Il Centro Internazionale Scrittori e la chiesa degli artisti di Reggio Calabria, mercoledì 22 marzo, hanno promosso la conferenza “Dall’uovo cosmico all’uovo di Pasqua: simbologia e tradizioni. La lavorazione e impiego del guscio dell’uovo di struzzo”. Sono intervenuti: Loreley Rosita Borruto, presidente del Cis della Calabria, Antonio Pugliese, già ordinario di Clinica Medica dell’Università di Messina.
Attraverso il contributo di slides ha relazionato Lucietta Di Paola, prof. di Storia Romana del Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne dell’Università di Messina, componente del Comitato Scientifico del Cis. Nella lunga e articolata relazione la relatrice ha sottolineato come il simbolismo dell’uovo è collegato alla sua funzione principale, che è quella di conservare e assicurare la permanenza della vita. Non a caso, la sua forma richiama alla nostra mente la conformazione della pancia della gestante, quindi della vita che nel grembo materno vive, cresce e si sviluppa, per poi venire al mondo.
Gli antichi gli attribuivano anche poteri apotropaici, pare che sotterrassero delle uova sotto gli edifici per tenere lontano il male. Nel mondo pagano faceva parte del corredo funerario, per i Romani evocava la primavera e quindi la rigenerazione della natura. In ambito cristiano fu collegato alla Vergine, alla Resurrezione di Cristo, alla Pasqua e alla salvezza dell’uomo. L’uovo infatti è uno e trino: uno nella forma, tre nella sostanza materiale (guscio, tuorlo e albume) ed essenza sacra (nascita, morte e resurrezione).
Rappresenta la vita come mistero e sottende la nascita e la rinascita dopo la morte. La forma dell’uovo così perfetta, senza principio né fine, ne ha fatto l’elemento della creazione cosmica. L’uovo cosmico, infatti, rappresentava la realtà primordiale, identificata con il Caos, la totalità perfetta, indivisa, che precedeva la divisione degli elementi e la nascita dell’universo e degli esseri viventi. Negli antichi Egizi viene ricordata la Fenice che depone l’uovo, dal quale rinascerà, ciclicamente. In prossimità della propria morte essa costruiva un nido a forma di uovo e lì bruciava completamente, da questa combustione si generava un uovo, che rappresentava la ripetizione della nascita del Cosmo.
Nel concludere la conferenza la prof. Lucietta Di Paola ha ricordato come in epoca preistorica nella cultura capsiana (Maghreb) da Capsia, la lavorazione e l’impiego del guscio d’uovo di struzzo serviva a ricavare oggetti sotto forma di bottiglie, coppe decorate con elementi geometrici o zoomorfi, oppure ricoperte di ocra rossa. Gli Egizi utilizzarono le uova di struzzo come contenitori di profumi e coppe per bere. L’uovo di struzzo come pure il suo guscio erano ritenuti beni di lusso e alimentavano un vivace commercio prima in Oriente tra la Siria e i paesi vicini.
In seguito a partire dal VII secolo la sede di smistamento di uova e gusci si spostò in Occidente. Testimonianze di gusci di uova di struzzo lavorati provengono dalle necropoli puniche della Sardegna a Tarros, della Spagna a Villaricos, dalla Sicilia a Mozia e a Palermo, qui nelle tombe sono state trovate delle maschere ricavate appunto dai gusci, che riprendevano una figura femminile, forse una divinità.