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Superbonus, vertice a Chigi con banche e costruttori: le ipotesi per sbloccare i vecchi crediti. Per quelli futuri strada sbarrata – Il Fatto Quotidiano

Dopo il blitz arriva il confronto. Il governo Meloni, che giovedì scorso ha bloccato la cessione dei futuri crediti edilizi e fatto una prima mossa per sbloccare quelli pregressi, ha convocato per lunedì pomeriggio i rappresentanti della filiera dell’edilizia ora sul piede di guerra. Per i lavori ancora da iniziare gli spazi sono però strettissimi: l’1 marzo Istat aggiornerà i saldi di finanza pubblica gonfiando, sulla base delle indicazioni di Eurostat, il livello di deficit 2021 e 2022. E l’esecutivo non può permettersi di appesantire anche quello del 2023, pena dover rinunciare a tutte le altre misure in agenda per i prossimi mesi, tra cui il rinnovo di alcuni aiuti contro il caro energia. Per i crediti accumulati fin qui, invece, il confronto è aperto. Al tavolo convocato a Chigi, che sarà preceduto da un confronto con Abi, Cdp e Sace, si discuterà di come aumentare la “capienza fiscale” delle banche che in molti casi non hanno più debiti da compensare con i bonus ceduti da chi ha fatto interventi di efficientamento in casa.

Stime del Mef sull’impatto dei bonus edilizi aggiornate a ottobre 2022

Il decreto di giovedì scorso ha circoscritto la responsabilità di chi acquista il credito nel caso risulti frutto di frode, eliminando uno dei grandi scogli che limitavano il passaggio di mano dei crediti (“Accogliamo con favore che il penale ora scatti solo in presenza di dolo”, ha commentato oggi a Repubblica Antonio Patuelli, presidente dell’Abi). Ma resta appunto il problema della capienza, cioè la capacità di fruire di quelle detrazioni da parte dei soggetti che ne hanno fatto man bassa a partire dal 2021: gli istituti di credito. Secondo il sindacato dei bancari Fabi possono “digerire” 81 miliardi di crediti, ma la cifra totale secondo i calcoli del Tesoro (vedi tabella) ha superato i 110 miliardi, di cui 61 legati al Superbonus. Abi e Ance propongono allora che sia consentito alle banche di scaricare i debiti compensandoli, nei periodi di imposta dal 2023 al 2027, con gli importi dei pagamenti fiscali fatti dai clienti attraverso gli istituti con i modelli F24. Non a caso all’incontro partecipa anche Agenzia delle Entrate.

Diversi esponenti di Fratelli d’Italia nei giorni scorsi hanno invece ipotizzato la cartolarizzazione dei crediti. Cioè la loro vendita a una società che li “impacchetterebbe” ed emetterebbe titoli da collocare sul mercato. Secondo la presidente dell’Ance Federica Brancaccio, intervistata dal Messaggero, “il problema è: si riesce a fare subito? Perché non abbiamo più tempo. Se tutto questo prevede la costituzione di una società veicolo, la necessità di chiedere pareri e autorizzazioni, nel frattempo le imprese sono già belle e morte, i condomini scoppiati e i lavori bloccati”. Una possibile terza via passa per il coinvolgimento delle società pubbliche Cdp e Sace, che “hanno liquidità e possono comprare dalle banche i crediti fiscali ora bloccati”, secondo il segretario generale della Fabi Lando Maria Sileoni.

Per il futuro è invece esclusa una marcia indietro rispetto alla decisione di mettere fine allo sconto in fattura e alla cessione dei bonus edilizi. Questo perché il 2 marzo Eurostat ha pubblicato il nuovo Manuale su deficit e debito pubblico, che dà l’interpretazione autentica su come vanno contabilizzati i crediti maturati. L’Italia, con il benestare dell’istituto di statistica, li aveva temporaneamente classificati come “non pagabili”, cioè detrazioni che generano una spesa immediata ma riducono le entrate future dello Stato. Il loro impatto era stato quindi spalmato su tutti gli anni di fruizione delle detrazioni (cinque nel caso del Superbonus). Ora invece l’istituto europeo ha sancito che sono “pagabili”, dunque vanno contabilizzati al momento in cui si generano. Le interlocuzioni con Istat sono ancora in corso ma con tutta probabilità le detrazioni maturate nel 2021 e 2022 andranno ad aumentare il deficit di quegli anni. Il meccanismo andava dunque interrotto per evitare di far esplodere anche quello del 2023. Per evitare che lo stop sia troppo drastico il deputato di Iv Luigi Marattin ha proposto di spostare in avanti dal 17 febbraio al 30 marzo la data entro la quale avere Cilas e delibera di condominio per poter accedere alla cessione del credito.

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