inizio ho fatto un po’ di fatica ad accettarmi come rider, ma dopo poco tempo mi sono abituato e ho cominciato a vedere l’aspetto positivo». Dopo un annetto per Stefano arriva l’opportunità di lavorare in centro, zona Tridente. Questa volta cambia il datore di lavoro passando a Just Eat, e ci guadagna: gli fanno un contratto regolare, 10 ore a settimana spalmati in tre giorni per massimo 400 euro al mese. «Essere stato assunto ha rappresentato molto per me, perché mi sono state riconosciute delle tutele che prima non avevo» ci spiega Stefano.
Stefano è uno dei tanti che lavora per il servizio globale di Just Eat, che in Italia conta 3000 lavoratori in 24 città assunti con contratto di subordinazione e paga oraria: «I contratti base sono da 10, 20 e 30 ore, ma qualcuno riesce a fare anche 39 ore, considerandolo il primo lavoro. Ovviamente un lavoratore tutelato è anche un lavoratore più motivato e questo ci spinge a migliorare il servizio e le condizioni di lavoro», spiega Vanessa Saverino, pr Manager. «Se a Milano si vedono tanti lavoratori extracomunitari fare consegne, al sud e al centro sono gli italiani la maggioranza, molti sopra i 40-50 anni e spesso anche donne lavoratrici. Sono tante le persone che hanno perso il lavoro precedente e hanno iniziato con noi nell’attesa di trovare un altro lavoro, ma che poi hanno continuato a lavorare con noi aumentando le ore e quindi anche i guadagni».
Altrettanto numerosi quelli come Stefano, che cercano un’integrazione che gli permetta di vivere più tranquilli. E la tranquillità economica va di pari passo con una maggiore qualità di vita, anche al lavoro, proprio come accade a lui: «Una seconda entrata sicura – seppur piccola – mi aiuta a quadrare il bilancio familiare, senza sacrificare le altre mie attività. Le spese sono tante, l’aiuto ai due figli e poi quello che avanza in saccoccia, per pagare le spese di casa, sempre più alte». Alla domanda di cosa gli piace del suo secondo lavoro, Stefano non esita: «La libertà di poter scegliere i turni. Inizio verso le 19 e arrivo fino massimo alle 11 circa quando faccio qualche straordinario. Ho scelto di lavorare la sera, quando tutto è più tranquillo e la città si svela nella sua bellezza. Mi piace poter girare la mia città scoprendola continuamente».