Mentre governo, banche e aziende cercano un accordo sui crediti legati al superbonus edilizio, l’ufficio studi di Nomisma stima l’impatto del bonus 110% sull’economia. Fatti, numeri e analisi
Soluzioni in cantiere sul Superbonus fra governo, banche e aziende dopo il decreto del governo sui crediti legati al superbonus edilzio.
Sul tappeto resta l’urgenza di garantire liquidità alle imprese. La soluzione ribadita da Abi e Ance è quella già illustrata al governo: «Una misura tempestiva che consenta alle banche di ampliare le capacità di acquisto, utilizzando anche una parte dei debiti fiscali raccolti con gli F24». In una nota a 4 mani le associazioni di banche e imprese edili rivendicano: «La proposta dell’F24, ha il vantaggio di essere applicabile in tempi molto rapidi senza impatti aggiuntivi sulla finanza pubblica». Il pressing delle banche per questo tipo di meccanismo è dettato anche dall’esigenza di rimarcare che la capienza fiscale del settore creditizio è ormai esaurita. Sebbene l’Agenzia delle Entrate abbia indicato che i crediti assorbiti dalle banche nel 2022 sono pari a 7 miliardi, a fronte di una capienza di 32 miliardi, l’Abi osserva che nei dati del fisco non figurano tutti gli impegni assunti dalle banche. Le cifre scritte nelle procedure degli istituti, insomma, indicherebbero che gli spazi di manovra sono ormai esauriti.
Insomma, ci sono scintille tra banche e governo sul Superbonus. L’Abi nega di avere un “tesoretto” da 34-35 miliardi di debiti fiscali da compensare con i crediti edilizi incagliati pari a 19 miliardi, come invece sostiene il ministero dell’Economia su dati dell’Agenzia delle Entrate. E rilancia l’idea di usare, per la stessa compensazione, le tasse dei correntisti pagate all’erario tramite il modulo F24. Idea che l’esecutivo non disdegna, ma pretende sia di importo limitato. Si allontana così la soluzione rapida auspicata dalle imprese edili per sbloccare almeno le situazioni pregresse. E sale la preoccupazione delle aziende che hanno fermato i lavori all’indomani del decreto “blocca crediti” del 17 febbraio. Il presidente di Confindustria Carlo Bonomi parla di «decisioni frettolose» prese dal governo, che prima «getta nel panico imprese e famiglie» e solo poi «convoca le parti». E annuncia la disponibilità di «una classe di imprese» manifatturiere, le più solide, «ad acquistare i crediti che ora sono fermi». A patto che si possano «fare cessioni di primo grado tra privati»
La scorsa settima il Governo ha scritto la parola fine sul superbonus 110%, distruggendo un altro tassello della filosofia economica che ha caratterizzato gli anni del governo giallo-rosso. Un decreto-legge, immediatamente pubblicato in Gazzetta ufficiale, ha sensibilmente cambiato le regole del superbonus 110% e del bonus ristrutturazioni con sconto in fattura. “La strategia dei bonus, e con essa la possibilità di cessione dei crediti, non va archiviata ma solo ripensata e per farlo occorrono competenze ed equilibrio. Occorre fare tesoro di un’esperienza straordinaria per definire una politica di rinnovamento che non abbia il fiato corto dell’emergenza”. A dirlo è Luca Dondi, amministratore delegato di Nomisma, società di consulenza aziendale che ha studiato gli impatti economici e sociali del Superbonus 110.
LAVORI PER EFFICIENTAMENTO ENERGETICO PARI A 65,3 MILIARDI DI EURO
Il Governo Meloni desidera, in continuità con quanto auspicato ma non realizzato dal Governo Draghi, mandare in soffitta la stagione dei bonus. Tuttavia la misura ha avuto effetti non di poco conto sull’economia nazionale. Secondo uno studio Nomisma, il «110% Monitor» divulgato periodicamente sulla base del patrimonio informativo proprietario e dell’analisi di fonti terze, il totale complessivo dei lavori avviati per l’efficientamento energetico nel nostro Paese risulta pari a 65,3 miliardi di euro, con un investimento medio di 175.234 euro. “Il 47% del totale, pari a complessivi 30,5 miliardi di euro (e un investimento medio pari a 594.892 euro) – scrive Nomisma -, ha riguardato interventi pianificati nei condomini, contro 24,5 miliardi degli edifici unifamiliari (113.846 euro di media) e 10,3 miliardi relativi a edifici funzionalmente indipendenti (96.878 euro di media)”.
