La Francia vorrebbe che l’Unione europea equiparasse l’idrogeno da nucleare a quello da fonti rinnovabili, ma la Germania si oppone. A rischio, forse, c’è il futuro del tubo sottomarino per l’idrogeno dalla Spagna. Tutti i dettagli
Una disputa in sede europea sulla definizione di “idrogeno rinnovabile” potrebbe mettere a rischio il futuro del progetto H2Med, il gasdotto sottomarino per il trasporto di idrogeno dalla Spagna alla Francia, e poi in Germania.
IL PUNTO SULL’H2MED/BARMAR, IN BREVE
Inizialmente noto come BarMar – fusione di Barcellona e Marsiglia, le due località toccate dall’infrastruttura -, il progetto H2Med coinvolge anche il Portogallo e la Germania, che si è aggiunta successivamente. Potrebbe richiedere un tempo minimo di realizzazione di cinque anni, per un costo stimato sui 2-3 miliardi di euro.
I COLORI DELL’IDROGENO
L’idrogeno è un combustibile che non rilascia gas serra diversi dal vapore acqueo, e che possiede le giuste caratteristiche per sostituire gli idrocarburi in tutte quelle applicazioni industriali (acciaio, cemento, carta) e di trasporto (aerei, navi) responsabili di grandi quantità di emissioni e impossibili da alimentare con l’elettricità, almeno per il momento.
L’idrogeno viene classificato per colori a seconda della fonte energetica impiegata per generarlo.
Quello più “sporco” dal punto di vista emissivo – nonché più diffuso ed economico – è il grigio, ottenuto da una reazione di reforming del metano che rilascia emissioni.
C’è poi un tipo di idrogeno a minore impatto carbonico detto blu: viene ricavato sempre dal gas, ma si catturano le emissioni generate dal processo tramite tecnologie apposite.
Infine, esistono due tipologie di idrogeno “pulito”, cioè prodotto da fonti energetiche che non rilasciano emissioni: si parla nello specifico di idrogeno verde se la “materia prima” è l’elettricità prodotta dagli impianti eolici e solari; e di idrogeno viola, infine, se viene ricavato dal nucleare.
COSA VUOLE LA FRANCIA, COSA VUOLE LA GERMANIA
La Francia vorrebbe che l’idrogeno da nucleare, data l’assenza di emissioni nel processo produttivo, venga classificato dall’Unione europea allo stesso modo dell’idrogeno da rinnovabili, e ne contesta la sua inclusione nelle tipologie di idrogeno low-carbon.
Ma la Germania sta spingendo parecchio per impedire che l’idrogeno da nucleare venga considerato verde. Lo scetticismo nei confronti dell’energia atomica è forte nel paese, che entro la metà di aprile dismetterà peraltro le sue ultime tre centrali.
COSA DICE L’UE SULL’IDROGENO RINNOVABILE
L’Unione europea sta discutendo di una direttiva sulle energie rinnovabili (nota come RED III) che fisserà gli obiettivi per l’utilizzo dell’idrogeno nei settori industriali e dei trasporti. I negoziati termineranno probabilmente il mese prossimo, scrive Bloomberg citando il ministero francese della Transizione ecologica.
Lunedì 13 febbraio la Commissione europea ha approvato due atti delegati che stabiliscono la definizione di idrogeno rinnovabile valida a livello comunitario. Come fa notare anche il portale specializzato Hydronews, la Commissione afferma chiaramente che “gli atti delegati proposti discendono dalla direttiva sull’energia da fonti rinnovabili, la quale non annovera il nucleare tra le fonti energetiche rinnovabili”.
“Nel pacchetto su idrogeno e decarbonizzazione dei mercati del gas proposto a dicembre 2021 e attualmente in fase di negoziazione fra i colegislatori”, prosegue il testo ufficiale, “la Commissione ha proposto di definire l’idrogeno a basse emissioni di carbonio come idrogeno ricavato da fonti non rinnovabili che durante l’intero ciclo di vita produce emissioni di gas a effetto serra inferiori di almeno il 70% a quelle del gas naturale fossile”.
IL PROBLEMA DELLA FRANCIA
L’idrogeno viola, dunque, resta separato dal verde e classificato tra quelli low-carbon.
Questa distinzione è un problema per la Francia, che ottiene la maggiore parte della sua elettricità dall’energia nucleare e ha intenzione di utilizzare le centrali anche per produrre idrogeno pulito. La Germania, invece, vuole ottenerlo dall’energia eolica, mentre la Spagna soprattutto dai parchi fotovoltaici.
LE TRATTATIVE SULL’H2MED
A gennaio il presidente francese Emmanuel Macron si è recato a Barcellona per incontrare il capo del governo spagnolo Pedro Sánchez, e ha ricevuto a Parigi il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Oltre al rafforzamento dei rapporti, le visite sono servite anche a discutere dell’H2Med/BarMar, e Macron annunciò infatti che il gasdotto sarebbe stato esteso fino alla Germania.
In una dichiarazione congiunta franco-tedesca firmata a gennaio si affermava che Parigi e Berlino si sarebbero impegnate per fare sì “che l’idrogeno rinnovabile e a basse emissioni di carbonio possa essere preso in considerazione negli obiettivi di decarbonizzazione fissati a livello europeo”. Bloomberg l’ha definito un piccolo successo diplomatico per la Francia, viste le forti resistenze della Germania al nucleare.
I PAESI CHE SPINGONO PER L’IDROGENO DA NUCLEARE
La Francia non è comunque la sola, nell’Unione europea, a spingere per l’idrogeno da nucleare. La ministra francese della Transizione ecologica ha inviato alla Commissione una lettera firmata dai suoi omologhi di Bulgaria, Cechia, Croazia, Ungheria, Polonia, Romania, Slovacchia e Slovenia proprio per chiedere maggiori attenzioni all’idrogeno viola.
Nella lettera si legge che la realizzazione di infrastrutture per l’idrogeno “in un contesto nel quale gli stati membri non condividono la stessa visione sulla produzione e l’utilizzo di idrogeno” potrebbe “non essere il contesto favorevole per la cooperazione transnazionale”.
L’H2Med ambisce a trasportare il 10 per cento circa del fabbisogno europeo di idrogeno al 2030. Per quella data l’Unione si è data l’obiettivo di produrre internamente 10 milioni di tonnellate di combustibile verde, e di importarne altrettante.
– Leggi anche: Tutte le alleanze per l’idrogeno dal nucleare
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