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Date a Fedez l'Oscar dell'Ipocrisia – Giuseppe De Lorenzo

Sarebbe inutile chiedere conto a Chiara Ferragni del video pubblicato l’altra sera sui social da suo marito Fedez. Sarebbe inutile parlare con lei del body shaming contro Mario Giordano, della polemica (legittima) condita da insulti (rivedibili) al giornalista: a queste domande, Sanremo insegna, lei non risponde. Se ne tira fuori. E sarebbe inutile pure chiedere conto allo stesso Fedez, da qualche tempo diventato paladino dei diritti Lgbtq+, difensore dei fluidi, uno che insieme alla moglie ha vinto “l’Oscar all’Inclusione” (tutto vero, non è uno scherzo) ma poi ricopre di improperi chi non gli va a genio.

Lo scontro Giordano-Fedez

La vicenda, lo sapete, ruota attorno ad una presunta inchiesta che una giornalista di Fuori dal Coro (“una scheggia impazzita”, l’ha definita Giordano) avrebbe condotto sulla presunta omosessualità di Fedez. Gli amici di infanzia del rapper lo hanno informato sulle domande che la cronista stava facendo in giro, lui non ci ha visto più: ha telefonato alla cronista e si è lamentato sui social sostenendo che “il lavoro del giornalismo d’inchiesta mal si concilia con inchieste del c***o tipo queste”. Tutto legittimo, ognuno è libero di criticare anche duramente chi gli pare, se solo Fedez non fosse poi passato agli insulti: da “fate schifo al cazzo” a “teste di cazzo”, passando poi alle offese personali contro il conduttore. “Dopo che avete fatto questa inchiesta, amici di Fuori dal Coro – ha detto il rapper – potete farne una per me? Vi chiedo per favore: io voglio sapere se Mario Giordano ha ancora i testicoli attaccati allo scroto. Me lo domando da una vita, e se lo domandano in tanti secondo me”.

Per approfondire

L’ipocrisia del rapper

Ora, Giordano ha smentito di aver inviato una giornalista a fare domande sull’orientamento sessuale del cantante. Certo Fedez ha diffuso un audio in cui si sente la cronista assicurare che il servizio sarebbe andato in onda a Fuori dal Coro, ma questo non prova granché. Giordano non può rispondere di tutto quello che i suoi collaboratori fanno, soprattutto se dietro non c’è alcun progetto di servizio in corso. Ma in fondo conta poco. Il focus non va posto sugli insulti in sé: ognuno ne risponde a titolo personale e la libertà di espressione, pure scurrile se volete, nessuno la mette in dubbio. Qui il problema è che il massimo esponente del perbenismo, quello che straccia le foto dei viceministri in diretta nazionale, che è stato elogiato per le sue battaglie su ddl Zan, lotta agli stereotipi e agli atteggiamenti discriminatori, finisce col risolvere le diatribe a suon di improperi. Peraltro rivolti contro i difetti fisici del proprio “avversario”.

L’ipocrisia, insomma. Pensate cosa sarebbe successo se un artista di destra avesse chiesto ai suoi follower cosa ne pensano dei testicoli attaccati allo scroto di Enrico Letta. Sarebbe venuto giù il mondo. Invece Fedez e compagnia cantante non solo sono gli unici liberi di insultare, ma poi si vendono pure come paladini del rispetto e della lotta alle discriminazioni. Basti pensare che, monologo di Sanremo a parte, era solo il 2019 quando Chiara Ferragni lanciava l’hashtag #bodyshamingisforlosers (il body shaming è per i perdenti). Una sua causa, certo, ma che immaginiamo abbia condiviso col marito (condividono tutto, soprattutto sui social). E sono passati solo due anni da quanto i Ferragnez venivano premiati ai Diversity Media Awards con la seguente motivazione: “Per l’impegno dimostrato su diversi fronti: dalla sensibilizzazione sul ddl Zan alla lotta agli stereotipi, passando per la condanna di atteggiamenti omofobi e discriminatori”.

A casa Ferragnez, insomma, dovrebbero forse imparare ad essere un tantino più coerenti. Non ci vuole molto: se sposi la battaglia dell’inclusività, che tu lo faccia per opportunismo o per passione reale, poi devi almeno metterla in pratica. O fai la figura del fesso.

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