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Il nuovo Pd al bivio e il silenzio di Schelin sulla guerra. Parla Vittorio Emanuele Parsi

“A urne chiuse, dalla neo segretaria nessuna presa d’atto sul fatto più devastante che caratterizzerà la politica per i prossimi anni e che pone questioni non da poco sulla strategia stessa delle alleanze”, spiega il politologo della Cattolica

Elly Schlein ha vinto in maniera netta, con il consenso di molti di quelli che potrebbero costituire la base del nuovo elettorato del Pd. Nel discorso di accettazione del verdetto degli elettori ha citato le battaglie che le stanno a cuore: l’ambiente, i diritti civili e sociali. Ma non ha citato la guerra” in Ucraina, dice Vittorio Emanuele Parsi, docente di Relazioni internazionali all’Università Cattolica e direttore dell’Aseri da dieci anni. Si tratta, secondo il prof. di un fatto singolare: “Si poteva capire una certa ritrosia a farlo durante la campagna elettorale, del resto anche Bonaccini praticamente non ne ha fatto menzione. Ma è molto meno comprensibile che a urne chiuse e risultato conseguito non ci sia una presa d’atto del fatto più devastante che caratterizzerà la politica per i prossimi anni ancora e che fin dall’immediato pone questioni non da poco sulla strategia stessa delle alleanze. Schlein ha davanti a sè due strade: inseguire Conte sul suo terreno, ma questo la porterà sempre più verso un certo radicalismo. Oppure occupare lo spazio che manca nell’offerta politica: manca un partito ecologista, un partito attento ai diritti sociali oltre ché ai diritti civili e che non fa sconti sulla posizione internazionale del Paese. Insomma, un partito verde alla tedesca. Quello a mio parere è il posto dove Elly Schlein dovrebbe collocare il nuovo Pd”.

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