È fantastico oggi il pezzo sul Domani in cui si parla delle varie riforme che ha in mente il centrodestra. A proposito del giornale di De Benedetti, dovete sapere che Stefano Feltri non è più direttore, quindi faccio il mio in bocca al lupo al suo successore.

Tornando alla questione delle riforme, l’articolo a cui mi riferisco è il fondo di Bragantini, la gauche caviar milanese fatta in persona nonché ex commissario Consob. Bragantini ci spiega che il presidenzialismo, la flat-tax e l’autonomia regionale differenziata, ovvero le proposte contenute nel programma di centrodestra e per cui la Meloni è stata elette, sono “riforme eversive”. Aggiunge poi che la Carta costituzionale non è immutabile, ma per cambiarla servono i “giusti modi”. In sostanza, Bragantini, dall’alto della sua autorevolezza, ci spiega che la Carta si può cambiare, ma ci vogliono i giusti modi che non sono di quelli di questi quattro cafoni della destra che vogliono la flat-tax.

Ad esempio non vedo per quale motivo la flat-tax debba essere considerata incostituzionale, visto che non è previsto da nessuna parte della Costituzione che non si possa cambiare il sistema fiscale a patto di mantenerlo progressivo. In realtà si potrebbe anche non farlo progressivo, ma occorrerebbe cambiare la Costituzione e nessuno sarebbe d’accordo, se non quattro liberali come me.

Il punto fondamentale è che bisognerebbe spiegare a Bragantini che la progressività si può assicurare anche con un sistema di detrazioni e deduzioni come ovviamente hanno intenzione di fare quelli di centro-destra. Questa cosa è un però difficile da spiegarla a chi pensa che queste riforme siano eversive solo perché non le fanno loro. Il punto è che, come tutte le proposte, possono essere sbagliate o non piacere a Bragantini, ma eversive è il tono con cui l’opposizione, anche intellettuale, considera tutte le cose che non fanno loro.

Nicola Porro, 7 aprile 2023