Eni, attraverso Versalis, è vicina ad acquisire Novamont, azienda italiana di chimica verde. Si realizza così, trent’anni dopo la sua morte, l’intuizione di Raul Gardini?
Eni è vicina ad acquisire l’interezza di Novamont, azienda chimica italiana (la sede legale è a Novara, la produzione a Terni) specializzata in bioplastiche. L’operazione ha un valore stimato sui 500 milioni di euro e dovrebbe concludersi nel giro di qualche settimana.
GLI AZIONISTI DI NOVAMONT
Eni già possiede una quota del 36 per cento di Novamont attraverso Versalis, società controllata che si occupa di petrolchimica e di chimica da fonti rinnovabili. Acquisterà la restante parte, il 64 per cento, da Mater-Bi, a sua volta detenuta dalle società di gestione degli investimenti Investitori Associati (italiana) e NB Renaissance (italo-lussemburghese, nata da una costola di Intesa Sanpaolo e una di Neuberger Berman).
Tra gli azionisti di minoranza figurano l’amministratrice delegata Catia Bastioli e la famiglia Lunelli, che possiede l’azienda di spumanti Cantine Ferrari.
TUTTE LE MOSSE DI VERSALIS
Versalis è entrata in Novamont nel gennaio del 2012 con una quota del 15 per cento. Quasi contemporaneamente è stata costituita una joint venture paritaria tra Versalis e Novamont, chiamata Matrìca, con sede a Porto Torres (dove si trova uno dei più importanti poli italiani dell’industria petrolchimica) e specializzata in prodotti chimici da materie prime vegetali.
Nel 2013, attraverso un’operazione di aumento di capitale da 41 milioni, Versalis ha portato la sua quota in Novamont al 25 per cento. Nel marzo del 2022 l’ha aumentata ulteriormente, dal 25 al 35 per cento.
TUTTO SU NOVAMONT
Novamont nasce nel 1990 all’interno del gruppo chimico Montecatini Edison (o Montedison: è l’antenato dell’attuale Edison) con lo scopo di commercializzare i prodotti chimici di Fertec – Ferruzzi Ricerca e Tecnologia, come i sacchetti biodegradabili, al tempo una novità. Nel 1991 nasce il marchio di bioplastiche Mater-Bi.
Nel 1996, con la crisi del gruppo Montedison, Novamont è stata acquistata da Banca Commerciale Italiana (in seguito Banca Intesa, e dopo ancora Intesa Sanpaolo), dalla banca svizzera UBS e da Investitori Associati.
Alla fine del 2021 Novamont riportava un fatturato di 414 milioni di euro, 650 dipendenti e circa 1400 brevetti e domande di brevetto.
L’INTUIZIONE DI RAUL GARDINI
Attraverso Versalis, e a breve anche tramite Novamont, Eni vuole essere una società leader nella cosiddetta “chimica da fonti rinnovabili”, che utilizza biomasse vegetali in alternativa agli idrocarburi, maggiormente inquinanti, per la realizzazione di prodotti chimici.
Come raccontato dal Sole 24 Ore, l’industria italiana della “chimica verde” nasce un po’ da un’intuizione di Raul Gardini, genero di Serafino Ferruzzi, fondatore dell’omonimo gruppo agroalimentare che negli anni Ottanta divenne azionista di maggioranza di Montedison.
Sul finire degli anni Ottanta, Gardini ebbe l’idea di sfruttare l’allora grande surplus europeo di cereali per produrre etanolo e bioplastiche, e contemporaneamente di avviare coltivazioni su larga scala di soia, al tempo pressoché sconosciuta in Italia e potenzialmente utile come materia prima per la chimica. Attraverso l’Italiana Olii e Risi, un’azienda del gruppo Ferruzzi, nel 1987 l’Italia arriva a produrre 1,2 milioni di tonnellate di soia (450.000 ettari coltivati: nel 1980 erano appena 125), diventandone il primo produttore in Europa e il quinto al mondo.
LA CHIUSURA DEL CERCHIO
Il pensiero di Gardini – scrive in un commento di Roberto Iotti del Sole 24 Ore – era che l’agricoltura “poteva diventare agroindustria”. Il suo progetto per l’etanolo dalla soia cozzava però con la linea di Eni, al tempo presieduta da Franco Reviglio, che promuoveva invece l’uso del metil-t-butil etere (o MTBE), un composto sintetico derivato dal metanolo e impiegato come additivo nella benzina.
A quasi trent’anni dalla sua morte, i processi di decarbonizzazione e transizione energetica sembrano aver dato ragione a Gardini.
– Leggi anche: Cosa faranno Eni e l’americana Commonwealth per la fusione nucleare
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