Oggi raccontiamo la storia di Emilia (nome di fantasia), OSS: “lavoro come Operatrice Socio Sanitaria precaria e non riesco a trovare una casa in affitto”. Non ha l’indeterminato, quindi nessuno mi permette di firmare un contratto di locazione.
Egr. Direttore,
lavoro a tempo determinato ad Arezzo, ma non trovo una casa in affitto. Ho quasi 20 anni di esperienza tra gli anziani della zona, mi conoscono tutti.
Sono arrivata ad Arezzo nel 2004; prima ho lavorato come badante, oggi con la qualifica di operatrice socio sanitaria sono impiegata in una RRSA. Nessuna casa in affitto senza un contratto a tempo indeterminato.
Da circa venti anni vivo ad Arezzo e mi prendo e cura degli anziani delle case di riposo. Ma oggi, nonostante abbia un lavoro in una struttura aretina e nonostante un curriculum ricco di competenze, non riesco a trovare una casa in affitto.
E’ una storia paradossale la mia; sono arrivata dall’Europa dell’est 19 anni fa. Oggi devo lasciare la mia casa in affitto, perché il proprietario ne ha bisogno e da sei mesi non riesco a trovare un’altra abitazione. Perché? E’ presto detto, ogni volta che dico che lavoro con un contratto a tempo determinato i proprietari fanno un passo indietro.
Un vero e proprio paradosso per chi un lavoro ce l’ha ma, vista la tipologia del contratto, non riesce a trovare un alloggio.
In questi anni ho sempre lavorato. Tra un contratto e l’altro sono trascorsi al massimo due o tre mesi, durante i quali ho percepito la disoccupazione. Non sono mai rimasta con le mani in mano. Eppure tutta questa esperienza sembra non bastare. La mia ricerca sta andando avanti da mesi. Presto però arriverà lo sfratto e non ho ancora un luogo dove andare a vivere.
Da un lato ho trovato grande solidarietà da parte di amici e colleghi di lavoro c’è chi si offre di ospitarmi, chi mi aiuta a cercare una casa. Dall’altro le istituzioni che non fanno nulla. O meglio: il Comune potrebbe intervenire, ma solo dopo lo sfratto. Io però vorrei uscire dalla casa dove vivo a testa alta, senza timori o rimorsi e tornare nel palazzo a prendere un caffè con gli amici senza il brutto ricordo di uno sfratto.
Negli anni della pandemia ero una di quegli operatori sanitari in prima fila nella lotta al Coronavirus. Per circa un anno ho lavorato vicina agli anziani di una Rsa del Valdarno indossando la tuta e i dispositivi di protezione. Allora ci chiamavano angeli: oggi invece non si ricorda più nessuno di noi.
Grazie, pubblicate pure, ma chiedo solo di rimanere anonima.
Emilia, OSS
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