Il dibattito su Benedetto XVI non finirà oggi. Certo, le spoglie mortali del papa emerito sono state deposte nella tomba che fu di Giovanni Paolo II. Ma ora che l’uomo vestito di bianco non vive più al Mater Ecclesiae, è probabile che riprenderà vigore quella lotta intestina all’interno della Chiesa. Tradizionalisti contro progressisti, ratzingeriani contro bergogliani. E qualcosa, in queste ore, si sta già muovendo.

Anche il funerale di Ratzinger è stato diverso dal solito. Sobrio, come chiesto dal defunto. Ma forse un po’ poco solenne per un vicario di Cristo in terra, già vescovo di Roma e sovrano in Vaticano. La Santa Sede in questi giorni non ha fermato le sue attività, visto che il lutto totale lo si rispetta solo in caso di morte del papa regnante. E tutto sommato la cerimonia funebre si è conclusa senza grandi sussulti. L’omelia di Francesco, per quanto il presidente della Conferenza episcopale tedesca, monsignor Georg Baetzing, la definisca “molto nello stile di Benedetto”, ha lasciato l’amaro in bocca ad alcuni tradizionalisti. Nel testo Bergoglio “cita” alcune riflessioni del defunto, ma lo nomina solo nelle battute finali. Senza affrontare da vicino l’eredità spirituale, teologica e papale del predecessore. L’omelia dell’allora cardinal Ratzinger in occasione della messa funebre di Wojtyla, sussurrano alcuni, fu ben diversa.

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Le tensioni tra le due “chiese” non si è mai sopita. E certo le dichiarazioni di mons. Georg Gänswein, segretario particolare di Benedetto, che stanno emergendo in queste ore, aiutano ad inasprire le tensioni. Che esistono. Ieri in una intervista ha detto chiaramente che Bergoglio “spezzò il cuore” a Ratzinger quando decise di impedire la celebrazione della messa secondo il rito antico tridentino. E oggi le agenzie di stampa di tutto il mondo danno conto di un’altra rivelazione importante.

I fatti risalgono al 2020, il momento in cui Bergoglio decide di “congedare” proprio Gänswein dalla carica di capo della Prefettura della Casa Pontificia. Nel libro “Nient’altro che la verità”, a breve in uscita per Piemme, il monsignore racconta di essere rimasto “scioccato e senza parole” di fronte alla decisione di Francesco. “Lei rimane prefetto ma da domani non torna al lavoro”, avrebbe detto il Papa, secondo quanto riferisce Gänswein. Una scelta che Benedetto commentò “tra il serio e il faceto” così: “Penso che Papa Francesco non si fidi più di me e desideri che lei mi faccia da custode…”. Secondo Gänswein, Ratzinger scrisse al papa per intercedere ma nulla cambiò.

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Da qui in poi tutto cambierà. C’è chi sostiene che Bergoglio – senza “l’altro papa” in Vaticano sarà più libero di portare avanti le proprie riforme. E chi invece è convinto che ora possa anche lui presentare le proprie dimissioni. Aprendo un nuovo conclave, già “orientato” verso un successore che resti sulle sue orme. Di sicuro sarà da capire il futuro di mons. Gänswein. Per il suo vescovo tedesco tutto dipende “da lui” ma soprattutto “dalle persone che sono deputate a queste scelte nella Curia vaticana”. Le ultime uscite su Bergoglio di certo non lo mettono in un’ottima condizione.

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