Archiviazione per cinque tra medici, infermieri e un amministrativo del Sant’Orsola, inizialmente accusati a vario titolo di favoreggiamento personale, omissione di soccorso e falso ideologico in atto pubblico in relazione al caso di una bambina di quattro anni e mezzo, morta il 21 ottobre 2020. Per l’omicidio colposo a dicembre altri tre medici sono stati condannati (e uno assolto) nell’ipotesi di non aver diagnosticato un’occlusione intestinale e di non aver vigilato sulla salute della piccola paziente, ricoverata al policlinico.
Nell’inchiesta bis, dopo la denuncia della famiglia della bimba, erano state indagate altre sei persone e per due c’è stata la citazione diretta a giudizio: un medico e un’infermiera, accusati di favoreggiamento e omessa denuncia.
Per altri cinque, nello stesso filone, c’era stata invece la richiesta di archiviazione del pm Marco Imperato, accolta oggi dal Gip Andrea Salvatore Romito, che ha sciolto la riserva dopo l’udienza del 15 febbraio, quando aveva ascoltato le parti in camera di consiglio. Secondo il giudice le ipotesi di reato vanno escluse.
Gli indagati sono difesi dagli avvocati Guido Magnisi, Sabrina Di Giampietro, Ciriaco Rossi e Gino Bottiglioni, mentre la famiglia della bimba è assistita dagli avvocati Simone Sabattini e Giovanni Sacchi Morsiani.
“Nei limiti comunque di una vicenda che io per primo considero tragica – commenta l’avvocato Guido Magnisi – non posso tacere la soddisfazione per un provvedimento di assoluta lucidità che fa giustizia di nebbie artatamente costruite attorno a un Istituto sanitario che non si può che definire un orgoglio comunque del nostro Paese”. Magnisi si dice “molto soddisfatto che escano di scena tutti i soggetti interessati da questo ulteriore stralcio: il sanitario apicale, da me assistito, l’amministrativo e il personale paramedico”. Per l’avvocato “è un passo avanti per una vera ricostruzione dell’accaduto di quella notte. Diramate finalmente le nebbie, per i soggetti ancora direttamente coinvolti a livello operativo, i soli ancora oggi indagati, rimane, a distanza di quasi tre anni, ancora del tutto inesplorata la problematica, non solo, di una mancanza di perizia, e per di più garantita, ma persistono tutti i fondatissimi dubbi sul nesso di causalità rispetto alle tempistiche della morte della povera bambina. Sotto questo profilo, i consulenti stessi del pm (non i periti, che non sono mai stati nominati), non solo rilevano che lo sfortunato decorso clinico, anche in presenza di comportamenti diversi da parte dei sanitari, non avrebbe avuto elevate probabilità di un diverso epilogo, ma altresì non individuano un giudizio controfattuale di comportamento da tenere, salvo per concludere nel senso di un atteggiamento necessario ‘di prudente e vigile attesa’: la prudente e vigile attesa è un vuoto ossimoro”.
“Una corretta lettura del provvedimento del Gip di Bologna evidenzia alcune circostanze contrarie a quanto dichiarato dal collega Magnisi: in primo luogo il provvedimento di archiviazione del dottor Romito rappresenta solo una parte dell’esito del procedimento cosiddetto bis – diverso e ulteriore rispetto a quello per il decesso della bambina – per lo stesso procedimento è stato infatti disposto il rinvio a giudizio” a carico di un medico e di un’infermiera “per i medesimi fatti con udienza fissata il 15 maggio 2023; ogni valutazione rispetto alla fondatezza delle accuse oggi parzialmente archiviate va quindi applicata solo ai soggetti oggi giudicati”, replicano gli avvocati Simone Sabattini e Giovanni Sacchi Morsiani, che assistono la famiglia della bimba.
“In secondo luogo – continuano – il provvedimento del Gip di Bologna espressamente afferma che quella sera vi fu errore diagnostico causalmente rilevante per il decesso; tale precisazione si rende necessaria a seguito delle dichiarazioni del collega, il quale avanza giudizi in aperto contrasto con la sentenza di condanna emessa in un procedimento che non l’ha visto tra i difensori; in realtà la lettura della sentenza di primo grado appare molto chiara sulle ragioni del decesso e sulla negligenza dei medici coinvolti”. “Terzo aspetto importante è che il provvedimento di archiviazione chiaramente riconosce come le dichiarazioni di alcuni sanitari su quello che è accaduto la notte delle morte della bambina presentano profili non collimanti con quelle della madre, ‘la cui genuinità non può essere messa in dubbio’; in tal senso le vere nebbie, quelle che si sono formate in quelle ore al Sant’Orsola, sono ora state diradate”, concludono i legali della parte offesa.