Ebbene sì, il quotidiano che fu di Giuliano Ferrara ci racconta una cosa incredibile, una vicenda al limite del ridicolo e della comicità. I dipendenti dell’Azienda per la mobilità di Roma Capitale ha indetto uno sciopero (e fin qua ci siamo), ma la causa è a dir poco pazzesca. Sapete qual è? L’invio, da parte del governo italiano, delle armi in Ucraina. E che c’entra, direte voi? Se lo chiede pure il giornalista Salvatore Merlo, sulle colonne de Il Foglio: “I nostri ferrotranvieri impediscono a noi di scendere sottoterra per viaggiare, mentre vogliono continuare a tenere prigionieri lì dentro gli ucraini”.

E ancora: “L’autobus è spento di fronte alla fermata di via Taranto, a Roma, a pochi passi da Piazza San Giovanni. Sulla porta a bussola si affaccia un autista in semi uniforme (giubba sdrucita nonché macchiata di sugo), e ci consegna un foglietto: ‘Proclama di sciopero nazionale’. Anvedi. Superata l’immediata impressione che lo sciopero non abbia molto senso in quanto, in primo luogo, a Roma, non sanno proprio nemmeno farli partire gli autobus né i vagoni della metro (sicché semmai lo sciopero lo dovrebbero fare gli utenti), ecco che spingiamo la nostra dissipazione fino a leggere il contenuto del proclama”. C’è da restare di stucco. State a sentire: “Motivazioni dello sciopero. Blocco delle spese militari e dell’invio di armi in Ucraina, nonché investimenti economici per tutti i servizi pubblici essenziali ”.

Una cosa che fa venire ai matti, e che abbiamo già spiegato nella Zuppa di stamattina: “C’è chi oggi non rinuncia agli scioperi, cioè i dipendenti dell’Atac. Sapete per cosa scioperano? Ce lo spiega il Foglio con un pezzo abbastanza gustoso. “L’Atac sciopera contro le armi in Ucraina”. Cosa ci azzeccano le armi in Ucraina con l’Atac, lo sa solo il cielo”.

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