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Superbonus 110%, perché il vero problema è il credito di imposta

Superbonus: il decreto del governo e il nodo del credito di imposta. Il post di Luigi Marattin, economista e deputato di Italia Viva, tratto dal suo blog

1) DI COSA SI PARLA, DEL SUPERBONUS 110%?

No. O perlomeno, non solo. Il problema principale non è mai stato il meccanismo del 110 (su cui la si può pensare come si vuole, non è il tema di oggi), che tra l’altro ora è il 90.

2) E DI COSA SI PARLA ALLORA?

Della possibilità di far circolare liberamente i “crediti di imposta” che il governo concede.

3) SPIEGATI MEGLIO, CHE NON CAPIAMO

Il governo ha fondamentalmente due modi per mettere i soldi in tasca alla gente:

a) Darglieli direttamente

b) farglieli scalare dalle tasse che paga ogni anno ( cioè concedere un credito di imposta).

L’opzione a) è sempre stata più complicata per ovvi problemi organizzativi: solo recentemente la tecnologia e l’incrocio delle banche dati hanno reso possibile – dal Covid in poi – l’accredito diretto su conto corrente, in alcuni casi.

L’opzione b) – il credito di imposta – è sempre stata più facile, perché automatica. E anche per un altro motivo, su cui è bene prestare attenzione perché è il cuore del problema di oggi.

4) E QUAL È ?

Quando il governo vuole dare un beneficio di 100 euro – e sceglie il credito di imposta – normalmente li fa scalare dalle tasse su un orizzonte di più anni. Ad esempio, 20 euro all’anno per 5 anni. In questo modo l’impatto di finanza pubblica (sul deficit e sul debito) non è concentrato nell’anno in cui si concede quest’agevolazione ma spalmato su cinque anni.Invece, se sceglie l’opzione a) – il trasferimento diretto – l’impatto di finanza pubblica c’è per intero il primo anno.

5) OK. TORNIAMO AL PROBLEMA ALLORA.

Il credito di imposta – cioè far scalare il beneficio dalle tasse – ha però un potenziale problema per il beneficiario: se non ha abbastanza tasse da pagare (ad esempio perché ha un reddito basso), non ha abbastanza “imposta” da cui scalare il “credito”.

Per questo motivo, da ben prima della stagione del Superbonus, i governi hanno sempre sperimentato limitati esperimenti di “sconto in fattura” o di “cessione del credito”.

6) CHE VUOL DIRE?

Immaginiamo un’azione che costa 100 euro, e che il governo mi vuole agevolare per la metà del costo ( = 50 euro). Invece di farmelo scalare dalle tasse entro i prossimi cinque anni, può concedere all’impresa che mi fa quel lavoro di farmelo pagare direttamente 50 euro (cioè mi applica lo sconto direttamente in fattura). Sarà poi l’impresa che si arrangerà con lo Stato per vedersi rimborsato quel rimanente 50, probabilmente scalandoli dalle sue tasse. Oppure, in modo del tutto equivalente, io posso pagare la mia azione tutto il costo ( = 100 euro).

A quel punto vanto un credito di imposta nei confronti del governo ( = 50 euro), che però posso vendere a Marco. Così io rientro subito dei 50 euro, e sarà Marco ad arrangiarsi con lo Stato per vedersi rimborsato quel credito, probabilmente scaldandolo dalle sue tasse. Fino al 2020 questa possibilità era concessa in maniera limitata, per un ovvio motivo: far circolare troppo liberamente crediti di imposta avrebbe nei fatti creato una moneta alternativa, con implicazioni potenzialmente pericolose.

7) TUTTO CHIARO. MA INSOMMA, QUANDO ARRIVI AL PUNTO?!

Eccomi. Nel 2020 il governo Conte II – contestualmente all’introduzione del Superbonus 110% – decide di rendere liberamente vendibili (e senza alcun tipo di controllo) tutti i crediti di imposta relativi ad agevolazioni edilizie.

Quindi non solo il Superbonus 110, ma anche il bonus facciate (90%), quelli al 50%, al 65% ecc.

8)E PERCHÉ?

Perché il Movimento Cinque Stelle era convinto della necessità di creare una “moneta fiscale” complementare rispetto all’euro. Una cialtronata che avevano letto sui blog complottisti, senza alcun fondamento economico. Solo una delle numerose cialtronate che abbiamo dovuto subire in quegli anni.Alcuni di noi provarono….

9) FERMA FERMA. TU CHE NE SAI?

Io ero il relatore di maggioranza del Decreto Rilancio nel maggio 2020, quello in cui questa norma era contenuta.

10) OK. DICEVI?