APERTI QUASI 373MILA CANTIERI
I cantieri aperti nel 2022 sono stati 372.297, secondo dati ENEA, per un valore complessivo degli interventi completati pari a 49,7 miliardi di euro. Tra questi solo 51.247 hanno riguardato condomini, quindi la tipologia di abitazioni che maggiormente avrebbero dovuto beneficiare dal provvedimento, contro le 215.105 degli edifici unifamiliari e le 105.945 delle unità funzionalmente indipendenti. Secondo le stime del 110%Monitor di Nomisma i cantieri che dovrebbero essere stati conclusi sono circa 232.000 e coprirebbero meno del 2% del parco edifici residenziali in Italia.
L’IMPATTO ECONOMICO DEL SUPERBONUS 110%: 195,2 MILIARDI DI EURO
Secondo quanto riportato dall’ufficio studi di Nomisma, l’impatto economico complessivo del Superbonus 110% sull’economia nazionale è stato pari a “195,2 miliardi di euro, con un effetto diretto di 87,7 miliardi, 39,6 miliardi di effetti indiretti e 67,8 miliardi di indotto”. Cifre che si scontrano con quelle snocciolate dalla Premier nel corso del suo appuntamento social “Gli appunti di Giorgia”, nel corso del quale ha parlato di un costo, per le casse dello Stato, pari a circa 2mila euro per cittadino (e 71,8 miliardi euro totali). In realtà già nel 2021 un’analisi prodotta dal Consiglio Nazionale degli Ingegneri (CNI) evidenziava che il disavanzo per le casse dello stato sarebbe stato compensato dalla generazione di Pil. La sostenibilità della misura non si sarebbe raggiunta prima di 4 o 5 anni periodo nel quale “la domanda di ristrutturazioni e di efficientamento energetico degli edifici avrebbe potuto mantenersi su livelli elevati, attivando nel sistema economico ulteriori effetti di crescita”. Nomisma stima che l’incremento del valore degli immobili oggetto di riqualificazione, nell’ipotesi che tutte le unità immobiliari riqualificate rientrino nelle classi energetiche più efficienti, supererebbe i 7 miliardi di euro.
LA DIRETTIVA EUROPEA PER LE CASE GREEN
Il Governo ha scelto di salutare il Superbonus 110% nonostante in sede europea si stia discutendo una direttiva che imporrà agli Stati di efficientare, dal punto di vista energetico, il patrimonio immobiliare (entro il 2033 classe minima D e emissioni zero entro il 2050). Nel nostro paese circa il 68% degli immobili residenziali ha classificazione di efficienza energetica pari a D o persino inferiore, quindi molto bassa. Secondo dati di Nomisma l’efficientamento degli edifici attraverso interventi finanziati dal Superbonus 110 ha permesso un risparmio medio in bolletta pari a 964 euro all’anno. I dati evidenziano anche una riduzione del 15,5% per un solo salto di classe energetica, 30,9% per un salto di 2 classi energetiche e del 46,4% per un salto di 3 classi.
GLI IMPATTI SOCIALI DEL SUPERBONUS 110
Se il superbonus ha avuto effetti distorsivi sull’aumento dei prezzi delle materie prime e dei servizi, è anche vero che ha avuto un indubbio impatto sociale. Da un lato il settore dell’edilizia ha visto un incremento di 641.000 occupati e di 351.000 occupati nei settori collegati. Dall’altro ha permesso a 1,7 milioni gli italiani con reddito medio-basso di accedere alla riqualificazione profonda delle abitazioni. Una porzione di popolazione meno abbiente che, altrimenti, non ne avrebbe usufruito.
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