L’ex pilota di MotoGP oggi appare rilassato (come nel lungo viaggio in Oriente che sta facendo, documentato sui social) e dice di godersi la vita: ma in questa lettera aperta parla di notti insonni: “Hanno creduto di aver trovato un capro espiatorio. Si sono sbagliati”. La battaglia legale contro l’Agenzia delle entrate è finita, ma il pilota spiega che è costata cara: “Personalmente e professionalmente”. Quanto?
9 gennaio 2023
Abbiamo scritto qui della seconda vittoria con il fisco spagnolo di Jorge Lorenzo. Adesso, a distanza di qualche giorno il pilota è uscito sui social con una lettera aperta in cui, per la prima volta, ha parlato di quanto siano stati duri questi anni in cui ha vissuto con il pensiero di queste multe che rischiava di dover pagare: si parla di circa 46 milioni di euro: 35 milioni nel primo contenzioso e 11 nel secondo. Entrambe le cause sono state vinte dal maiorchino.
Adesso, da alcune settimane, lo vediamo molto rilassato e in vacanza tra Indonesia e Malesia e anche in questa intervista rilasciata a Moto.it ad Eicma ha detto di sapersi godere la vita e di volerne una tranquilla, dopo 30 anni di sacrifici.
Ecco questo è il testo della lettera aperta, dopo averla letta, a noi è venuto da chiedersi: quanto questi problemi fiscali hanno condizionato il rendimento del pilota spagnolo negli ultimi anni di carriera?
La questione del cambio di residenza riguarda molti sportivi (e tutti ovviamente si ricordano di Valentino Rossi che però tolse la residenza da Londra e trovò un accordo con il fisco italiano). Lorenzo con le sue parole spiega di aver tenuto duro, credendosi nel giusto, ma anche di aver pagato un caro prezzo “sia a livello personale che professionale”. Lo spagnolo fa riferimento agli ultimi cinque anni e mezzo, quindi dalla metà del 2017: le stagioni in cui può essere stato disturbato da questi pensieri sono state le due con Ducati e l’ultima della carriera, con Honda.
La lettera di Jorge Lorenzo
“Ho sofferto molto in questi cinque anni e mezzo. Da professionista, ho sempre cercato di rimanere concentrato sulle corse isolandomi dal rumore di terzi. Devo però riconoscere che la pressione e l’angoscia che mi hanno generato questa persecuzione ingiusta e contorta del fisco spagnolo ha finito per influire sulla mia vita personale e professionale. Sono arrivati a sconfiggermi, anche dove gli altri piloti non hanno potuto.
Un anno e mezzo fa, alla fine di giugno 2021, già ritirato dalla competizione, finalmente ho visto la luce. Il Tribunale economico amministrativo centrale ha dato ragione al mio avvocato per gli anni 2013, 2014 e 2015 (la causa in cui era chiesto un rimborso da circa 35 milioni, ndr). Una decisione che ha annullato le liquidazioni che mi avevano indebitamente girato, naturalmente mi hanno restituito i soldi che avevo anticipato.
Ora, non c’è mai stato nessun tipo di riparazione del danno causato. Nessun risarcimento danni. Nessuna scusa, pubblica o privata, una lettera o una chiamata. Niente di niente.
Solo un mese fa, una nuova pronuncia, questa volta del Tribunale economico amministrativo regionale della Catalogna, mi ha dato nuovamente ragione rispetto ai fatti contestati del 2016 (la causa da 11 milioni di euro, ndr). Spero che questo incubo finisca.
Le tasse sono necessarie e se il denaro è ben gestito dall’amministrazione (che non sempre è il caso), si può contribuire a qualcosa di cui si va orgogliosi.
Ma ciò che è innegabile è che le tasse vanno pagate ovunque si viva. Il fisco spagnolo ha iniziato una caccia alle streghe e ha creduto di aver trovato un capro espiatorio. Si sono sbagliati.
Basta, nessuno mi restituirà le notti insonni e la pace di cui avevo bisogno per concentrarmi sui circuiti“.