Alcuni di noi provarono a spiegare che questo meccanismo era molto pericoloso, perché una volta che parti con una cosa del genere sai dove inizi e non sai dove vai a finire.Ma il Movimento Cinque Stelle – come spesso faceva in quel periodo – fece pesare il fatto di essere il partito di maggioranza relativa, e disse che quella norma per loro era condizione per approvare l’intero decreto, che conteneva decine e decine di miliardi di aiuti nel momento più buio del Covid.

11) E POI CHE È SUCCESSO?

I problemi sono stati sostanzialmente due.Il primo è che – visto che la cessione dei crediti di imposta edilizi era totalmente libera e senza alcun tipo di controllo – qualcuno ha pensato bene di approfittarne, iniziando a far circolare (con meccanismi anche abbastanza semplici) crediti inesistenti, a fronte dei quali però incassava soldi.

È famosa l’intercettazione di quel criminale che diceva al suo compare “oh, lo Stato italiano piace proprio farsi fregare”.
Non aveva detto “fregare”, ma penso che ci siamo capiti.

I più recenti rapporti della Guardia di Finanza e dell’Agenzia delle Entrate parlano di diversi miliardi di truffe ai danni dell’erario. Per cercare di tamponare questo problema, il governo Draghi ha inizialmente ristretto molto la possibilità di cedere liberamente i crediti, per poi provare a ri-allargare un po’, in un balletto che non ha fatto bene alla certezza delle regole ma che si è rivelato indispensabile una volta che il danno iniziale era stato fatto.

12) E QUESTO È IL PRIMO PROBLEMA. E IL SECONDO?

Il secondo è che ad un certo punto si è fatta viva Eurostat, l’Istituto statistico europeo che determina le regole di contabilità pubblica in tutta l’Unione (NB. Per comprendere bene questo punto, tenete sotto mano la risposta alla domanda 3) qui sopra) e ha detto:

“Scusa un attimo caro. Se vuoi spalmare in 5 anni il costo dei 100 euro dell’agevolazione, devi far in modo che imprese e famiglie li scalino dalla tasse, 20 euro all’anno per 5 anni. In altre parole, la rappresentazione contabile deve essere lo specchio di quanto realmente accade”.

“Se invece tu quel credito di 100 euro lo fai girare liberamente come se fosse moneta, allora vuol dire che quei 100 euro rappresentano un’obbligazione in ogni caso esigibile per lo stato italiano. È come se fosse un trasferimento, e quindi lo devi registrare per intero il primo anno nei conti di finanza pubblica”.

13) AH PERÒ. E QUANDO LO HA DETTO EUROSTAT QUESTO?

In maniera definitiva la settimana scorsa. Ma erano diversi mesi che aveva lanciato avvertimenti molto chiari in materia.

14) E QUINDI?

È esattamente per questo motivo che il governo ha preso la decisione di ieri sera. Che è la seguente: per i crediti di imposta passati, vabbè, pace. Se Eurostat ce li fa mettere tutti sul bilancio del 2021 e del 2022, quasi quasi è pure meglio, perché mi appesantisce il deficit in anni in cui le regole fiscali Ue erano sospese, e me lo alleggerisce negli anni seguenti.

Però per il futuro non facciamo scherzi: per i nuovi lavori, il credito di imposta non si cede più. Cioè torniamo alla pura opzione b) della risposta alla terza domanda di questo post: cioè ve li scalate dalle tasse.

15) E CHE CONSEGUENZE HA QUESTA DECISIONE?

A perdere l’opportunità della cessione non sono solo i bonus edilizi, ma qualsiasi altro credito di imposta. Cioè ogni “azione” che verrà fatta da ora in poi e per cui vale un credito di imposta, potrà essere fruita solo in detrazione.

Parallelamente, per la massa passata dei crediti di imposta relativi al bonus edilizi (cioè lavori già svolti), il governo cerca di favorirne la circolazione emanando delle norme interpretative che – ancora una volta – cercano di stabilire meglio di chi è la responsabilità quando si comprano e si vendono questi crediti (qualora nascondano truffe e non lavori realmente svolti).

CONCLUSIONE:

Purtroppo in politica economica (e forse pure nella vita) quando si commette un errore grave, tutte le possibili azioni successive per rimediare non sono mai quelle ottimali: troppo grave e condizionante, infatti, l’errore iniziale.

Questa vicenda dei bonus edilizi è esattamente questo, nient’altro. Per questo, prima di provare insieme al mio partito a valutare la mossa del governo e provare a migliorarla, stamattina mi sento solo di dire che i responsabili di quel grave errore – il Movimento Cinque Stelle – dovrebbero quantomeno avere la decenza di rimanere in silenzio.

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